Home Digital Cinque corpi senza testa di William Castle (Dvd Sinister Film, 2013)

Cinque corpi senza testa di William Castle (Dvd Sinister Film, 2013)

La Sinister Film ripropone in Dvd una serie di thriller di William Castle, tra cui questo “Cinque corpi senza testa” diretto dal regista americano nel 1964. Il formato supporta adeguatamente il film. La compressione è buona, nonostante vi sia qualche effetto di sgranatura durante le dissolvenze incrociate. L’audio originale è ottimo, e discreto quello della versione italiana. Nel Dvd è presente un trailer cinematografico originale, della durata di circa un minuto, e la presentazione di Luigi Cozzi al film, con un’introduzione al cinema e alla poetica di William Castle.

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Diretto nel 1964 da William Castle, Cinque corpi senza testa prosegue, dopo Homicidal e Passi nella notte, quella serie dei film nati a seguito del clamoroso successo di Psycho di Alfred Hitchcock. Il regista decide di sfruttare la notorietà ottenuta dallo scrittore Robert Bloch, ovvero l’autore di Psycho, realizzando un film tratto da una sua sceneggiatura originale. Lo scrittore americano, con la collaborazione di Castle, realizza un altro thriller dai contorni orrorifici, dove la suspance convive con la psicanalisi, il terrore con il quotidiano, la normalità con la follia.

In Cinque corpi senza testa, William Castle supera in parte quei richiami fin troppo evidenti alla matrice originaria che avevano caratterizzato Homicidal – soprattutto a livello di plot – per costituire una più originale “variazione sul tema”. Il regista decide di affidare la parte della protagonista – ancora una volta, un personaggio mentalmente disturbato – ad una celebre attrice hollywoodiana, Joan Crawford. La scelta di quest’attrice non è affatto casuale: infatti, la Crawford aveva recitato, solo un paio di anni prima, nel celebre film Che fine ha fatto Baby Jane?, ovvero un film in buona parte riconducibile alle tendenze del thriller post-Psycho. La Crawford, attrice pratica con ruoli di donne combattute e problematiche, si rivela una scelta perfetta nel ruolo di Lucy, la protagonista di Cinque corpi senza testa: una donna che, in un raptus di follia, uccide marito e amante sotto gli occhi della figlia e, dopo vent’anni di manicomio, ha l’occasione di tornare a una vita normale.

Il film recupera l’atmosfera “rurale” che caratterizzava Psycho, sottolineando ulteriormente come questioni quali la violenza e la psicopatia subiscano, in questi anni, un decentramento che li porta dal contesto urbano alla campagna. Il territorio extra-urbano non è più identificato come un luogo di innocenza, come molto cinema americano precedente aveva promosso: piuttosto, un luogo di profondo isolamento, dove germoglia il seme della follia individuale. Il tema del “trauma” viene introdotto classicamente da un flashback in apertura: un’esperienza che è destinata a segnare tanto la vita di Lucy, quanto quella della piccola Carol (il film gioca ovviamente su questa duplice ambiguità). Il rapporto madre-figlia, topos del melodramma, complica ulteriormente il film, donando maggior spessore psicologico alla vicenda thriller. Thriller, come si diceva, dai forti contorni horror, che sfocia spesso nel “Grand Guignol” tipicamente Aldrichiano. Non solo la presenza della Crawford – protagonista, con Bette Davis, del già citato Che fine ha fatto Baby Jane? -, ma anche l’uso di effetti prossimi allo splatter, caratterizzano l’operazione “spettacolare” (e finzionale) portata avanti da William Castle, e che, negli anni Settanta, Dario Argento terrà bene a mente.

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