giovedì, Marzo 28, 2024

Vox Lux di Brady Corbet – #Venezia75 – Concorso: recensione

Il fenomeno delle school shootings (sparatorie a scuola) è una delle piaghe più gravi della società statunitense, presente certo anche in altri Paesi ma non con la stessa agghiacciante frequenza. Il cinema (soprattutto dopo l’infame massacro della Columbine High School avvenuto nel 1999) si è già interrogato più volte sul tema dei massacri nelle scuole, in film e documentari di registi importanti come Gus Van Sant (Elephant, 2003), Denis Villeneuve (Polytechnique, 2009) o Michael Moore (Bowling for Columbine, 2002), per fare solo alcuni tra i più noti esempi di una davvero ricca lista di titoli.

Anche Vox Lux, l’ultimo lavoro del regista e attore americano Brady Corbet inizia con la messa in scena di una sparatoria all’interno di una scuola. La scena è quella alla quale siamo abituati: un ragazzo palesemente instabile inizia a dialogare in tono alienato con una studentessa, brandendo l’arma da fuoco che ha già seminato il panico nei corridoi. Inutile il tentativo di fermare lo shooter: Celeste (la cui versione adolescente è interpretata da Raffey Cassidy), la ragazza che ha tentato di calmarlo, viene colpita. Per sua fortuna, il colpo non colpisce un punto vitale e la giovane sopravvive. Finito il prologo, annunciata dalla prima di altre tre didascalie che scandiscono i ritmi di questo insolito racconto di formazione, inizia il primo atto, la “Genesi”. Ai funerali delle vittime, Celeste dedica una emozionante canzone ai compagni morti nella tragedia, attirando l’attenzione del pubblico presente; i testi e la musica di questo brano e di tutti gli altri presenti nel film sono curati dalla cantante australiana Sia.

Le condoglianze cantate di Celeste saranno il trampolino di lancio per una carriera fortunata all’insegna della musica pop. La ragazza scala le classifiche e diventa così più d’un semplice personaggio popolare e più d’una talentuosa cantante pop. Celeste diventa una vera e propria star, un’icona vista come riferimento da un’intera generazione di fan: inizia la “Rigenesi” ovvero il secondo atto della sua vita, in cui il ruolo di Celeste adulta è affidato ad una brava Natalie Portman in una versione icona rock/pop e modaiola che sembra fare il verso alle grandi dive della musica contemporanea amate dai millennials e dalla generazione che segue. Ecco allora che vengono subito in mente i nomi di carismatiche cantanti come Madonna, Katy Perry e Lady Gaga, anch’essa  presente alla 75° Mostra del Cinema di Venezia per il suo ruolo in A Star Is Born, film fuori concorso diretto da Bradley Cooper.

Vox Lux tuttavia presenta un insolito ritratto dell’artista da giovane (ritornando sotto molti aspetti sui passi del suo film d’esordio, l’apprezzato The Childhood of a Leader ispirato a un racconto di Sartre), radicando il talento nel fango di una tragedia che individua una radice malsana della società. Il passaggio da fragile vittima di un atto violento fino alla ri-genesi come acclamata star del pop è raccontato attraverso frammenti di vita ed esperienze, uniti assieme da un montaggio assolutamente riuscito e descritti da una regia decisamente creativa, a tratti un po’ punk, a tratti coreografata con la precisione e la cura che può richiedere un videoclip.

La musica di Sia è infatti una seconda importante protagonista di questo film, che contiene molte scene dedicate ai brani composti da lei e cantati da Celeste. La sceneggiatura è solida ed avvincente e riesce nell’intento di esplorare l’interiorità complessa di una persona che, sopravvissuta ad un’esperienza che stava per ucciderla, ha saputo combattere il trauma rispondendo a suon di musica e determinazione.

Ma il mondo in Vox Lux resta un luogo di stolti e la rappresentazione di Corbet è in questo senso spietata e reale, immersa in una contemporaneità che corrompe, che ti cambia come dimostra l’evoluzione di Celeste.

Emblematica è dunque la scena di una seconda sparatoria, nella quale gli aggressori si indossano maschere e vestiti ispirati ad uno dei video musicali della pop star, sottolineando così lo status di degrado di una generazione separata dalla realtà, annebbiata da impulsi che vanno dal terrorismo dei fanatici alla cultura pop. C’è del marcio nella contemporaneità dunque e Celeste emerge da questo male come una fenice brillante e cupa al tempo stesso, una diva ferita e infuriata, che combatte coi suoi versi e le sue note il dramma che porta dentro.

Michele Bellantuono
Michele Bellantuono
Veronese classe '91, laureato in Filologia moderna e studioso di cinema autodidatta, svolge da alcuni anni attività di critica cinematografica per realtà online. Ha un occhio di riguardo per il cinema di genere e dell'estremo oriente

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