venerdì, Aprile 19, 2024

Bachi da Pietra, la foto intervista a Giovanni Succi

Tipo?

Massimo Volume, Zu, Afterhours, Giardini Di Mirò, Zen Circus, Father Murphy, Uochi Toki, Samuel Catarro, Vasco Brondi, Teatro degli Orrori, Virginiana Miller, Tre Allegri, Paolo Benvegnù, Perturbazione, Giorgio Canali, Amor Fou, Ufomammut, Nicola Manzan e tantissimi altri, non limitatevi a questi, ce n’è per tutti i gusti; e non cito i gruppi Wallace Records (…Xabier Iriondo e Paolo Cantù dove li mettiamo?) o di Bruno Dorella per non sembrare campanilista. Sono pochi? Ci sono anche gruppi molto pop tra questi. Eppure questi, tutti insieme, non hanno il successo che hanno esordienti allo sbaraglio che sfilano emozionati a X Factor: sono quelli oggi i veri idoli, le rockstar. Bravi eh per carità! Ma la mediocrità vince su tutta la linea. La mediocrità è la qualità richiesta oggi, che ti fa amare. Anche il mio cane con qualche passaggio in prima serata sulle tv nazionali venderebbe gadget. Oggi per decretarti Artista la società ti si chiede poco: una lacrimuccia e un do di petto. Parte l’applauso. Ti pagano anche, proprio perché potresti essere chiunque, come in politica.
Più che di contenuti (in musica quelli ci sono) ci sarebbe bisogno di contenitori musicali, forse. Mancano contenitori per quei gruppi di “non-chiunque”, con contenuti diversi da X Factor & Co. Ma queste preferenze alla fine le decreta il pubblico. Andando o non andando ai concerti, guardando o non guardando i programmi, comprando o non comprando prodotti. I nostri prodotti li comprano in pochissimi quindi sulla base dei fatti noi abbiamo torto.

Quanto giochi con i possibili ed eventuali sottotesti delle tue liriche?

Tantissimo, mi diverte. In qualsiasi testo c’è un sottotesto, che tu lo voglia o no.

Ma ti è mai venuta la menata di essere frainteso?

E’ una certezza assoluta, ma lo dico serenamente. Sono frainteso soprattutto da chi scrive di musica. Ma se ci aggiungi che chi scrive di musica è analfabeta e impreparato alla materia quanto me se scrivessi di calcio, hai fatto bingo. Anche perché io scrivo musica e parole: decisamente troppo per un blogger medio. La cosa che mi consola è che chi ascolta davvero (le persone che poi mi parlano ai concerti) quasi mai fraintende e non hanno certo pretese da intellettuali. C’è un sapere della carne, sulla pelle. Questo è di chiunque sappia raccoglierlo, non servono lauree. C’è una chiarezza che passa attraverso al corpo con le parole. Chi scrive di musica, non la coglie, ha altre missioni non ascolta. Ha pochissimo tempo, deve sbarcare il lunario e tra scrivere e ascoltare decide in genere di scrivere e basta e lo fa come può, confessando inconsapevolmente i limiti che ha. Ma più in generale, ci illudiamo che il linguaggio serva per comunicare e come vedi, serve per fraintendersi; è normale.

E’ interessante!

È un bel gioco.

E tutto questo viene fuori in Morse ?

Esatto. Morse parla di codici, di scrittura, di simboli che poi il tempo e il lavorio di chi vi si spende rendono tangibili, quando il gioco riesce. Non è detto che riesca. E’ l’avventura dell’arte. C’è un luogo comune riferito alla presunta osticità e impenetrabilità dei Bachi da Pietra: è vero, non siamo fatti per tutte le stagioni e per piacere a chiunque. Però tutto il resto sono balle. Aprite le vostre orecchie e non date retta ai coglioni. (continua a pagina 3…)

Francesca Messina
Francesca Messina
Francesca Messina scappa dallo showbizz , chiede asilo in un teatro e ci rimane per diverso tempo. Canta, suona, sogna di allevare chihuahua e vive a Firenze. Usa Indie-Eye per diffondere genuini talenti nostrani.

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