Home Digital One nite in Mongkok di Derek Yee (DVD CG Home Video, 2012)

One nite in Mongkok di Derek Yee (DVD CG Home Video, 2012)

[box title=”One nite in Mongkok di Derek Yee (DVD CG Home Video, 2012)” color=”#5C0820″]

Titolo Originale: One nite in Mongkok
Origine/Anno:Hong Kong, 2004
Formato video: 16/9 2.35:1
Audio: Cantonese Dolby Digital 2.0 | Cantonese Dolby Digital 5.1 | Italiano Dolby Digital 2.0 | Italiano Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano | Italiano per non udenti
Extra: ” Il porto profumato”: Intervista a Stefano Locati | Making of | Scene tagliate | Teaser | Celebrazioni per l’inizio delle riprese | Evento di lancio | Gala premiere

Acquista One nite in Mongkok su CG Home Video
[/box]

A Mongkok sembra che, come gli sbirri e i gangsters, anche il destino operi meglio fra le pieghe del manto notturno. Nel quartiere con la più alta densità di popolazione al mondo sono infinite le varietà di combinazioni d’intreccio fra vite che paiono correre su binari paralleli. E per Derek Yee questi crocevia umani non possono che culminare col suggello del sangue. Tutto inizia in un locale con una rissa che si trascina per le strade e si conclude con un incidente d’auto mortale. Questa volta, però, non si tratta di teppisti da quattro soldi: tra loro ci sono i figli di Tim (Sun Limin) e Carl (Henry Fong), due boss delle triadi, in rivalità fra loro per aggiudicarsi la supremazia sul territorio di Mongkok. Ovviamente Tim, il cui figlio è stato ucciso da Franky (Sam Lee), il rampollo di Carl, vuole a tutti i costi la testa di quest’ultimo e così incarica Liu (Lam Suet) di assoldare un killer dalla Cina continentale per sistemare la faccenda. Intanto, la squadra di polizia del capitano Milo (Alex Fong), venuta a conoscenza dei dissidi fra i due boss, si fionda subito a spremere Liu per fargli sputare luogo, ora ed esecutore del delitto. Ma Lai-fu (Daniel Wu), il killer ingaggiato da Liu, è tutt’altro che un professionista, bensì un ingenuo e romantico ragazzo di provincia arrivato a Hong Kong col sogno di ritrovare la sua fidanzata, che lo ha abbandonato tempo addietro senza lasciare tracce. Incontrerà invece la bella e cicalecciante prostituta cinese Dandan (Cecilia Cheung) che salverà dalle dure vessazioni di un manesco magnaccia. “Chi cerchi non lo trovi mai, chi non vuoi vedere ce l’hai sempre davanti – E’ il destino, è solo il destino che ha voluto così – Non è  sempre colpa del destino”. E’ lo scambio di battute tra il capitano Milo e il suo braccio destro Brandon (Chin Kar-lok) che sentiamo nella prolessi in apertura del film. Una dichiarazione tematica bruciante e schietta in cui traspare la vanità della lotta contro il fato: un codice orientativo per i movimenti di divergenza e di coincidenza del film. Nella prima parte, il cammino dei personaggi subisce inaspettati dirottamenti dal tragitto suggerito dall’intreccio: Derek Yee dà vita a una dimensione dove lo spazio è continuamente manipolato dal tempo, i personaggi si muovono a distanza ravvicinata fra loro, sfiorando la resa dei conti che non potrà avvenire all’infuori dell’istante fissato dal destino.

In questo tempo dell’attesa, le divagazioni non sono affatto riempitivi, bensì terreno congeniale in cui cogliere i personaggi nella flagranza della loro quotidiana umanità (sottolineata una volta in più, tra le righe, dal rimprovero di Brandon al novellino: “Il tuo lavoro ha ucciso due persone. […] Erano esseri umani, avevano anche loro una vita.”), anzi di più: nel loro essere umani troppo umani, parafrasando Nietzsche. Nessun eroe da queste parti, dunque, ma soltanto persone ordinarie. Oltretutto, nel percorso che porterà al fatidico incontro della squadra di Milo con Lai-fu, si è spinti a simpatizzare più per lo sfortunato e turlupinato sicario che per la polizia, tanto sono assenti banali contrapposizioni tra buoni e cattivi.

Ancora una volta però, come per molti altri registi dell’ex colonia britannica, la vera protagonista del film è la città di Hong Kong, cosmo polimorfo dove le coordinate esistenziali si sgretolano nel caos di spazi claustrofobici e affollatissimi; luogo, in questo caso, che evoca sentimenti ambigui di fascinazione/repulsione. Con sguardo in camera, Cecilia Cheung avrà infatti a dire: “Hong Kong puzza da morire. Eppure si chiama ‘porto profumato’ [traduzione del nome della città – ndr]. Nonostante l’aria schifosa questo posto è un vero paradiso”.

Esordiente negli anni Settanta in veste di attore, sotto l’egida degli Shaw Bros, dopo aver cominciato la sua carriera registica negli anni Ottanta, Derek Yee ha potuto esprimere al meglio sé stesso nel decennio successivo con lavori come C’est la vie, mon chèri (1993) , Full Throttle (1995) e soprattutto l’eccezionale Viva Erotica (1996). Con One nite in Mongkonk si può dire raggiunga il suo risultato più maturo e riuscito, rinunciando come d’abitudine ai virtuosismi estetici che spesso popolano molti noir hongkonghesi e mettendo le immagini al servizio della storia e dei personaggi, con sorprendente maestria e consapevolezza degli ingranaggi del genere. Nell’edizione distribuita da CG Home Video, molti extra con inserti di riprese della première, dell’evento di lancio del film, della cerimonia inaugurale delle riprese, ma soprattutto il contributo video dello specialista di cinema asiatico Stefano Locati che fornisce utili strumenti per contestualizzare l’opera all’interno dello scenario cinematografico di Hong Kong degli anni zero.

Exit mobile version