giovedì, Marzo 28, 2024

Icaros: A Vision di Leonor Caraballo e Matteo Norzi – la recensione in anteprima

Mitici canti curativi provenienti da una sacra fonte primordiale, la natura, gli Icaros sono fondamentali per l’antica tradizione sciamanica. Stipati nella selva amazonica peruviana, uomini e donne cercano la salvezza dalle proprie paure in un gruppo di cura coadiuvato dalle potenti erbe del posto, in un viaggio esistenziale alla scoperta del proprio essere. Tra questi anche Angelina, affetta da un male incurabile e pronta tra tensione e incertezza a rinnovare il suo rapporto con il mondo immersa in visioni mistiche e un forte attaccamento agli abitanti del luogo.

Scritto e diretto da Leonor Caraballo e Matteo Norzi, il cammino verso l’incontro con il proprio Io è alla base di Icaros: A Vision, pellicola che si fa inoltre testimonianza di luoghi dalla magica aura e infinite proprietà, celate in una ricchezza vegetale dalle peculiarità inesauribili. Un territorio minacciato dalla mano dell’uomo ma che, ai limiti della sopravvivenza, continua a donare i propri frutti agli abitanti che ancora serbono quelle antiche tradizioni care ai propri antenati, con grande spirito e convinzione.

Sullo sfondo di questa natura e per favore di essa sorge un’aggregazione terapeutica che si avvale principalmente della ayahuasca, pianta che gli sciamani credono possa estirpare il male dall’animo umano. Un trattamento avallato da cerimonie e riti comunitari, in cui la persona si trova nella duplice condizione di paziente nell’approccio con la propria oscurità e di sostegno per i compagni in difficoltà.

Questa unione di intenti crea l’elemento necessario alla “guarigione”: il contatto mistico e trascendentale con la paura, la sua incursione nella realtà e quindi l’affronto e la liberazione, è il tassello che completa l’uomo nel suo divenire. Qualunque sia il suo destino è nel respiro dell’attimo, nell’assoluzione dal male di vivere e l’angoscia, che l’esistenza si compie nella sua totalità. Una ricerca vitale che accomuna i membri di questa comune, creando quel sentimento profondo di empatia indispensabile alla reale fruizione di crescita e godimento della vita, in ogni forma essa si presenti al nostro presente.

Un richiamo essenziale che si coniuga in pittoresche e significative visioni, nell’intento di porre il flusso caotico e travagliato tra il passato e il presente in un viaggio che si diagnostichi con immagini simboliche e di ampio spettro nelle vicissitudini introspettive.

Un’esplorazione ai limiti del delirio psichedelico ci identifica in schermi, pesanti televisori pregni di immagini sovrapposte e confuse, bisognose di rilasciare l’agonia di pensieri tumultuosi e inutili, laddove a volte è quella che identifichiamo come realtà la vera allucinazione che pone l’oscurità ai nostri occhi.

Redazione IE Cinema
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