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Mohammad Rasoulof lascia l’Iran senza permesso ufficiale. Sarà a Cannes?

Il noto regista Mohammad Rasoulof sceglie l'esilio invece della prigione. Condannato a otto anni in Iran solo per il fatto di dirigere film, è attualmente in una località europea segreta, al sicuro dai crimini contro i diritti del proprio popolo che caratterizzano le azioni liberticide della Repubblica Islamica. A Cannes sarà presentato il suo Film "The seed of the sacred fig". Il regista racconta le persecuzioni che attori e componenti della troupe stanno subendo in Iran proprio in questo momento.

Mohammad Rasoulof non ha dubbi. Chiede alla comunità cinematografica internazionale un “sostegno efficace“. Lo scrive da una località sconosciuta, dopo aver lasciato l’Iran senza permesso ufficiale, mentre descrive la censura e la repressione che la sua troupe ha subito nel paese.
Il celebre regista conferma di esser riuscito ad oltrepassare i confini e di trovarsi in Europa in una località sconosciuta. Potrebbe quindi essere presente alla première mondiale di The Seed of the Sacred Fig, il suo ultimo film presente in concorso a Cannes 77.

I Ceo della Films Boutique e Parallel 45 si dichiarano felici e sollevati per l’arrivo di Rasoulof in Europa dopo un viaggio molto pericoloso: “Ci auguriamo che possa presenziare alla première di Cannes nonostante tutti i tentativi che volevano impedirgli di essere presente di persona”.

La notizia della sua partenza clandestina arriva poco dopo la sua condanna a otto anni di carcere, fustigazione, multa e confisca dei beni da parte del Tribunale rivoluzionario iraniano. Come ha dichiarato l’avvocato di Rasoulof, Babak Paknia, con un post su X pubblicato dopo la sentenza, “[…] Secondo il tribunale, realizzare film e documentari sono considerati tentativi intenzionali di commettere un crimine contro la sicurezza del Paese”.

A Rasoulof è stato vietato di lasciare l’Iran dal 2017. Ha scontato la pena in prigione da luglio 2022 a febbraio 2023 ed è stato rilasciato anticipatamente in seguito all’amnistia generale per migliaia di prigionieri in Iran come conseguenza delle diffuse proteste. Poco dopo il suo rilascio, gli è stato comunicato che era stato aperto un nuovo fascicolo contro di lui, questa volta per il suo film There Is No Evil (2020) che ha vinto l’Orso d’oro al Festival internazionale del cinema di Berlino, mentre Rasoulof veniva costretto a rimanere entro i confini iraniani.

Rasoulof aveva già partecipato al festival di Cannes, nel 2011 con Goodbye, nel 2013 con Manuscripts Don’t Burn, nel 2017 con A Man Of Integrity.

La filmografia di Rasoulof analizza esplicitamente e criticamente le conseguenze della vita sotto un regime autoritario, tant’è, cast, troupe e sinossi del nuovo film, sono stati tenuti nascosti per non subire ritorsioni da parte della Repubblica Islamica

Il 12 Maggio del 2024 Rasoulof ha fatto sapere: “Sono arrivato in Europa pochi giorni fa dopo un viaggio lungo e complicato. Circa un mese fa, i miei avvocati mi hanno informato che la mia condanna a otto anni di reclusione era stata confermata in corte d’appello e sarebbe stata eseguita con breve preavviso. Con l’idea che le informazioni sul mio nuovo film sarebbero state diffuse molto presto, ero sicuro che si sarebbero aggiunti nuovi capi di imputazione. Non ho avuto molto tempo per prendere una decisione. Ho dovuto scegliere tra la prigione e lasciare l’Iran. Con il cuore pesante, ho scelto l’esilio. La Repubblica Islamica mi ha confiscato il passaporto nel settembre 2017. Pertanto ho dovuto lasciare l’Iran in totale clandestinità. Mi oppongo fermamente alla sentenza che mi ha costretto a farlo. Tuttavia, il sistema giudiziario della Repubblica Islamica ha emesso così tante decisioni crudeli e ingiuste da rendere superflua ogni tipo di lamentela sulla mia sentenza. Le condanne a morte vengono eseguite poiché la Repubblica islamica ha preso di mira la vita di manifestanti e attivisti per i diritti civili. È difficile da credere, ma proprio ora mentre scrivo questo, il giovane rapper Toomaj Salehi è detenuto in prigione ed è stato condannato a morte. La portata e l’intensità della repressione hanno raggiunto un livello tale di brutalità che il popolo si aspetta ogni giorno notizie di un altro atroce crimine governativo. La macchina criminale della Repubblica Islamica viola continuamente e sistematicamente i diritti umani. Prima che i servizi segreti della Repubblica islamica venissero informati sulla produzione del mio film, alcuni attori erano riusciti a lasciare l’Iran. Tuttavia, altri interpreti così come componenti della troupe si trovano ancora in Iran e il sistema di intelligence sta esercitando pressioni su di loro. Sono stati sottoposti a lunghi interrogatori. Le famiglie sono state convocate e minacciate. A causa della loro partecipazione in questo film, sono stati intentati casi giudiziari e gli è stato vietato di lasciare il paese. Hanno fatto irruzione nell’ufficio del direttore della fotografia e tutta la sua attrezzatura di lavoro è stata portata via. Hanno anche impedito al tecnico del suono del film di recarsi in Canada. Durante gli interrogatori della troupe cinematografica, i servizi segreti hanno chiesto loro di fare pressioni affinché ritirassi il film dal Festival di Cannes. Inoltre cercavano di convincere la troupe cinematografica che non erano a conoscenza della storia del film e che erano stati manipolati per partecipare al progetto.

Nonostante gli enormi limiti che io, i miei colleghi e amici abbiamo dovuto affrontare durante la realizzazione del film, ho cercato di creare una narrazione cinematografica che fosse lontana da quella dominata dalla censura nella Repubblica islamica e più vicina alla sua realtà. Non ho dubbi che limitare e sopprimere la libertà di espressione non possa essere giustificato anche se in certi casi diventa uno stimolo per la creatività. E quando non c’è modo, bisogna trovarne uno.

La comunità cinematografica mondiale deve garantire un sostegno efficace ai registi di film come questi. La libertà di parola dovrebbe essere difesa, forte e chiara. Le persone che affrontano coraggiosamente e altruisticamente la censura invece di sostenerla sono rassicurate sull’importanza delle loro azioni dal sostegno delle organizzazioni cinematografiche internazionali. Per esperienza personale, posso dire che è un aiuto inestimabile e vitale. Molte persone hanno contribuito a realizzare questo film. I miei pensieri sono con tutti loro. Temo per la loro sicurezza e per il loro benessere

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