martedì, Marzo 19, 2024

Driftwood, il viaggio nello spazio dei King Of The Opera

Un’unica suite della durata di venti minuti circa divisa in tre brani, questa è Driftwood, la nuova fatica dei King Of The Opera, la formazione capitanata da Alberto Mariotti nata dall’evoluzione del progetto Samuel Katarro che già lo scorso anno aveva messo d’accordo più o meno tutti con Nothing Outstanding, gran bel disco dalle atmosfere buckleyiane (Tim, non Jeff, per esser chiari).

La formula utilizzata in questo EP può far pensare a noiose elucubrazioni prog, ma alla prova dell’ascolto per fortuna non è così. Più che progressive il viaggio dei King Of The Opera può infatti essere definito come space-rock, con radici nei Pink Floyd tra Interstellar Overdrive e On The Run e altri mentori in viaggiatori moderni legati anche allo shoegaze come gli Spiritualized, senza dimenticare naturalmente la lezione di psichedelia gentile del già citato Buckley. C’erano già stati tentativi in questo senso in Nothing Outstanding, specialmente nella title track e nella lunga Pure Ash Dream, già allora abbastanza ben riusciti, ma in questo caso si fa un ulteriore passo avanti, slegandosi dai lacciuoli della forma canzone e creando una composizione in cui sembra essere l’istinto a prevalere, anche se a un ascolto più attento si rivelano un ordine e un’attenzione ai dettagli certamente non casuali.

Si parte con l’intro Colours And Lights, dall’atmosfera vagamente lynchiana con scampoli di melodia disegnati dal piano, per poi entrare nel trip vero e proprio con la seconda parte, I Remember Something, dove si sviluppano appieno le influenze citate sopra, specialmente nel crescendo dal sesto minuto in avanti, per poi continuare nella terza e conclusiva, Counting Shadows, dove torna protagonista il piano e che quando finisce ci fa pensare che ne vorremmo ancora e ancora di viaggi così.

Se sarà questa la forma definitiva dei King Of The Opera ce lo dirà il futuro, anche se, basandoci sull’evoluzione musicale di Mariotti, possiamo azzardare che altri cambiamenti arriveranno. Per ora godiamoci questa gita nello spazio assolutamente rispettabile.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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