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Ferrante Fever di Giacomo Durzi: la recensione del DVD CG Entertainment

Con la tetralogia de L’amica geniale, Elena Ferrante, dopo aver creduto nella sua “follia letteraria”, così chiosa Saviano, per oltre vent’anni, ha avuto eco internazionale; in America in particolare, complice la recensione entusiasta sul New Yorker firmata dalla penna di James Wood, la “febbre” dell’autrice, o autore ha contagiato un po’ tutti, nelle librerie è nato il settore “Ferrante Fever”, il passaparola
ha fatto il resto. Ed è bene, seppur, si vedrà irrilevante, mantenere il dubbio, nonostante la maggioranza senta voce di donna nella sua scrittura.
Partendo da questo presupposto, e da questo slogan, Giacomo Durzi sceglie di compiere “con approccio laico e non manicheo” un’impresa ardua: realizzare un documentario che abbia per argomento la
letteratura, farlo mettendo in luce la tridimensionalità di un Io che emerge prepotente dalle pagine del proprio mondo narrativo, la presenza tangibile della Ferrante nella sua opera, testimoniando un’assenza che è solo fisica, quella del feticcio dello scrittore, piuttosto che dello scrittore.
Durzi costruisce il film nel modo forse più ovvio, ma, vien da dire, onesto e incisivo possibile: far parlare la
Ferrante attraverso chi l’ha conosciuta tra le righe, unico luogo in cui sia dato incontrarla autenticamente; è lì che risiede la sola verità che interessi il regista e i suoi interlocutori. Tra gli altri, Ann Goldstein, traduttrice dei libri nei paesi anglosassoni, il premio Pulitzer Elizabeth Strout e il sempre americano Jonathan Franzen,
Roberto Saviano e Nicola Lagioia, la studiosa Giulia Zagrebelsky, i due registi che hanno percepito corporeità, sonorità, forza magnetica dell’universo Ferrante e ne hanno fatto cinema: Mario Martone (L’amore molesto, 1995) e Roberto Faenza (I giorni dell’abbandono, 2005). Ognuno di essi, attraverso il
proprio contributo critico, va a completare il mosaico di un film che ha nel fattore empatico il suo valore
aggiunto, non perdendo mai, d’altra parte, nitidezza di analisi e messa in scena.

Alla sincera commozione nelle parole e negli occhi di personalità stimate oltreoceano, qui uomini e donne
nudi di fronte all’obiettivo nel ricordare una lettura che è stata esperienza, viaggio interiore, scavo nei
meandri più reconditi, dove la Ferrante costringe a inabissarsi, fanno da controcanto le voci nostrane, consapevoli della portata della scrittrice, innovativa nel ribaltare gli archetipi, coraggiosa, sconcertante per
capacità di far presa sul reale, eppure amareggiate nel constatare un provincialismo letterario che è tutto
italiano, diffidente nei confronti di chi riscuote successo, per qualche strana ragione macchia invece che
merito.

Anna Bonaiuto intervalla gli interventi leggendo fuori campo brani de “La Frantumaglia”, preziosi stralci di sé offerti dalla Ferrante ai lettori, accompagnata sullo schermo dalle suggestive animazioni di Magda Guidi, abile nel riprodurre attraverso illustrazioni la straziante intimità della pagina scritta.

Ponderata e, con tutta probabilità, culturalmente militante, è la scelta della colonna sonora. Valentina Gaia,
insieme ad Andrea Bergesio, scrive per Durzi Fever Song, elettropop dalle sonorità trascinanti, specchio del vortice emozionale che è, su larga scala, L’amica geniale.

Questo Ferrante Fever, già nelle sale ad ottobre per pochi giorni, approda sul mercato home video in un’edizione CG Entertainment che contiene tra gli Extra un’interessante espansione del film: “I lettori”. Li si lascia liberi di seguire il flusso di coscienza nel descrivere l’autrice. Astuta, potente, precisa, viscerale, travolgente, stronza. Familiare. Parola loro.

Chi è Elena Ferrante? Il regista risponde a suo modo. In chiusura, voci asincrone la leggono, dicono: Elena
Ferrante sono io.

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