venerdì, Aprile 19, 2024

Mon Roi di Maïwenn a Cannes 2015: l’incontro con la regista e il cast

Maïwenn al quarto film con “Mon Roi” decide di non mettersi in gioco personalmente anche come attrice e come ha raccontato nella conferenza stampa dedicata al film qui a Cannes, di concentrarsi interamente sugli attori, con un film fisico e potente interpretato da Emanuelle Bercot (presente a Cannes con il suo La tete haute ) nella parte di Tony, una fisioterapista ricoverata in terapia riabilitativa dopo un brutto incidente, forse un tentativo di suicidio, che le consentirà, nella ricostruzione del suo corpo, di entrare in contatto simbioticamente con altre persone ricoverate nello stesso istituto e di ripensare alla storia con Giorgio (Vincent Cassel), basata sul dolore e la dipendenza.
Costituito da una serie di flashbacks, il film mette al centro i momenti apicali della relazione tra i due con Emanuelle Bercot motore principale: “ho voluto fermamente Emanuelle per questo film – ha detto Maïwenn in conferenza stampa – prima di tutto per cambiare impostazione rispetto ai miei precedenti lavori, concentrandomi interamente sugli attori, secondo perchè Emanuelle era perfetta per questo ruolo

Il racconto del film si svolge concentrando dieci anni di vita della coppia, e la stessa Bercot ha esitato prima di accettare la parte: “avevo paura – ha detto la Bercot – è stato un regalo bellissimo da parte di Maïwenn, quello di offrirmi la parte, ma all’inizio ho pensato che potesse essere troppo difficile da sopportare sulle mie spalle, e che non sarei riuscita a soddisfare le sue aspettative, quando ho letto lo script, le ho detto che forse avrebbe dovuto scegliere un’attrice più bella di me; è il mio film! mi ha risposto, so cosa voglio e di cosa ho bisogno. In questo modo mi ha convinta. Amo il lavoro di Maïwenn, avevo molta fiducia in lei e avevo bisogno che lo script fosse finito per capire esattamente cosa si aspettava da me

Anche per Vincent Cassel, il fattore emotivo è stato importantissimo: “Mi è piaciuto molto lavorare con Maïwenn ed Emanuelle, mi hanno condotto in nuovi territori di totale libertà, quelli che vorrei trovare in ogni film
Proprio a questo proposito, l’attore francese ha specificato alcune cose sul livello di improvvisazione che sembra attraversare il film:”bisogna stare molto attenti ad utilizzare la parola spontaneità, durante la lettura dello script Maïwenn ci diceva sempre di non leggere, di accordare la lettura sulla nostra esperienza inserendo anche elementi di improvvisazione, dove siamo stati lasciati davvero liberi, così da scegliere in un secondo momento cosa mantenere in fase di montaggio

Avevo molta paura – ha aggiunto la Bercot sempre riguardo l’improvvisazione – “non sono abituata ad improvvisare né ad esprimere i miei sentimenti, ma con Vincent accanto tutto diventa magico e possibile, è stata un’esperienza passionale molto interessante

Anche la fotografia di Claire Mathon (Le dernier coup de marteau, lo sconosciuto del lago) segue emotivamente la prossimità dei corpi “Claire guarda molto” ha detto Louis Garrel che nel film interpreta Solal, il fratello di Tony “guarda e non parla, seguendo i take più lunghi con una grandissima concentrazione

Questa vicinanza è anche una forma di dipendenza amorosa, tema che sottende il film e che sembra il motore distruttivo che potrebbe compromettere la personalità di Tony: “non credo che questa dipendenza riguardi solo le donne – ha detto Maïwenn – gli uomini e le donne hanno gli stessi sentimenti ma li esprimono diversamente. Difficile poter mettere tutti questi aspetti in un film, per questo ho dovuto fare delle scelte e concentrarmi sulla questione dei sentimenti reciproci, per non distrarre gli spettatori. Lei in questo senso è in una posizione difficile, quella di una persona che si prepara ad amare il suo uomo ad ogni costo, anche se non è contenta della sua vita professionale

Sul tema della riabilitazione, Maïwenn ha specificato che parte di questa scelta deriva da una sua esperienza personale, legata ad un’amica ricoverata in riabilitazione dopo un brutto incidente: “in quell’occasione è entrata in contatto con persone che non aveva mai conosciuto prima – ha detto Maïwenn – e si è sentita, nel momento della condivisione, come una bambina che scopre il mondo. Io penso che ogni coppia dovrebbe recuperare questa semplicità, quando affronta vari problemi legati alle famiglie reciproche, al loro passato. Questo è come un racconto universale per le persone che si innamorano, ma non può essere raccontato con le solite parole perché non è mai lo stesso”

Il film è attraversato da moltissimi silenzi e da una presenza centrale del corpo, non è stato complicato per la regista francese rispetto ad altre scene, perché in fondo in tema centrale di “Mon Roi” riguarda anche il tentativo di ricostruzione del proprio corpo.
Quando lavoro con Maïwenn – ha detto la Bercot – ho bisogno di trovare me stessa, corpo e anima, e mi è piaciuto molto concentrarmi sul corpo, alla fine ero piena di graffi ed escoriazioni, per me è il senso di darsi totalmente ad un progetto

 

Questo lavoro sul corpo – ha aggiunto Vincent Cassel – non è mai accademico con Maïwenn, lei si muove con i cameraman, dice loro di spostarsi e di concentrarsi organicamente sempre su qualcosa di diverso, cosa che fa trasparire gli aspetti fisici del film, perché anche il girato era fisico, non era mai statico, ma sempre in movimento

Redazione IE Cinema
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