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Wir Waren Könige (The King Surrender) di Phillipp Leinemann – Torino Film Festival 32, Concorso: la recensione

Wir Waren Könige è un film in cui si incrociano due storie, quelle di un team delle forze speciali di polizia e di una gang giovanile. Fortuite coincidenze e l’incursione di un timido ragazzino li avvicineranno, fino a far affiorare delle verità nascoste, dei legami di amicizia e lealtà, di onore e disonore.

È un progressivo stravolgimento, un ribaltamento dei ruoli e dei concetti di bene e male che di dipana lungo tutta questa intricata storia. Un film che rimanda a certo cinema scorsesiano, con toni noir ruvidi e feroci.

La giustizia è incarnata dall’affiatata squadra di polizia, composta da individui che condividono tutto come una famiglia e che nella complessa fase di elaborazione del lutto per la perdita di due colleghi finiscono col farsi trascinare in un vertiginoso dilagare di violenza, sospesa tra la vendetta e il dovere, tra le regole e le passioni. Di contro, il pullulare infinito di gang giovanili, animate da un senso di giustizia differente e dall’odio imperante. Perché ciò che sembra imporsi come vero propulsore alle azioni brutali, sia da parte della gang che da parte della polizia, è proprio l’odio. Un sentimento che necessita di uno sfogo, un capro espiatorio in cui canalizzare le proprie frustrazioni, in cui far irrompere i più biechi istinti e in cui scaricare paure e senso di impotenza.

L’insicuro ragazzino, nel tentativo di emulazione del capobanda, finirà col diventare lo spietato regista di questi crimini, muovendo le due fazioni come fossero pedine, fin quando tutto si ritorcerà contro un innocente risucchiato in un baratro di proporzioni kafkiane. E seppure regola e sregolatezza trovano il loro punto di unione, spogliate dalle loro divise e dalle maschere sociali, torneranno ben presto a scontrarsi, fino al definitivo emergere di segreti che rimetteranno in gioco le carte,  con una riformulazione dei concetti di giustizia e ingiustizia.

Ma il bambino è in realtà vittima egli stesso dell’odio, fomentato dai soprusi e dal suo senso di insicurezza. Un personaggio che ci appare spietato e asociale, pronto anche ad uccidere, ma che in definitiva racchiude nella sua ambiguità emotiva il significato più intenso di Wir Waren Könige. Film che, seppure troppo ricco di personaggi che restano spesso indefiniti e dalla caratterizzazione a tratti sfuggente, ci sembra un ottimo esempio da seguire sulla nuova via del noir metropolitano.

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