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Lapsis di Noah Hutton: recensione

Lapsis è il primo film di Noah Hutton, paabola distopica sul futuro della gig economy dominata dalle intelligenze artificiali. Il fattorino Ray Tincelli sbarca il lunario in una società disumanizzata, non così diversa dal nostro presente

Lapsis è il film del regista americano Noah Hutton ambientato in un futuro parallelo e distopico, dove la gig economy gestita dalle intelligenze artificiali chiamate Quantum, riduce gli esseri umani a schiavi della tecnologia. In questo contesto il fattorino Ray Tincelli sta lottando per mantenere se stesso e il fratello minore malato. Dopo una serie di truffe da due soldi assolutamente infruttuose, Ray accetta un lavoro in questo strano nuovo regno gestito secondo i principi della gig economy: fare trekking nelle profondità della foresta, tirare cavi lungo chilometri di terreno per connettere grandi cubi di metallo che collegano insieme il nuovo mercato di scambio. Man mano che viene trascinato più in profondità nella zona, incontra una crescente ostilità e la minaccia dei robot cablatori, dovrà scegliere se aiutare i suoi compagni di lavoro oppure arricchirsi e andarsene.

Lapsis, la corsa del futuro secondo Noah Hutton, la recensione del film visto al Trieste Science Fiction Festival 2020

Giganti cubi d’acciaio nella boscaglia, droni corrieri, illimitate bobine di filo e strani robot in movimento con sei zampe metalliche e la dimensione di un carlino. Così Noah Hutton ci descrive la corsa all’oro del futuro. Non c’è niente di strano in questo universo, un presente parallelo che non si distacca poi molto dalla nostra contemporaneità, c’è solo una differenza, il Quantum, i computer quantistici sono divenuti la normalità, regolano ogni cosa, anche i giorni sul calendario. Il nostro eroe, Ray, interpretato da Dean Imperial, un panciuto newyorkese proveniente da un angolo fuori moda del Queens, è un uomo totalmente disinteressato alla tecnologia al quale però la tecnologia presto cambierà la vita.

La rivoluzione in atto ha creato un nuovo e fiorente mercato, per mantenere in vita la rete quantistica bisogna collegare i cavi ai generatori, per fare ciò vengono chiamati degli appaltatori indipendenti che potremmo definire cablatori, questi hanno lo strenuo compito di passare manualmente questi cavi per le impervie aree boschive della zona. Una tecnologia così avanzata ha ancora bisogno del supporto umano. È la CBLR, una società monopolistica, a occuparsi di questo procedimento, fornendo i percorsi e le tratte necessarie. Ray ha bisogno di un lavoro che in poco tempo gli permetta di avere molti soldi sul suo conto, suo fratello sta male, ha una malattia chiamata Omnia, disordine di fatica cronica, le cure di cui necessita sono molto costose e Ray non è il tipo che si arrende.

Felix, una vecchia volpe che è sempre sopravvissuta di espedienti, gli fornisce il medaglione di cui ha bisogno, una specie di licenza come quella che deve conquistare ogni tassista per poter iniziare a lavorare. Con un’attrezzatura scadente, il fisico molle e un’app che gli suggerisce sarcasticamente che non è mai l’ora di riposarsi, comincia questa nuova avventura. Niente è come sembra.

Ray non è suo agio e a peggiorare le cose c’è il medaglione che gli è stato dato, con l’account e i file di qualcun altro. Riesce a fare subito enormi guadagni, guadagni che gli altri cablatori ottengono dopo anni di duro lavoro, ciò attira immediatamente l’ira di molti colleghi. Ray è inconsapevole all’inizio ma poi comincia a comprendere, devi lottare strenuamente per portare a casa il denaro che ti hanno promesso, devi competere con i tuoi colleghi e con i piccoli robot che silenziosi si mettono sulla tua strada per rubarti la tratta. Non c’è nessuna assicurazione sanitaria, non c’è nessuna protezione, solo una corsa contro il tempo, l’azienda che garantiva una bella esperienza a contatto con la natura è una madre malvagia che intrappola i suoi dipendenti in una accanita competizione.

I lavoratori devono acquistare sempre più attrezzatura per migliorare le prestazioni e il cablaggio li obbliga a dormire in campeggi di fortuna lungo i sentieri con l’avvilente convinzione che se il loro sonno riparatore è troppo lungo uno di quei robot li supererà.

Lapsis diventa a mano a mano una caricatura di ciò che già noi siamo abituati a vedere, impossibile che alla mente non ti sovvenga un paragone con i dipendenti di Amazon o gli autisti di Uber.

La tecnologia, l’automazione e uno sviluppo incontrollato del capitalismo, suggerisce il film, hanno strappato agli uomini l’umanità di cui hanno bisogno, costringendo le persone a trovare un lavoro qualsiasi pur di sopravvivere, in un periodo di costi in continua crescita e reddito familiare in continua diminuzione. Il sinistro ritornello con cui la CBLR si fa pubblicità diventa il punto di partenza per una critica efficace su come tutti sembrano inclini alle manipolazioni e alle truffe pur di realizzare un profitto, dimenticando o abbandonando il costo morale che quella scelta porta con sé.

Noah Hutton con la sua macchina da presa cattura i paesaggi pastorali in cui Ray fatica opponendoli alle malevole corporazioni che operano dietro le quinte, una contrapposizione sottolineata anche dalla colonna sonora originale quasi ultraterrena.

Il film riesce comunque a mantenere una certa levità grazie al senso dell’umorismo a volte macabro che esibisce, come i messaggi della app della CBLR che scandiscono i passi di Ray, «Sfida il tuo status quo!» o «Nessun riposo consentito!».

Lapsis non è dissimile dal racconto desolato di Ken Loach, Sorry We Missed You, o dal provocatorio e satirico Sorry to Bother You, esordio alla regia di Boots Riley ma porta con sé anche quella inquietudine di fondo che spesso ogni episodio di Black Mirror ti lascia, mostrandoti il futuro come una versione amplificata e portata alle estreme conseguenze dall’eccesso.

Lapsis di Noah Hutton – USA 2020 – 108 min
Interpreti: Dean Imperial, Madeline Wise, Babe Howard, Ivory Aquino, Dora Madison, James McDaniel, Frank Wood, Arliss Howard, Violet Adams, Jason Babinsky, Malin Barr, Tim Berne, Kim Blacklock, Alex Breaux, Vernon Byron, Cooper Carrell
Direttore Della Fotografia: Mike Gomes
Montaggio: Noah Hutton
Musica: Noah Hutton

RASSEGNA PANORAMICA
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Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine
lapsis-di-noah-hutton-recensioneLapsis è il primo film di Noah Hutton ambientato in un futuro dominato dai Quantum, intelligenze artificiali regolate sui principi della gig economy. La lotta per il precariato è all'ultimo coltello e il fattorino Ray Tincelli cerca di sbarcare il lunario in una società disumanizzata e votata al controllo totale dell'individuo.
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