venerdì, Aprile 26, 2024

Béla Tarr, The Turin Horse (A Torinói ló), il nuovo film, forse l’ultimo?

E’ in fase di pre-produzione il nuovo film di Béla Tarr, A Torinói ló (Turin Horse) scritto ancora insieme a László Krasznahorkai e interpretato dall’attore ceco Miroslav Krobot (The Man From London), da Erika Bók, già con Tarr per Sátántangó e A Londoni férfi (The Man From London) e dal Fassbinderiano Volker Spengler. Il film è ispirato da un’episodio che segna la fine della carriera di Friedrich Nietzsche prima della sua discesa negli inferi della follia; episodio che dovrebbe apparire nel film di Tarr sotto forma di prologo: Nietzsche, il tre gennaio del 1889, si trova a Torino in piazza Carlo Alberto, nel vedere un cavallo da traino frustato a sangue dal cocchiere, si lancia verso il cavallo abbracciandolo e piangendo; un gesto che coincide con una delle prime crisi di follia in pubblico del filosofo tedesco, in seguito al quale perderà conoscenza in preda a convulsioni. Tarr parte da qui per seguire la vita del cocchiere, di sua figlia e del cavallo in un’atmosfera di miseria e apocalisse. Un profilo di Bela Tarr è superfluo per quanti amino veramente il cinema, anche se la conoscenza della sua filmografia, al di là dei due, tre titoli solitamente programmati da Fuori Orario, procede dalla frequentazione dei festival e del mercato home video fuori dall’italia; Tarr dal 79 ad oggi (escludendo i cortometraggi e alcuni documentari, tra cui uno “fluviale” e collettivo come City life) ha diretto 9 lungometraggi con un rigore assoluto. The Turin Horse è prodotto dall’ungherese T.T.Filmmuhely e coprodotto dalla svizzera Vega Film Production, dalla tedesca Zero Fiction Film e dalla neonata francese Movie Partners In Motion Film. La lavorazione del film è cominciata lo scorso novembre 2008; i giorni previsti sono 35 ed è probabile che sarà pronto per Aprile 2009. Béla Tarr in una serie di interviste rilasciate a distanza di pochi mesi ha annunciato che A Torinói ló sarà la sua ultima produzione; in particolare, all’interno dei Cahiers n. 637 (Settembre 2008 – questo un link per il sommario del numero) mentre racconta l’inizio lavorazione di The Turin Horse definendolo un film semplicissimo, con un budget molto limitato, con soli tre attori, ancora più puro del solito, parla di come sia stanco di questo dissidio tra la piccola borghesia e la sofferenza causata dalla povertà; in un’intervista successiva di pochi giorni dopo, rilasciata per il sito francese DVDrama (qui l’intervista integrale) dice come sia “in disaccordo con l’idea che un film debba per forza esser realizzato a tutti i costi…”; un rifiuto che ovviamente ha a che fare con l’ordine attuale delle cose (soprattutto economico-produttivo) e che Tarr sintetizza dicendo che il suo cinema “richiede molti soldi, condizione che mi costringe a forzare le regole in ogni nuovo film, inventandomi nuove strategie di messa in scena e sviluppando il mio stile. Con The Man From London, mi sono reso conto di aver raggiunto il limite, anche rispetto alla mia capacità di rinnovarmi e  di creare nuove forme”. E’ su Culture.hu, in un articolo dello scorso 22 settembre, che viene riportata la stessa determinazione; durante la presentazione Francese di The Man From London Tarr dice di esser stanco del ruolo di regista bruciato e marginale, e di volersi ritirare a far altro (pittura, scrittura); altri e differenti piani per vivere o per resistere.

Redazione IE Cinema
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