Il 20 dicembre, il regista iraniano Jafar Panahi è stato condannato a sei anni di reclusione e gli è stato vietato di dirigere e produrre film per i prossimi 20 anni, rilasciare interviste, viaggiare e avere qualsiasi tipo di contatto con i media. Hamid Dabashi, professoere della Columbia University, ha detto al Guardian che questa catastrofe ha lo stesso significato di quello che i Talebani hanno fatto in Afghanistan distruggendo la statua del Buddha; l’Iran sta compiendo un’azione dello stesso tipo con i suoi artisti, distruggendone di fatto la produttività. Panahi era stato arrestato nel luglio del 2009 dopo aver participato alle commemorazioni in sostegno di Neda Soltani e di tutto il movimento verde. Rilasciato poco dopo, gli viene però negato il permesso di lasciare la nazione. A Febbraio dell’anno successivo viene arrestato insieme alla sua famiglia e ai suoi collaboratori e trasferito nel carcere di Evin, a Tehran. Insieme a Panahi, ieri è stato condannato a sei anni anche il regista Muhammad Rasoulof (Gagooman, le bianche distese, e come ultima produzione Gesher, di Vahid Vakilifar). Tutti si ricorderanno le proteste condivise dal mondo del cinema occidentale da Scorsese a Spielberg fino alla testimonianza commossa di Juliette Binoche alla scorsa edizione di Cannes; Panahi stesso in quel periodo diceva “Quando un regista non può realizzare film, è come se fosse già in prigione. Anche se è libero da una prigione più piccola, si trova a vagare in una molto più vasta”. La sentenza di ieri è una vera e propria infamia.
Jafar Panahi condannato a sei anni di carcere, per venti non potrà più realizzare film
Sentenza infame contro Jafar Panahi, il regista Iraniano è stato condannato a sei anni di carcere, e per venti non potrà più realizzare film ne svolgere nessuna attività artistica, i dettagli...
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Redazione IE Cinema
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