sabato, Aprile 20, 2024

Giovanni Lindo Ferretti: Partitura per Voce, Cavalli, Incudine con mantice e Bordone – la conferenza stampa

È stata presentata ieri a Firenze, nella splendida cornice della Gipsoteca del Liceo Artistico di Porta Romana e Sesto Fiorentino, la più recente avventura artistica di Giovanni Lindo Ferretti. Il progetto – che in forme diverse è stato sperimentato fin dal 2012 – assume oggi la curiosa sigla Partitura per Voce, Cavalli, Incudine con Mantice e Bordone. Un nome impegnativo, scelto per riassumere in una singola frase le varie componenti dello spettacolo che Ferretti e compagni porteranno in scena a Firenze il 27 Settembre, alla spiaggetta del Lungarno Serristori, con la luce naturale del tramonto. Di teatro barbarico si tratta – secondo le parole dello stesso artista, avvezzo al concetto fin dai suoi esordi con i CCCP Fedeli alla Linea – e più precisamente di teatro equestre. Ma con le dovute precisazioni. Per spiegarsi, Ferretti porta ad esempio il cabaret equestre di Bartabas (“un vecchio punkettone francese”), attivo in questo senso fin dalla metà degli anni ’80, per discostarsene quasi immediatamente: “Il nostro è un teatro povero, che non gode di sussidi statali e che non può certo permettersi di utilizzare le scuderie di Versailles”. Partitura, spiega il cantante, vive dell’interazione fra i diversi elementi che la compongono, ognuno a suo modo indispensabile. Oltre al recitativo di Ferretti, lo spettacolo consta di 7 cavalli maremmani – montati da Mercello Ugoletti e Cinzia Pellegri – delle sonorità ancestrali emesse dalla ghironda di Paolo Simonazzi (“psichedelia medioevale”, come la definisce lo stesso Giovanni Lindo), e del metallico battere sull’incudine di Stefano Falaschi, signore del ritmo che scandisce il tempo dell’uomo, a cui tutti gli altri attori si assoggettano. Uno spettacolo che guarda al passato, dunque, ma che nel modo più assoluto non aspira ad essere definito passatista. “Partitura è la messinscena di un racconto – spiega Ferretti -, il racconto di un mondo antico, montanaro, in continua transumanza dall’Appennino alla Maremma. Tale messinscena tende necessariamente all’Epica, una parola che evoca popoli, patrie, comunità. Entità che nella società attuale, così sgretolata, non hanno corrispettivi. Eppure, tutt’oggi, noi rappresentanti di questo mondo ci rifiutiamo di essere ridotti a mera attrattiva per turisti, ad abitanti di parchi naturali. Sentiamo la nostra realtà montana ancora viva ed attiva”. E, non a caso, è stata proprio questa forza vitale a stregare gli spettatori del Metarock, che domenica scorsa a Pisa hanno avuto modo di assistere in anteprima a Partitura. “Abbiamo cominciato circa un’ora dopo il concerto finale, quello degli Afterhours. Credevamo che dopo la potenza del rock nessuno avrebbe avuto la pazienza di starci ad ascoltare. Invece erano tutti annichiliti, compreso Manuel Agnelli. Mi è sembrato di rivivere la reazione che, in quello stesso luogo, avevamo suscitato 30 anni prima con i CCCP Fedeli alla Linea!”.

Federico Fragasso
Federico Fragasso
Federico Fragasso è giornalista free-lance, non-musicista, ascoltatore, spettatore, stratega obliquo, esegeta del rumore bianco

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