venerdì, Aprile 19, 2024

Venezia 68 – Orizzonti – Sal di James Franco (USA, 2011)

Ne avevamo già parlato un po’ di tempo fa dell’imminente ricognizione nel mondo del porno da parte di James Franco; la sua join con la Kink.com per un lavoro dedicato ai processi produttivi in ambito BDSM non ci sembra affatto anomala dopo aver visto Sal nella sezione Orizzonti di Venezia 68; film sugli ultimi giorni di Sal Mineo, ucciso nel 1976 a soli 37 anni da uno sconosciuto, dietro il palazzo dove viveva situato a West Hollywood. Rimanendo ben alla larga da una ricostruzione biografico narrativa, Franco sceglie una strada impervia cercando di recuperare alcuni aspetti percettivi degli anni ’70 con una modalità che non è del tutto dissimile dall’operazione di Harmony Korine sugli ’80 nel suo bellissimo Trash Humpers girato interamente con vecchi dispositivi VHS; l’utilizzo filologico dei mezzi in questo caso non è tanto importante, quanto invece la luce e il colore cosi vicine ad una certa allure di quegli anni, niente a che vedere con un approccio vintage nostalgico e videoclipparo, l’attitudine è decisamente più sporca,  legata all’immagine di un mercato che non esiste più, e quindi radicale, intima,  come quella di alcune produzioni  televisive, o ancora più a fondo, dei porno del periodo “classico”. Ed è proprio in termini performativi, con la prossimità del dettaglio al corpo in azione, che comincia Sal, durante un allenamento in palestra dell’attore, subito dopo un taglio brusco sull’annuncio della sua morte, prelevato direttamente da alcune immagini d’archivio. Franco avvicina il suo occhio al corpo di Val Lauren con un’insistenza pornograficamente onesta, evitando il ricatto dell’evento ricostruito, penetra la vita dell’attore attraverso le telefonate agli amici, lunghi dialoghi che approfondiscono i giorni di lavorazione sul testo di P.S. Your Cat is dead, la piece teatrale che Mineo portava in scena a San Francisco durante quell’anno a fianco di attori come Keir Dullea e Tony Musante; la macchina è quasi sempre stretta in una serie di close-up sia ottici che fonici, siamo introdotti dentro un flusso esperienziale con la libertà di osservare il quotidiano di un uomo “umile e generoso”, come lo ha definito James Franco prima della proiezione del film, esattamente come sarebbe potuto accadere nei dialoghi fluviali di alcuni film di Cassavetes o nella persistenza retinica del New American Cinema, quello dall’impostazione più familistica. Senza essere un’opera citazionista, Sal penetra quello spirito con una passione e una dedizione senza limiti, non tanto nei confronti del cinema da cui sembra prelevare forza creativa, quanto nella ricerca di una verità intima sulla vita di Sal Mineo, in grado di essere tenera e oscena allo stesso tempo, come lo spirito di alcuni grandi cineasti fuori/dentro i confini di Hollywood.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker e un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana. È un critico cinematografico regolarmente iscritto al SNCCI. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e new media. Produce audiovisivi

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