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Irina Ionesco, muore a 91 anni la grande fotografa

Eva Ionesco ha confermato la morte della madre avvenuta lunedi scorso in un ospedale parigino. Irina Ionesco, grande fotografa autodidatta di origini rumene nata a Parigi, tra talento e abuso.

Irina Ionesco, la grande fotografa di origini rumene, nata a Parigi nel 1935 è morta a 91 anni lunedi 25 luglio presso l’ospedale Rothschild della città, dopo una serie consecutiva di ictus. La conferma è arrivata ieri dalla figlia Eva, tramite AFP, “Mia madre mi ha fatto soffrire per tutta la vita – ha dichiarato la scrittrice e regista – ma il suo innegabile talento non può esserle portato via“.
Nel 1964 Irina riceve in dono dal pittore e amante Corneille una Nikon F con obiettivo a 50mm. Non sa usarla, non conosce la tecnica fotografica, tanto da farsi spiegare le funzioni di base del dispositivo e inaugurare da quel momento, una stagione creativa fatta di invenzione, creatività e istinto empirico. Il femminile è al centro delle sue foto, con una predilezione per i ritratti impudici della figlia, scattati tra i quattro e gli undici anni di Eva. “Vorrei che le persone ricordassero che mia madre era anche una grande fotografa – ha aggiunto la Ionesco – che ha sempre lavorato in modo creativo e artigianale, che ha fotografato principalmente donne che incontrava per strada e che non erano modelle. Queste donne non si piacevano, stavano male con se stesse, ed erano felici di essere guardate e trasfigurate da mia madre”.

La lunga causa intentata da Eva nei confronti della madre, si era risolta nel 2012 con un risarcimento di 10.000 euro dovuto alla figlia, per la violazione dei diritti di immagine e di privacy. A Irina fu vietata qualsiasi commercializzazione delle foto dove era presente Eva, descritte dai magistrati come scatti dove al centro c’è “una bambina molto piccola o una ragazza molto giovane, sessualizzata in modo malsano e degradante”. Un rapporto difficile, con un silenzio prolungato di quindici anni che si è interrotto poco prima della morte di Irina. “Non puoi perdonare qualcuno che ti ha ferito così tanto. Il perdono è difficile – ha dichiarato Eva alla stampa – ma possiamo parlare con le persone e ho potuto farlo prima che morisse“.

Nel 2011, Eva Ionesco presentò a Cannes il primo lungometraggio di una trilogia annunciata, ispirato al suo doloroso percorso di formazione. Autonomo rispetto alla dimensione autobiografica, My Little Princess è un debutto di sorprendente leggerezza e profondità, che si muove tra autofiction e libertà creativa, ma allo stesso tempo racconta la dolorosa emancipazione identitaria di una donna, dallo sguardo della madre. Il secondo capitolo del percorso libero e amorale di Eva è il bellissimo Une Jeunesse Dorée. In parallelo, i libri pubblicati dalla scrittrice e regista francese sono due, Innocence e Les Enfants de la nuit, in attesa di poter leggere il terzo, intitolato Le sacrifice, previsto per il prossimo agosto. Nell’opera letteraria, le connessioni tra vita e biografia, dialogano con i personaggi di finzione reinventati attraverso i suoi film e definiscono in modo non riconciliato la relazione “abietta” con la madre.

Se la lente moralista non è quella giusta per affrontare le opere di Irina Ionesco, è molto difficile avvicinarsi ad un corpus di opere centrate sul corpo della figlia, al di fuori del suo stesso punto di vista.
Allo stesso tempo, l’occhio immorale di Irina, così distante dal femminile politico degli anni settanta, compie una potente disarticolazione dell’io specchiandosi nel simulacro di Eva; “pornografia adolescente”, come dice Kristeva, senza alcun orientamento di genere.

Su indie-eye abbiamo analizzato il rapporto tra Eva e Irina Ionesco e le sue conseguenze, emotive e creative, con un’approfondita analisi di My Little Princess e Une Jeunesse Dorée.

[Foto articolo, Nikon F – Libero utilizzo Pexels – di Johan Sebastian Vargas: https://www.pexels.com/it-it/foto/bianco-e-nero-videocamera-tecnologia-sospeso-6758204/ ]

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