sabato, Aprile 20, 2024

Yves Saint Laurent: da “L’Amour Fou” al nuovo film di Bertrand Bonello

Yves Saint Laurent: da “L’Amoor Fou” al nuovo film di Bertrand Bonello Yves Saint Laurent è senza dubbio stato una delle figure più importanti, creative e rivoluzionarie del mondo della moda e delle convenzioni sociali del Novecento. La sua influenza è stata grande e imponente e la sua personalità tanto affascinante quanto controversa. Non c’è dunque da stupirsi se il mondo della cinematografia si è focalizzato così tanto su di lui, con ben tre film, molto diversi da loro, che cercano di ritrarre il genio ribelle dello stilista francese, ripercorrendo i momenti salienti della sua vita, sia artistica che privata. Il primo è il documentario “Yves Saint Laurent – L’amour Fou”, firmato dal regista e fotografo Pierre Thoretton, che ritrae l’aspetto più umano del grande enfant prodige, soprattutto attraverso le testimonianze di Pierre Bergé, suo grande sostenitore, mecenate e socio d’affari, ma anche grande compagno di vita. Bergé ripercorre l’esordio di Yves a soli 21 anni come direttore creativo della maison Dior, ma anche l’amore che aveva per teatro e letteratura, e le suggestioni che costantemente nutrivano la sua visionaria creatività. Il documentario ripercorre in maniera oggettiva anche quella che è stata la grande e tormentata storia d’amore tra i due, la depressione nervosa di Saint Laurent, il dolore provato da Bergé per ogni pezzo venduto all’asta. A Marzo di quest’anno, dal documentario si è passati al biopic, firmato Jalil Lespert e omonimamente intitolato Yves Saint Laurent. La storia si fa quindi romanzata, rispetto al documentario di Thoretton, seppur presentandosi come un tradizionale pellicola biografica, che ripercorrendo i momenti salienti della scalata al successo di Saint Laurent e ne racconta il dietro le quinte in maniera oggettiva, senza scadere in gossip o eccessiva beatificazione, bensì lasciando spazio ai fatti senza pretese di interpretazione personale e rappresentando in maniera fedele e realistica la figura di Saint Laurent, interpretata da un impeccabile e similissimo Pierre Niney, che ripropone un Yves che nulla ha da invidiare al documentario L’amour fou. Lo spettatore può quindi testimoniare quali sono i più importanti avvenimenti che fecero di Yves Saint Laurent il grande rivoluzionario della moda, la cui casa, ad oggi, presenta prodotti di tutti i tipi, dai capi d’abbigliamento, ai trucchi e ai profumi, passando per i prodotti di bellezza e cura per il corpo, tutti dedicati all’eleganza e all’esaltazione della femminilità. Il film ha ricevuto l’approvazione di Bergé, anch’egli molto presente nella pellicola, in quanto parte fondamentale della vita di Saint Laurent. Approvazione che invece l’ultimo film sullo stilista, anch’esso intitolato Yves Saint Laurent, presentato all’ultima edizione di Cannes e firmato Bertrand Bonello, non ha avuto, tacciato invece di presunzione e infedeltà ai fatti. Qui la sceneggiatura è decisamente più romanzata rispetto ai primi due film e la figura di Saint Laurent, come anche quella di Bergé, passa in maniera evidente attraverso una forte interpretazione del regista che, a differenza di Lespert, decide di focalizzarsi nel decennio più buio e doloroso della vita dello stilista, presentando quasi una sua versione dei fatti e dei dolori che affliggevano Saint Laurent. E Bonello conferma subito: non di un biopic tradizionale, ma di una rappresentazione di pensieri, idee, creazioni e nozioni era la sua intenzione, focalizzandosi sulle emozioni, più che sui fatti.

Michela Fiori
Michela Fiori
Michela Fiori si interessa di musica, cinema dal punto di vista del lifestyle

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