Home festivalcinema The Unknown Known di Errol Morris a Venezia 70: l’incognita Rumsfeld

The Unknown Known di Errol Morris a Venezia 70: l’incognita Rumsfeld

Errol ha la magia di convincere la gente a parlare di tutto” dicono di lui, e bisogna convenirne.
Errol Morris è regista documentarista statunitense, Oscar nel 2004 per il miglior documentario con The Fog of War, la guerra secondo Robert McNamara, che ha messo in scena l’architetto della guerra del Vietnam. Da allora McNamara non ebbe più segreti che valesse la pena di scoprire, Morris aveva centrato ogni obiettivo possibile.

Quasi dieci anni dopo tocca a Donald Rumsfeld, altro gran commis della politica internazionale, Segretario alla Difesa degli States, un ruolo dove si può diventare perfino più famosi (o famigerati) del Presidente. L’imput per Morris sembra sia stata questa dichiarazione di Rumsfeld in merito al conflitto iracheno, di cui fu sommo stratega: Ci sono incognite conosciute, ci sono cose che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che ci sono incognite conosciute, cioè sappiamo che ci sono alcune cose che non conosciamo. Ma ci sono anche incognite sconosciute – ci sono cose che non sappiamo di non sapere.

Trentacinque ore effettive di ripresa ridotte ad un’ora e mezza, Kenn Medeiros nella parte di Rumsfeld da giovane e quaranta anni di vita pubblica americana sono consegnati alla Storia dallo schermo cinematografico. Quel “piccolo bastardo spietato“, stando all’epiteto coniato per lui da Nixon (che, al di là di impeachment e quant’altro, è stata la persona più intelligente seduta dietro la scrivania dello studio ovale), da sempre attivo in politica per ruoli di prim’ordine, nacque da una famiglia di origini tedesche, fu Segretario alla Difesa di Gerald Ford e dei due governi Bush, non disdegnò neppure incursioni nell’alta finanza imprenditoriale, riuscendo a coniugare con grande impegno politica e interesse privato.
E’ infatti nota (né lui ne fa mistero nell’intervista) la sua carica di presidente della G.D. Searle & Company, multinazionale farmaceutica che, oltre alla diffusione della pillola contraccettiva Enovid, brevettò l’aspartame, dolcificante sui cui rischi sanitari la documentazione è arrivata molto più tardi dei lauti dividendi azionari.

Naturalmente il nucleo forte dell’intervista di Morris è il conflitto iracheno, scoppiato nel 2003, di cui Rumsfeld fu l’anima, il mentore, l’incontenibile fondatore del Project for a New American Century che tanta parte ebbe nella decisione di portare libertà, pace e democrazia in quel Paese. E dire che solo pochi anni prima al rais era stato dato appoggio incondizionato dagli USA nella guerra all’Iran (è lui, Rumsfeld in persona, che stringe la mano a Saddam nella storica foto, anche se lui scherza su quello scatto, sperando di scompigliare le carte con la dialettica).

Otto anni di guerra, gli orrori di Abu Graib, Guantanamo nata per indicare al mondo come si fa con i cattivi, uno stato endemico di violenza settaria instaurato nel paese da allora e mai finito: come risponde Rumsfeld? Come sopra, portando in ballo le “incognite sconosciute”. E Morris commenta: Continuavo a chiedermi se il vero problema di Rumsfeld era con le incognite sconosciute o era invece una qualche variante di auto-inganno, pensando di sapere qualcosa che non si conosce. Un problema di hybris, non di epistemologia.
Mentre Rumsfeld parla i nostri pensieri si avvolgono all’indietro e ricordiamo. Scorre un pezzo di storia del mondo, non è solo la sua, quella di questo yankee baciato dalla fortuna che non gli ha mai presentato  il conto, feroce Johnn Wayne di Casa Bianca e Pentagono Associated. E’ storia di morti, e continua, di Nobel per la pace che dichiarano la guerra.

Morris è un regista immenso, inchioda spettatore e intervistato l’uno di fronte all’altro e non li molla per quasi due ore. Lui è lì, fuori campo, di tanto in tanto la sua voce inconfondibile a piazzare la domanda giusta. Ma, attenzione, la strategia è lasciare la corda molto lunga all’intervistato, così che si avvolga da solo ben bene. Rumsfeld deve dominare la scena, essere “piacione”, accattivante, convincente, gran parlatore.
Al resto pensa lui, Morris, abilissimo orchestratore di regia millimetrica, a cui nulla sfugge e che tutto sa dosare alla perfezione: scenografia, musica, effetti speciali e montaggio. E dare il giusto titolo, il biglietto da visita più convincente: gli ignoti fatti noti, The Unknown Known.

Exit mobile version