sabato, Aprile 20, 2024

Parisienne di Danielle Arbid – Middle East Now 2016

Una storia di formazione, Peur de rien (Parisienne) della regista libanese Danielle Arbid, trapiantata a Parigi a 17 anni, in fuga dalla guerra civile del 1987, e avviata a studi di letteratura all’Università e praticantato nel giornalismo freelance. L’approdo al cinema arrivò ben presto e oggi è coronato da questo che si può a ragione definire un inno alla Francia.

Che il film nasca da esperienze biografiche è cosa che afferma lei stessa: “ E’ un film che certifica in qualche modo i miei venticinque anni in Francia, il mio attaccamento a questo paese, la mia esperienza qui”.
Attraverso il necessario processo di rielaborazione che ogni esperienza personale affronta quando si traduce in arte, Arbid fa di Lina (Manal Issa), la protagonista, il suo alter ego, somigliante ma anche emblematico di un certo modo universale di essere donna oggi. Lina entra immediatamente in relazione con un clima culturale prismatico, sfaccettato, ricco di incontri e figure eterogenee, quelle che il caso le butta fra i piedi lungo i marciapiedi di una città sconosciuta e attraversata con tanta voglia di farcela. Modelli di comportamento variegati, spesso antitetici, opportunità e delusioni, sorrisi e lacrime, c’è di tutto.

Nulla di costruito e scenografico, quello che viene messo in scena è ciò che mediamente può accadere ad una diciottenne in movimento in una città mai frequentata, con risorse economiche al minimo e quasi nessun appoggio della famiglia. Le sordide avances del compagno della zia la costringono a scappare ben presto da quella casa, bisogna cercare altro e soprattutto mangiare qualcosa. E allora via di corsa dal bar con la brioche in mano, ma poi quel cameriere carino diventerà uno dei suoi amori, prima felice e poi infelice. Capace di dormire in un’aiuola del parco da cui un gendarme abbastanza gentile la manda via, Lina non si arrende e in facoltà trova chi le dà un foglio e una penna per scrivere il test. Di passo in passo trova anche un alloggio per pochi franchi e un lavoretto. Tutto fa brodo, come si suol dire, e se il lavoretto salta si possono anche pelar patate e la vita continua. Ciò che conta è quel sorriso radioso che, quando spunta, illumina tutto lo schermo, e Arbid lo sa bene, perché l’ultima cosa che ci regala di lei è un fermo immagine sorridente in chiusura.

Fluttuante in una Parigi sempre magica, che abbraccia ma anche respinge, quella di Lina è un’ Odissea tutta al femminile, e Sirene, Lestrìgoni e Ciclopi ci sono tutti, anche sul suo cammino. Jan Marc (Paul Hamy) è il primo. Sguardo caldo e avvolgente a cui è impossibile resistere, sembra un uomo sincero, ma di uomini così sono lastricate le vie dell’Inferno e Lina è una ragazza all’antica e un tantino ingenua.

Julien (Damien Chapelle), il cameriere, ha un’aria più familiare, ma le grandi pianure dell’America on the road lo aspettano e Lina non basta a trattenerlo. Quando arriva Rafaël (Vincent Lacoste), il politicizzato post-sessantottino, sembra subentri anche un miglior rispetto per l’altra metà del cielo, chissà, chi vivrà vedrà, ma quel che conta davvero è il permesso di soggiorno, e quello arriva dopo tante ansie. Altalenante fra momenti belli e momenti tristi, mutevole come il suono della vita, la storia prende forma in un sapiente intreccio delle parti e stacchi veloci come il variare delle emozioni rappresentate.

Con i suoi vestitucci da pochi soldi e la gran massa di capelli ondulati, quei grandi occhi scuri spesso tristi e smarriti, Lina è una donna vera, che passa non indenne, ma senza arrendersi, fra desiderio e rifiuto, amicizia e tradimento, libertà e bisogno. Intorno a lei Arbid colloca la Parigi degli anni ’90, un tempo che ricorda con gioia, prima che tutto cambiasse. C’erano ancora echi, o forse nostalgia, del mitico ’68, di quelle giornate di maggio in cui s’imparò il sapore della libertà e il suo prezzo.

Film molto sensoriale, echi trascritti in immagine ”, così ne parla la regista, e il coinvolgimento dello spettatore ne è la prova.

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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