venerdì, Aprile 19, 2024

Flapping in the middle of nowhere di Nguyen Hoang Diep – Venezia 71, Settimana della critica

Il Vietnam di Nguyen Hoang Diep è quello interiore e suburbano di un’adolescente, le contraddizioni di una città raccontate attraverso un complesso processo identitario osservato tra realismo e astrazione poetica, cura iperrealista del dettaglio e sconfinamento nel cinema di genere, crudo realismo e apertura verso la visione poetica del sogno. Huyen (Nguyen Thuy Anh) è una giovane ragazza di origini rurali, ha lasciato la campagna per studiare ad Hanoi; è sentimentalmente coinvolta con Tung (Hoang Ha), elettricista balordo che spende tutti i suoi risparmi nel combattimento tra galli. Quando Huyen rimarrà incinta, il ragazzo non potrà aiutarla, vedendola costretta a racimolare denaro con qualsiasi espediente, per praticare un aborto. Sarà il compagno di stanza di Huyen, il transgender Linh (Thanh Duy) ad aiutarla spingendola a prostituirsi per denaro. Troverà un solo cliente, Hoang (Tran Bao Son), cliente sui generis, uomo dalle maniere gentilissime che sembra più colpito dalla forma della sua pancia che dalla prospettiva di far sesso. Nguyen Hoang Diep mette a confronto i relitti di un Vietnam post-ideologico con la deriva utilitaristica e individualista, lavorando sullo squallore degli ambienti, sulla brama di sopravvivenza, sull’esplosione del superfluo in un contesto economicamente disastrato e pervaso da una feroce brutalità, tanto che la ricerca di pace da parte di Huyen passa attraverso momenti di astrazione pura che spingono il film in uno spazio visionario e parallelo che in parte ricorda il passaggio senza soluzione di continuità tra visione e desiderio nel cinema di Tsai Ming Liang, mantenendo quindi tutta l’ambiguità del segno, senza che ne assorba il senso in modo chiaro e metaforico. Quando Hoang guiderà Huyen in un luogo clandestino dove si cucina un tubero difficile da trattare e altrimenti velenoso, allo scopo di farle bere una mistura che sia di nutrimento al feto, Nguyen Hoang Diep costruisce una visione infernale che sta tra il incubo e la clandestinità dei bassifondi, dove la stessa figura di Hoang, che tocca ossessivamente la pancia della ragazza, viene illuminata da una luce ambigua, un testimone del passaggio dall’adolescenza all’età adulta che assume le caratteristiche inquietanti di un’iniziazione rituale dove per le donne non c’è altra strada che essere oggetto della visione invece che soggetto del proprio destino. Con tutte le riserve che sono necessarie nei confronti di un’opera prima, Flapping in the Middle of Nowhere è un film diseguale, sbilanciato ma assolutamente stimolante nella capacità di spostare continuamente il centro della visione da una realtà socio-economica al riflesso che questa riverbera nella coscienza individuale; cinema visionario, forse a volte troppo indulgente nella ricerca di un simbolismo pregnante, ma senza che diventi tendenza predominante, perchè lo sguardo torna bruscamente dentro la realtà tagliente e senza orizzonte della città.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker e un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana. È un critico cinematografico regolarmente iscritto al SNCCI. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e new media. Produce audiovisivi

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