venerdì, Aprile 19, 2024

Austerlitz di Sergei Loznitsa: l’industrializzazione della dimenticanza

Esce oggi nelle sale Austerlitz dell’ucraino Sergei Loznitsa. Il film, dedicato alla memoria della Shoah o, meglio, a quel che ne rimane, è uno sconcertante bianco e nero di coraggiosa qualità autoriale che mostra la giornata tipo di un gruppo di turisti. In un ex-campo di sterminio.

Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo” recita una famosa citazione di Primo Levi.

La Shoah viene ricordato attraverso parchi, memoriali, musei, ma in realtà il modo in cui ricordiamo è efficace a mantenere viva la memoria e scongiurare il ripetersi dell’orrore?

Austerlitz di Sergei Loznitsa cerca risposta a questa domanda, ispirandosi all’omonimo romanzo di W.G. Sebald, narrante di un viaggio a ritroso verso i luoghi che, emergendo dal passato, possano restituire consistenza al presente.
Un presente indecifrabile anche per Loznitsa, che, durante un tour a Buchenwald, ha sentito il bisogno di riflettere sull’eticità della visita ed allargare, attraverso la macchina da presa, lo spazio di comprensione della propria esperienza osservando quella dell’altrui essere umano.
Un turista in questo caso, moltiplicato per le centinaia di persone che affollano l’area deputata al ricordo nel campo di concentramento di Sachsenhausen, a pochi chilometri di distanza da Berlino.

La giornata estiva non favorisce certo la concentrazione, a giudicare dalla mancanza di tensione di un’umanità nient’affatto turbata dalla gravità del luogo. La tragedia, attraverso la presentazione di una guida turistica, viene ridotta a numero, dato storico, messa in evidenza dell’efficienza della macchina di morte nazista.
Che cosa spinge a visitare questi monumenti al dolore nella più completa assenza di partecipazione emotiva? Sarebbe stato diverso se ognuna delle persone riprese avesse potuto visitare il museo in solitudine, libera dai meccanismi gregari del turismo di massa?

Il tentativo di esplorare il disagio, o la sua pericolosa mancanza, si esprime in Austerlitz in una rappresentazione inusuale, capace di mettere a dura prova anche lo spettatore più aduso a linguaggi filmici di tipo sperimentale con una serie di interminabili piani sequenza in campo fisso.
Nell’inquadratura sciama una folla indolente, avvinta dalla calura e dalla noia, che interagisce con il luogo solo per lo spazio di un selfie, pur consapevole di star percorrendo gli stessi itinerari dei condannati alle camere a gas e ai forni crematori.

Il gradiente di disturbo legato a questa visione può offrire, allo spettatore disposto ad attraversare la soglia di non convenzionalità proposta, l’occasione per una presa di coscienza sull’industrializzazione della dimenticanza attraverso un bianco e nero incisivo.
Perché, per citare ancora Primo Levi, “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.”

Beatrice Rinaldi
Beatrice Rinaldi
Al Rischiatutto porterebbe Alfred Hitchcock, a cena Daniel Auteil.

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Esce oggi nelle sale Austerlitz dell’ucraino Sergei Loznitsa. Il film, dedicato alla memoria della Shoah o, meglio, a quel che ne rimane, è uno sconcertante bianco e nero di coraggiosa qualità autoriale che mostra la giornata tipo di un gruppo di turisti. In un ex-campo di sterminio.Austerlitz di Sergei Loznitsa: l'industrializzazione della dimenticanza