venerdì, Aprile 26, 2024

I Gladiatori Del Calcio di Fabio Segatori (DVD – CG, 2012)

E’ il 17 Febbraio del 1530 quando nella Firenze, assediata dalle truppe di Carlo V già da parecchi mesi, come monito al nemico, si dà vita ad una partita di calcio che dichiarasse all’impero la noncuranza da parte del popolo del comune nei confronti dell’esercito del reale spagnolo. L’episodio, epitome della tenacia e della risolutezza della città, dal 1930, viene, notoriamente, rievocato ogni anno in un torneo di quattro giorni, che vede coinvolti i quattro quartieri storici dell’antica Florentia.

Quello che racconta questo bel documentario di Fabio Segatori (già autore di diversi reportage ma anche di Terra Bruciata con Bova, Placido e Giannini), è però, un mondo ben distante da ciò che comunemente può essere legato ad una celebrazione storica tradizionale, magari un po’ folkloristica. E’ un mondo violento; brutale il più delle volte; irrazionale e percorso da valori anche piuttosto controversi ma, al tempo stesso, vivace, gioioso e vitale, che coinvolge la città, per il tempo del suo svolgimento, in modo assoluto.

Con un processo che è comune, ad esempio, al Palio di Siena, l’adesione all’evento da parte dei giocatori e del pubblico è totale, radicato com’è nel tessuto sociale della città; restituita nei termini di un’appartenenza territoriale fervente tradotta in una bellicosità rude che dalla strada si riversa in pieno sul campo, trasportando con se invidie, risentimenti, rivalità, insofferenze, conti in sospeso che nei cinquanta minuti della partita sfogano in una bolgia di fango, sudore e sangue che, davvero, più che richiamare gli sport che dal calcio storico derivano, diventa una lotta tra gladiatori moderni in abiti antichi. In un cortocircuito tra passato e presente, tra radicata tradizione e ipercinesi contemporanea. Tra il rugby, la lotta grecoromana ed una scazzottata tra bande.

Il microcosmo viene studiato da Segatori in profondità, attraverso le voci ed i volti dei protagonisti di oggi e di ieri, dando la visione di una realtà sempre piuttosto disagiata, che nello sport, qualunque esso si trova le uniche ragioni per un riscatto ma anche per uno sfogo. Non tardano infatti a manifestarsi atteggiamenti limite e contraddizioni; apertura verso l’altro da sé e tragiche simbologie nazifasciste; colluttazioni all’ultimo sangue e legami ed amicizie inscindibili. Il regista si sofferma sui corpi dei giocatori, marmorei come l’Ercole del Giambologna, simbolo delle virtù civiche della città arnense; percorsi da tatuaggi infiniti; rotti da percosse e fratture; massicci e minacciosi. Ma è anche un attenta osservazione sul mutare della società, sui profondi cambiamenti del senso della competizione sportiva che hanno investito anche uno gioco che all’apparenza potrebbe sembrare inscalfibile, legato com’è al passato, alla tradizione, e che invece risulta perfettamente calato nella sua contemporaneità, che oggi si è indurito e velocizzato alla stregua di qualunque altro sport moderno, tanto da sfociare spesso in vere e proprie risse sul campo con tanto di denunce e fermi. Non fosse, però, che dietro il torneo non esistono sponsor o interessi che vadano oltre l’agone e la squadra vincitrice si aggiudica nulla più che una vitella bianca di razza Chianina. Ciò che anima la sfida, è l’orgoglio di quartiere, la profonda empatia coi colori della propria squadra, la tensione della sfida portata al margine estremo della sopportazione fisica.

Grazie all’uso di sofisticate spy cam, piccole telecamerine auricolari indossate dagli arbitri di gara, si ha poi la possibilità di osservare la partita dall’interno, scendere nella cosiddetta arena, assistere al torneo del 2011, che rimanda più che altro alla Normandia di Spielberg, osservare l’azione nel momento stesso in cui si compie, con i tre minuti aggiuntivi, tagliati nel montaggio finale, posti tra gli extra. Il Torneo di San Giovanni viene, così, restituito nella sua totalità, con le sue squadre, le sue parate, i suoi rituali, la chiesa di Santa Croce, i suoi sbandieratori, le urla, le zuffe,  il suo dizionario di termini antichi e solenni (Datori, Calcianti, Caccia, Innanzi), in un quadro coinvolgente e sottilmente inquietante.

Tra gli extra, oltre al backstage di cui sopra, galleria fotografica, trailer e filmografia di Segatori, alcune interviste scartate nel montato che invece risultano particolarmente significative per la comprensione del profondo cambiamento in atto nell’universo del calcio fiorentino. Tra tutte, però, quella al padre di Demba, giovane giocatore africano di nascita, è certo la più rilevante, essendo testimonianza dei mille volti che può assumere l’interculturalità laddove esista un sostrato favorevole. Anche se questi è una paludata manifestazione tradizionale.

Alessio Bosco
Alessio Bosco
Alessio Bosco - Suona, studia storia dell'arte, scrive di musica e cinema.

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