venerdì, Aprile 19, 2024

Damon Albarn – Dr Dee (Virgin, 2012)

Londra, XVI secolo. Le strade sono levigate dal riflesso luna. Nei teatri vanno in scena la pieces di un giovane arguto che dicono chiamarsi William Shakespeare, il Globe Theatre è il centro di questo movimento. London Bridge è ramato dal rosso delle teste che lo guarderanno per l’eterno mentre nei palazzi imperiali sfavillano troni scarlatti e ricamati. Gli ultimi spasmi del cattolicesimo circolano fra gli spifferi dei corridoi; spinti fuori dai pertugi delle finestre e soffiati lungo le strade, inondano St. James Park, sibilando nelle orecchie del popolo. Nelle stanze di St James Palace, un uomo mescola la polvere di stelle con l’escatologia numerica, fa della filosofia il proprio alambicco e conserva in salamoia saperi antichi ed esoterici. Risponde al nome di John Dee, ed è a questa figura misteriosa e cupa, che rimanda il titolo dell’ultimo album di Damon Albarn. Forse contagiato dal medesimo eclettismo che segna le descrizioni dell’ambiguo consigliere della regina Elisabetta I, il leader dei Blur dà nuovamente prova delle proprie inesauribili capacità combinatorie, pubblicando un mastodontico lavoro che prende il nome di Dr Dee. Ispirato dalle atmosfere vestite di gorgiera e calzamaglia, Damon Albarn presenta un’opera travestita da album, già esposta lo scorso luglio durante l’International Festival di Manchester sottoforma di spettacolo teatrale.

Riprendendo le incursioni nei territori della afro music che avevano dato origine a Mali Music, Damon Albarn mantiene viva la collaborazione con Tony Allen, che presta mani e braccia al servizio delle percussioni. Per il resto, il disco è scandito in modo rigoroso e geometrico e mescola alle sonorità classiche quelle più antiche della strumentazione d’epoca. Difatti, agli arpeggi della chitarra acustica e dell’organo (The Golden Dawn) si affiancano aperture baritonali (A Man Of England, A Prayer), dissolvenze elisabettiane sostentate dal liuto e dalla viola (The Moon Exalted) e percussioni proprie della savana (Preparatio). Ad aumentare la severità del tutto, un manto di cori misti, voci femminili e baritoni, fanno da corredo ai diciotto pezzi di Dr Dee. E sia che esplodano come in Temptation Comes In The Afternoon sia che ululino come in The Moon Song, segnano l’alta qualità dell’album e la cura, massima, per lo studio vocale.

Un mix che a volte risulta pesante, pomposo nonché anacronistico e, infine, penalizzato dal supporto su cui circola. Più che essere un lavoro per la diffusione su vasta scala, Dr Dee otterrebbe miglior successi, e riscontri, se fosse rimasto fedele alla propria origine, ovvero quella di un lavoro artistico commissionato per ragioni teatrali. Certo, le capacità di cambiamento e di adattamento di Albarn, brillano fulgide sotto il sole, specialmente se si considerano pezzi come Saturn che spezza l’andamento ecumenico in favore di ritmi più lievi e pop. Tuttavia Dr Dee non può essere considerato come un lavoro prettamente sonoro, al contrario richiede una vera e propria scenografia visiva che prenda vita o fra i palchi delle quinte teatrali, o sia impressionata su metri di pellicole cinematografiche.

 

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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