giovedì, Marzo 28, 2024

49° Pesaro film festival – La chupilca del diablo di Ignacio Rodríguez

Diretto da Ignacio Rodriguez e realizzato dagli studenti all’Escuela de Cine de Chile come Movie Film Exit, La chupilca del diablo, premio speciale della giuria al Festival di Valdivia 2012, premio FIPRESCI a Tolosa 2013,è il secondo film cileno ad ottenere il prestigioso premio, dopo La Sagrada Familia di Lelio.
Si potrebbe definire un focus on Eladio (Jaime Vadell, protagonista in quasi ogni scena,già presenza forte in Tres Tristes Tigres di Ruiz e in Post Mortem e No di Larrain).
Eladio è un vecchio imprenditore di liquori. Figura massiccia, tratto burbero e altero, sopravvissuto ad un mondo che non c’è più, è ostinato a vivere in quella fabbrica fra vecchie macchine e polvere del tempo, struttura obsoleta che, per colore e atmosfere, ben figurerebbe in romanzi alla Dickens. Eladio reca addosso, chiari, i segni della decadenza fisica.“Non è più lo stesso” dice di lui l’unico rimasto dei quindici operai dei tempi d’oro, e il passo lento e affaticato dell’uomo è proprio quello di una figura in disarmo, come la sua fabbrica e il mondo che ha alle spalle.
Eladio è uno che non ha mai tollerato di applicare strategie di marketing alla sua attività,a partire dai bei tempi,quando il mondo era diverso e ne restano tracce polverose qua e là, nel vecchio tugurio di oggi.
Si chiamava chupilca del diablo il suo liquore del diavolo (chupilca indica in Cile bevanda prodotta per vie tradizionali) nessun certificato d’ispezione sanitaria, roba di tempi nuovi,burocrazia perversa e regole troppo rigide!Oggi nessuno beve più quella bomba, Coca Cola e Fernet hanno preso il suo posto, né Eladio ha mai ceduto a logiche mercantili che avrebbero snaturato il suo prodotto.
Nata,secondo la leggenda popolare,durante la Guerra del Pacifico, miscelando polvere da sparo nera e aguardiente per aumentare l’aggressività in battaglia dei soldati cileni (“in meno di un’ora vinsero la battaglia”, racconta Eladio, orgoglioso, al nipote) la chupilca del diablo è stata distillata da lui per decenni goccia a goccia,lontano dalla famiglia,solo con quel lavoro in un mondo ormai sparito nel nulla.
Le sue simpatie per il regime di Pinochet l’hanno separato dal resto di un clan che si ritrova a Natale per i soliti rituali casalinghi.Non si respira aria di grande cordialità al suo arrivo per l’ennesimo rito della cena e dei regali, spesso in questo nuovissimo cinema cileno le riunioni festive in famiglia sono occasione per far esplodere contraddizioni insanabili e relazioni complesse tra le generazioni. Javier (Camilo Carmona) è il nipote più grande, outsider sociale come lui, disoccupato e disposto a lavorare col nonno.
La macchina da presa li segue con stile sobrio e documentario, registra la solitudine di entrambi, la spigolosità del nonno e la spavalderia del nipote,subito rintuzzata dalla rudezza del vecchio.Gabbie di forte individualismo li separano, la difficoltà a relazionarsi tra generazioni è inevitabile, mentre il tempo cancella i ricordi e la morte è presenza costante e incombente.
Punto di forza del film è la sostanziale incompiutezza dei due protagonisti,così antitetici e così impensabilmente complementari,figure in disposizione chiastica che si muovono lungo coordinate divergenti,ma nello stesso tempo afferenti ad una sorgente comune.
Il muoversi del vecchio in spazi di obsolescenza senile,la gestualità catatonica del giovane che esegue ordini per un lavoro inutile,privo di prospettive,sono segni entrambi di una disfatta esistenziale.Gli oggetti rifiutano di fissarsi in forme definite, sembra che Rodriguez affidi anche all’ambiente circostante,quella periferia terzomondista dove Eladio si ostina a portare bottiglie che nessuno compra,il compito di riflettere un disagio della civiltà che è poi disagio esistenziale,mancanza di prospettive, sconfitta ancora peggiore di quella sancita dalla morte sulla vita.Il giovane arriverà al rifiuto,il gioco dell’esposizione di bottiglie come birilli ha il senso doloroso della disfatta. Il finale è aperto, sembra dirci il regista, Javier scompare ed Eladio chiude porte e finestre. Non è possibile immaginare altro, né lo vorremmo.

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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