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Żeby nie było śladów (leave no traces) di Jan P. Matuszyński: recensione, #Venezia78 – Concorso

Leave no traces ha l’intensità di un dramma e la tensione di un thriller, quasi interamente giocato in interni, gran parte delle inquadrature mostrano i personaggi circondati da confini fisici, dando vigore alla visione pessimistica di Matuszyński. La recensione di Leave No traces in concorso a #Venezia78

Lo sguardo che Jan P. Matuszyński getta sulla società circostante appare cinico e disilluso, ha la forza di un cazzotto nello stomaco.

Una messa in scena rituale che inevitabilmente si conclude con un doloroso impetravo, la restaurazione dell’ordine morale.

Il regista polacco ci racconta una storia vera, la morte di un ragazzo in un commissariato di polizia, siamo nel 1983, Varsavia è libera dalla legge marziale, ma le intimidazioni e la violenza a cui sono soggetti gli oppositori del regime non sono diminuite. +

Impossibile non pensare a ciò che negli ultimi anni ci è passato davanti agli occhi, dal pestaggio di Stefano Cucchi, alla morte di George Floyd e come queste tragedie si siano trasformate in un conflitto politico.

È come essere risucchiati in un eterno circolo vizioso da cui sembra impossibile uscire, perdendo quel poco di speranza in un futuro migliore.

Il protagonista, Jurek, è come un giocatore d’azzardo, sin dall’inizio sa che le probabilità di successo sono pochissime, ma ci prova lo stesso, perché è talmente disperato da augurarsi comunque di farcela.

Il banco gli prende tutto. Lui è l’unico ad aver visto, spettatore passivo di una tragedia che non ha saputo evitare, ora testimone ed eroe sacrificabile in funzione di una presunta pretesa di superiorità etica. Mentre la macchina del fango organizzata dall’apparato di polizia sovietico sovrasta tutto, Jurek resta sempre più isolato, abbandonato da chi ha gettato la maschera, svelando tutta la sua ipocrisia.

Leave no traces ha l’intensità di un dramma e la tensione di un thriller, quasi interamente giocato in interni, gran parte delle inquadrature mostrano i personaggi circondati da confini fisici, dando vigore alla visione pessimistica di Matuszyński, facendo percepire allo spettatore il continuo arrancare di tutti.

Fa i conti silenziosamente con i segreti, l’incapacità di aiutarsi l’un l’altro e di salvare le relazioni sia familiari che affettive. La musica riecheggia quasi come una melodia sadica proveniente dai corpi e dalle menti inquiete dei personaggi che li ossessiona senza tregua.

Leave No traces di Jan P. Matuszyński (Polonia, Francia, Repubblica Ceca 2021 – 160 min)
Interpreti: Tomasz Ziętek, Sandra Korzeniak, Jacek Braciak, Robert Więckiewicz, Sebastian Pawlak, Agnieszka Grochowska, Mateusz Górski
Sceneggiatura: Kaja Krawczyk-Wnuk basato sul romanzo “Żeby nie było śladów” di Cezary Łazarewicz
Fotografia: Kacper Fertacz
Montaggio: Przemysław Chruścielewski
Scenografia: Paweł Jarzębski
Costumi: Małgorzata Zacharska
Musica: Ibrahim Maalouf
Suono: Cyprien Vidal, Kacper Habisiak

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Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine
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