venerdì, Marzo 29, 2024

Bologna Violenta, la foto-intervista @ Indie-Eye – 16-02-2012 – Leoncavallo

Sul disco compare anche J Randall degli Agoraphobic Nosebleed, che è anche il proprietario della Grindcore Karaoke. Farai uscire il disco all’estero con loro o qualcosa del genere, come i free download che hai già fatto proprio con loro?
Si è già parlato della cosa con lui. J Randall voleva fare uscire il disco per la Grindcore Karaoke, ma gli ho detto che finché riesco a fare delle copie fisiche, le faccio. Adesso non so esattamente come andranno le cose, ma ho già parlato con Audioglobe e con il distributore digitale per metterlo tra sei mesi in free download. Tanto, ad esempio, suo cugino (della fidanzata ndr) è riuscito a scaricarlo, non dico da quale sito, in un istante. Ha detto che gli è bastato entrare, mettere una spunta ed in più era felice perché i pezzi sono brevi e si scaricano più facilmente. Io, conscio di questo, avevo già detto ad Audioglobe di prevedere il free download tra qualche tempo, tanto cosa cambia? C’è gente che fa le recensioni e alla fine mette “scarica qui il disco” con il link… penso che, visto che il disco è fatto con cura, a partire dalla confezione, se uno lo vuole lo compra, altrimenti se lo scarica e amen.

E all’estero? Com’è accolta la tua musica? Meglio che in Italia?
No, meglio direi di no. Rimangono quasi sempre un po’ basiti, anche perché non capiscono la lingua. Sentono queste parti “exotic”, o “morriconiane” o vagamente bossa nova e poi queste legnate, quindi rimangono un po’ così. In realtà la stessa cosa succede anche qui, e la gente capisce la lingua…

Il tuo suono non è classificabile al 100%. Più che altro si parla di grindcore. Sei d’accordo con questa definizione? Anche perché parlando di quel genere in Italia mi vengono in mente i Cripple Bastards, con cui non hai poi molto in comune…
Da un lato c’è una tendenza ad un certo tipo di sonorità che è da quelle parti, quindi a livello di genere su certe cose siamo vicini, calcola che nei miei pezzi ci sono sempre chitarra, basso e batteria. Però c’è dell’altro, non sento di far parte di una scena di quel calibro, infatti anche per questo disco c’è stato il problema di trovare chi lo facesse uscire; non è un disco punk che può uscire per un’etichetta punk, per fortuna è arrivata Wallace che non si pone questi problemi. Avendo suonato con gruppi diversi, ti direi che mi sento più parte della scena degli Zen Circus e affini, perché ci conosciamo bene e condividiamo alcune cose. La scena grind in Italia è abbastanza forte, ma lavora in modo diverso e non sento di farne parte.

Hai suonato qualche pezzo per Ligabue, in gruppi di livello medio-alto come i Baustelle e Il Teatro Degli Orrori e frequenti l’underground più estremo con il tuo progetto solista. Si può dire che hai avuto una visione a 360 gradi del mondo musicale italiano. Puoi quindi dirci com’è fare musica in Italia, dopo queste tue esperienze?
In realtà con Ligabue ho solo sfiorato quel mondo, non ho fatto in tempo a capire realmente come funzionano le cose a quel livello. Posso dirti che non sento di aver nulla a che fare con il mondo major, si muove con logiche che sono lontanissime dalle mie. Eppure gli artisti major sono quelli che vendono di più, che il 95% della gente preferisce, è un dato di fatto. Io non sento di aver nulla a che vedere con loro. Il problema in Italia è che la gente ti considera arrivato quando ti vede in televisione: a me per fortuna è successo quando sono stato al Primo Maggio con i Baustelle. Quella volta mi chiamò mio padre felice, come a dire “adesso che sei stato in tivù puoi continuare pure a fare le tue cose, per me è già abbastanza”. Poi c’è il mondo che sento più mio, questo di Bologna Violenta, in cui stampi mille copie e non sei sicuro se era meglio farne cinquecento, o dove ti dicono che dovevi farle in vinile perché adesso va forte, ma se poi fai il vinile tra un anno la gente vuole il cd.

È questo il Finale con rassegnazione del disco?
Eheh. Posso dire che io sono soddisfatto di ciò che ho fatto, quindi direi che sono le piccole soddisfazioni del titolo…

Bologna violenta @ indie-eye la foto-galleria completa di Francesca Pontiggia

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Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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