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Venezia 67 – Orizzonti, tutti i film

Orizzonti si reinventa e si rinnova. Ma senza partiti presi, senza pose aprioristiche o predilezioni di genere. Non c’è stato un unico “stato dell’arte” a fare quest’anno da griglia di riferimento.

Sono le parole del direttore Marco Mueller per raccontare la linea e la scelta che ha indirizzato la selezione dei titoli della sezione Orizzonti, aperta a nuovi formati “E’ della fluidità del cinema contemporaneo che volevamo rendere conto, con scelte che mettono a confronto opere che innovano nel tradizionale supporto di celluloide e sperimentazioni elettroniche-digitali” agginge Mueller; “Stili e sguardi, insomma, molto diversi tra loro sull’audiovisivo e sul mondo. Nella convinzione dell’esistenza oggi di una molteplicità di sviluppi delle pratiche cinematografiche e delle loro costellazioni (vale a dire: del cinema e delle sue espansioni). Abbiamo, in definitiva, lavorato a scontornare quelli che erano i vecchi Orizzonti, così che potessero rappresentare l’altro versante (un altro punto di vista, un’altra immagine del “cinema per come lo si può fare” oggi) di ciò che viene proposto complessivamente dalla Mostra.”

Ed eccoli titoli, sinossi e guida dell’intera sezione Orizzonti prevista per Venezia 67: (La selezione orizzonti sul sito della Biennale)

LUNGOMETRAGGI

Catherine Breillat, La Belle Endormie (The Sleeping Beauty) (Francia)

La Bella Addormentata recupera la natura tragica del racconto originario. Il sonno della principessa Anastasia è intessuto di scene oniriche ma girate in ambienti reali. La continuazione del progetto iniziato con un altro racconto “rivisitato” di Perrault, Barbablù.

Film di chiusura

Hong Sang-soo, Okieui young-hwa (Oki’s Movie) (Corea del Sud)

Un racconto in quattro capitoli dove passato e presente, realtà e ricostruzione cinematografica, desiderio e frustrazione, memoria e menzogne frammentano e ricompongono le cronache di un menage à trois. Un giovane cineasta, il suo anziano professore di cinema e la bella Oki disegnano un trittico di punti di vista difformi su cui Hong Sang-soo proietta e rilancia il suo quesito ossessivo: può il cinema esimersi dall’univocità di racconto allorché intesse le soggettività contrastanti di personaggi rapiti (e traditi) dai sentimenti? La risposta è una briosa e spiazzante polifonia.

John Akomfrah, The Nine Muses (Regno Unito)

Il film raccoglie testi, materiale di repertorio dal 1951 al 1981, musiche ed immagini di un mondo ghiacciato e deserto, per costruire una rappresentazione della memoria dei lavoratori migranti di Gran Bretagna. Nove muse, nove “modi” del racconto. Un viaggio nel passato che si insegna a vedere nel presente.

Noël Burch, Allan Sekula, The Forgotten Space (Olanda/Austria)

To rule the sea is to ruin the world . Lo spazio dimenticato del nostro tempo è il mare. È lì che la globalizzazione diventa più visibile (e violenta). Elemento chiave di questo processo, iniziato dopo la Seconda Guerra Mondiale , sono i contenitori per le navi-cargo. Il container è l’oggetto primario della fabbrica globale. Il container come un vaso di Pandora?

Amit Dutta, Nainsukh (India)

Nainsukh (1710–1778), nato in una famiglia di pittori, figlio minore del Pandit Seu, che viveva a Guler, in una regione collinare dell’India settentrionale. Intorno al 1740 entra al servizio del raja Balvant Dev Singh di Jasrota e vi rimane fino alla morte del raja, nel 1763. In quell’anno Nainsukh si reca in pellegrinaggio a Hardwar, dove erano state portate anche le ceneri del raja per immergerle nel Gange. Qui scrive una nota informativa molto lunga sul registro dei preti, con un piccolo squisito disegno. Intorno al 1765 si trasferisce a Basohli, dove rimane forse fino alla morte. Tra i suoi dipinti, ritratti del raja, il più famoso dei quali è “Raja Balwant Singh che uccide una tigre”, ritratti di altre figure della corte, oltre a un autoritratto dipinto prima che avesse vent’anni, e ritratti del padre e del fratello maggiore Manaku. Influenzato dalla pittura mughal, Nainsukh rimane tuttora il più famoso pittore pahari (lett. “di montagna”)

Lluís Galter, Caracremada (Spagna)

Dopo la presa di potere di Franco in Spagna, l’organizzazione anarchica CNT entra in clandestinità, i suoi militanti (rifugiati in Francia) varcano i Pirenei per azioni di sabotaggio. Quando la CNT , di fronte al fallimento di queste azioni decide di rinunciare alle attività sul territorio spagnolo, Ramon Vila, alias Caracremada, decide di continuare, da solo. Il riferimento stilistico del film è certo Robert Bresson, ma non va sottovalutato l’apporto della conoscenza intima, da parte del regista, dei paesaggi e della storia della sua regione, la Catalogna.

Giuseppe Gaudino, Isabella Sandri, Per questi stretti morire – Cartografia di una passione (Italia)

Il fantasma di un esploratore con tonaca e cinepresa torna nei luoghi della Terra del Fuoco cui dedicò la vita. È Padre Alberto Maria De Agostini (1883-1960) missionario e cineasta innamorato di un popolo e di una natura irraggiungibile. Passato e presente si intrecciano, ricostruzione poetica e documentario si mescolano. Grazie ad immaginifiche animazioni a passo uno, torna in vita un mondo scomparso e dimenticato, magico e terribile: un letto diventa un continente, un piede gigante calpesta le memorie dell’Occidente.

José Luis Guerin, Guest (Spagna)

Molti registi girano il pianeta per presentare i loro film in festival o manifestazioni di cinema, ma pochi ne hanno fatto un’occasione di raccontare il nostro mondo con un film che scaturisca da quell’esperienza. Ricordando l’amico Jonas Mekas, Guerin riprende, da Venezia a New York, dalla Cina all’America latina, momenti di vite e di parole, che poco a poco costruiscono ciò che lui (un “guest”, un invitato di passaggio) ha intuito: viviamo in un mondo in preda al timore del Diluvio Universale, scosso da procelle e fulmini, insicuro e fragile, ma dove rimane sempre intatta la magia dell’incontro.

Laura Amelia Guzmán, Israel Cárdenas, Jean Gentil (Repubblica Domenicana)

Un mattino a Santo Domingo inizia per Jean, un anziano insegnante haitiano, un viaggio sempre più disperato, alla ricerca di un posto nel mondo e di una ragione per vivere. Come un Umberto D di Haiti, l’uomo si dissolve nella realtà che lo circonda. Il rigoglio dei paesaggi dell’isola non riesce più a dissimulare i tormenti dei suoi abitanti.

Huang Wenhai, Xifang qu ci bu yuan (Reconstructing Faith) (Cina)

Huang Wenhai, Qiao (Crust) (Cina)

Il documentarista cinese Huang Wenhai (menzione speciale della Giuria Orizzonti 2009 per Women / Noi) continua ad esplorare il presente e le possibili vie dell’avvenire del suo paese con due nuove opere. Il corto Qiao cattura un momento nella realtà della prosperità cinese: la rinascita dell’economia “compra dora” – le condizioni durissime di un cantiere navale dove si costruiscono navi per la Germania. Xifang quci bu yuan documenta con tenerezza, emozione e speranza come una comunità buddista provi a inventare altri rapporti sociali ed altri modi di organizzazione, cominciando dal prendersi cura dei deboli, dei malati e di chi scompare nell’indifferenza.

Patrick Keiller, Robinson in Ruins (Regno Unito)

Dopo London (presentato alla Berlinale nel 1994) e Robinson In Space (1997), è la voce di Vanessa Redgrave a sostituirsi a quella di Paul Scofield per raccontarci il nuovo viaggio nell’Isola (Inghilterra) di Robinson. Robinson è l’invisibile erudito professore che ostinatamente scruta la realtà, esamina segni e tracce, strade banali o monumenti celebri, accumulando documenti, testi e citazioni. Facendo man mano diventare infernali immagini apparentemente innocui, un’analisi implacabile della crisi del 2008.

Marianne Khoury, Mustapha Hasnaoui, Zelal (Egitto)

Cronache da un manicomio. La città è Il Cairo, le pareti sono scrostate, il degrado è ottundente quanto lo è la dondolante quotidianità dei pazzi che lo abitano. I registi osservano con doloroso rigore una realtà sconosciuta e, per molti versi, sconvolgente. La follia – sembrano suggerire – è parto amaro della mancanza d’amore e della repressione sociale. Le parole “folli” spesso sono espressioni di represse verità.

Kim Gok, Kim Sun, Bangdokpi (Anti Gas Skin) (Corea del Sud)

Un affresco del malessere sociale e politico della Corea odierna, tra satirico, surreale e fantastico. Un assassino seriale che veste permanentemente una maschera antigas semina il terrore. Quattro personaggi si mettono sulle sue tracce nel giorno delle elezioni: una ragazza-lupo a guida di una setta di giovani che pianificano il suicidio collettivo, il supereroe fallito Super Bo-sik, un marine americano sull’orlo della follia e il candidato favorito per la poltrona di sindaco di Seoul, che ha ricevuto un’inquietante minaccia di morte. Ma l’assassino è ovunque o forse semplicemente dentro ciascuno di noi.

Paul Morrissey, News from Nowhere (Stati Uniti)

Un clandestino argentino a Montauk, l’estrema punta orientale di Long Island, incontra ciò che rimane del sogno americano: consumismo drasticamente impoverito e vuoto morale definitivo, in cui chiunque può essere venduto o lasciato morire su una spiaggia. Il regista di Flesh, Trash e Heat guarda con occhio attonito un mondo in cui non può riconoscersi. Dal passato emerge un disincantato testimone: la superstar warholiana Viva, che ora dipinge e discute di chirurgia plastica. Un film che tesse un filo rosso con la produzione più segreta e personale di Morrissey, quella che va da Madame Wang’s a Mixed Blood.

João Nicolau, A Espada e a Rosa (The Sword and the Rose) (Portogallo)

Manuel dice addio alla sua vita abitudinaria a Lisbona e si imbarca su una caravella portoghese del XV secolo, dove vigono ancora le leggi della pirateria. Una volta a bordo, un tradimento scatena una serie di avvenimenti terribili che il protagonista cerca di superare senza venire meno ai propri principi morali. Un grande film di avventure marinare, una sorprendente commedia dell’assurdo.

F. J. Ossang, Dharma Guns (Francia)

Risvegliandosi dal coma, dopo un incidente di sci d’acqua nel quale è rimasta uccisa la fidanzata Délie, Stan van der Decken apprende di essere l’erede del misterioso Professor Starkov. Si imbarca quindi verso il paese di Las Estrellas, dove viene accolto da Jon, un supposto amico d’infanzia, e dal dottor Lisandro Ewers. Il professor Starkov, che potrebbe essere il padre di Délie, ha messo a punto un procedimento soprannominato “Doppio genetico”. Che Stan e Délie siano stati le cavie dello strano esperimento del geniale farmacologo?

Nicolas Pereda, Verano de Goliat (Messico)

Golia avrebbe ucciso la fidanzata, lo dicono tutti nel villaggio, anche i bambini. Una moglie è stata abbandonata dal marito, due soldati seminano il terrore. Con incredibile vigore narrativo, documentario e finzione si uniscono in un impercettibile, raro e riuscito connubio capace di esprimere la violenza del quotidiano come quella di un’intera società.

Gianfranco Rosi, El Sicario, Room 164 (Francia)

La stanza anonima di un motel. Un uomo con il viso nascosto da un velo nero. Un quaderno dove l’uomo traccia schemi e organigrammi. L’uomo è messicano. Il racconto di una biografia di sangue al servizio dei cartelli dei narcotrafficanti.

Maher Abi Samra, Sheoeyin kenna (When We Were Communists) (Libano)

Un cineasta torna a Beirut. Vi ritrova i suoi vecchi compagni, ex-militanti come lui del Partito comunista libanese. La guerra civile, la ricostruzione, lo sradicamento dell’oggi hanno fatto saltare le convinzioni e l’impegno. La memoria (raccontata, ricostruita, messa in scena con cura estrema) come cura contro la frammentazione in comunità religiose in conflitto tra loro e la minaccia del fondamentalismo.

Pasquale Scimeca, Malavoglia (Italia)

Nuove dai Malavoglia. La storia è antica, la Sicilia è contemporanea. Nel romanzo-manifesto verista, Scimeca cerca e trova occasione di un racconto moderno e abilmente fa vestire a questa famiglia di pescatori, dolore e lingua dei vinti verghiani. Ma più di un secolo non è passato invano, e un perfetto riscatto potrebbe non esser più merce proibita per ‘Ntoni e i suoi.

Sono Sion, Tsumetai Nettaigyo (Cold Fish) (Giappone)

Shamoto gestisce un negozio di pesci tropicali. La seconda moglie non va d’accordo con la figliastra Mitsuko. Un giorno, sorpresa a compiere un furto in un supermercato, Mitsuko viene salvata dal signor Murata, un uomo che svolge la stessa professione del padre e che le offrirà di lavorare con lui. Avrà così inizio un viaggio nell’orrore – ma il film è anche una riuscitissima commedia satirica sul Giappone della corsa al successo.

I cortometraggi e mediometraggi di Orizzonti

Doug Aitken, House (Usa)

Una tipica casa borghese nella periferia bene di una città americana si fa docilmente abbattere da un braccio meccanico, mentre al suo interno siede impassibile una coppia di mezza età (i propietari, dei fantasmi?), assorti nei ricordi della vita che è passata tra quelle fragili mura.

Victor Alimpiev, Slabyj Rot Front (Weak Rot Front) ( Russia )

Uno spazio vuoto e disadorno accoglie una decina di corpi che si muovono obbedendo a una logica comune che sfugge ogni norma. Volti, mani, braccia, gambe parlano un linguaggio nuovo. I performer in scena, sfiorandosi, toccandosi, ridisponendosi di continuo in nuove figure, sembrano i membri di una comunità utopica in cui il corpo reinventa i propri bisogni e sintomi. Udiamo solo minimi rumori di contatto tra i corpi, mentre quei gesti sospesi sono messi in scena da un montaggio tanto implacabile quanto quello di un ipercinetico action-movie.

Yuri Ancarani, Il Capo (Italia)

La laboriosa costruzione di una delicata fiducia reciproca ha permesso all’artista italiano Yuri Ancarani di filmare il lavoro dei cavatori di marmo sull’Appennino di Carrara. Il paesaggio e la forma della montagna si trasformano sotto i nostri occhi, frutto di un’armonica coreografia tra i misteriosi gesti codificati del cavatore e i movimenti delle macchine pesanti che, al suo comando, aggrediscono la roccia.

Mauro Andrizzi, En el futuro (Argentina)

Un inclassificabile (finzione, documentario?) film a episodi, fulminanti e paradossali racconti morali sulle forme dell’erotismo e della sessualità contemporanea.

Martin Arnold, Shadow Cuts ( Austria )

Pluto e Topolino a letto insieme. A volte nel buio. Ridono, ossessivamente.

Guillermo Arriaga, El Pozo (Messico)

Le tragedie di una rivoluzione (qui quella messicana del 1910) non sono sempre questione di grandi battaglie o movimenti di folla. Basta un episodio, di quelli che “ la Storia ” dimentica, per esprimere il dolore di un popolo, come si vede nei racconti del più grande romanziere messicano moderno Juan Rulfo.

Nuntanat Duangtisarn, Woman I (Tailandia)

Prendendo spunto da un omonimo quadro di William de Kooning, collage di archetipi del femminile, il giovane Nuntanat Duangtisarn ritrae il regista Nop intento a realizzare un film sulle donne della sua vita. In un’architettura di sapiente ambiguità semantica, la posizione dell’uomo in questa costellazione di donne è messa in discussione: astro al centro dell’universo o satellite che vive della luce del loro sguardo?

FLATFORM, Non si può far nulla contro il vento (Italia)

Una serie di sequenze di paesaggi ripresi in uno spazio di 60 chilometri compongono mosaici di luoghi e assi di riferimento in continua trasformazione e che non esistono nei nostri dintorni. In questo video i corpi non sono vicini o lontani. Sono grandi o piccoli. Gli orizzonti cambiano e nessuno spazio è indipendente da chi lo guarda. Incorporando solo memoria, il paesaggio è visto a velocità diverse che applicano una logica corporale alla visione.

Vincent Gallo, The Agent, (Stati Uniti)

Dolcezza, aggressività, paternalismo, seduzione, disagio, rabbia, ipocrisia, di nuovo dolcezza… Un agente si rivolge al suo cliente, un tipo non facile. Interpretato da Sage Stallone, figlio maggiore di Sylvester Stallone.

Hund & Horn, Mouse Palace ( Austria )

Immaginate la vostra vita (di coppia, di famiglia) o la vostra infanzia. Ricordate le scenate a casa, quando a volte volano i piatti. Ricordate la durezza e la drammaticità del quotidiano. In pochi minuti di grande virtuosità tecnica, tutto ciò viene incarnato da famiglie di veri topolini in un microscopico (e commestibile) appartamento. Lo invadono, ci si scontrano, amano, dormono, e naturalmente lo distruggono.

Chaisiri Jiwarangsan, Nok Ka Mhin (Four Seasons) (Tailandia)

Una giovane donna si rilassa in riva al fiume, mangiando un mango. Una canzone, una corsa in motocicletta, una preghiera, un cantiere; luoghi e attività ordinari di lavoro e riposo di una migrante. Come si determina la ‘natura’ di uno spazio e come ci si appropria di esso allorché si è lontani da casa e non ci si può sentire a casa?

Isaac Julien, Better Life (Regno Unito)

Il punto di partenza è la tragedia della Baia di Morecambe: nel 2004, 23 raccoglitori cinesi di frutti di mare perirono annegati, sorpresi dalla marea mentre compivano il loro lavoro al nero. Il punto di arrivo: un poema visivo che intesse passato e presente (anche cinematografici: evidente la sfida nei confronti di Tsui Hark e Wong Kar-wai) della Cina. Con una specialissima partecipazione di Maggie Cheung. Dalla sua installazione per nove schermi (Shanghai e Sydney, maggio 2010), un vero e proprio film con dialoghi e testi scritti dal poeta Wang Ping (e con le straordinarie “calligrafie a vista” di Gong Fagen).

Rustam Khamdamov, Brilianty (Diamonds) ( Russia )

Una spilla di diamanti rubata, una storia d’amore tra ballerine e una radio magica. Diamonds mette in scena la poesia del film muto all’interno di un sogno cinematografico contemporaneo.

Korpys/Löffler , Atom (Germania)

In Germania un gruppo di ecologisti protesta contro le scorie nucleari. La polizia li tiene sotto osservazione. Che significa «vedere» un evento del genere? Sotto terra, invisibili, le scorie. In superficie, un balletto di apparati istituzionali e manifestanti. Ci si scambia delle parole, parlano anche i poliziotti…La realtà costruita dalla messa in scena smantella le costruzioni mediatiche e la loro pretesa di verità.

Clara Law, Chi Di (Red Earth) (Hong Kong)

Un manager giunge a Hong Kong per incontrare una ragazza conosciuta un mese prima. La cerca nella stanza di un albergo, sperando di ammirare lo splendido tramonto di cui lei gli aveva parlato. Ma, per qualche strano motivo, lui non sa più riconoscere il volto della ragazza. Da questo momento in poi, accadranno una serie di eventi molto strani…

Armin Linke, Francesco Mattuzzi, Future Archaeology (Italia)

Qualunque sarà il destino del conflitto sui territori palestinesi, va considerata la possibilità di una completa o parziale evacuazione delle colonie e dell’architettura dell’occupazione israeliana. Le aree che in Palestina sono o saranno liberate dalla presenza israeliana rappresentano un laboratorio in cui ri-immaginare le funzioni dell’urbanistica e dell’architettura, liberate dal potere e dal controllo che le hanno caratterizzate. Linke e Mattuzzi realizzano un film-saggio in 3D, tra politica e architettura, sul concetto di “decolonizzazione”, esplorando il territorio e la sua cultura, raccogliendo casi e testimonianze.

Bertrand Mandico, Lif og daudi Henry Darger (The Life and Death of Henry Darger) (Francia)

L’artista “brut” Henry Darger percorre le strade dell’Islanda per sapere quanto tempo gli resta da vivere. “Ti restano due ore” gli dirà una misteriosa donna dalla pelle blu incontrata lungo la strada.

Jesse McLean, Magic for Beginners ( Usa )

Il mash-up e il collage di materiali video eterogenei, dal web, social network e vecchi VHS, sono la base della produzione della videoartista statunitense Jesse McLean. Accompagnato da una scelta di illuminanti citazioni warholiane sulla Tv, il cinema e i media, questo video come i suoi precedenti mette al centro il confuso rapporto tra identità e post-realtà, esperienze dirette e mediate dai nostri consumi culturali.

Galina Myznikova, Sergey Provorov, Voodushevlenie (Inspiration) (Russia)

Lungo un fiume e le sue rive si muovono compatte, a testa bassa, misteriose figure umane. I colori dei loro abiti si confondono con il verde dei cespigli e il marrone limaccioso dell’acqua e del fango. Gesti e coreografie tra i loro corpi e gli elementi della natura scandiscono lo scorrere lento del tempo. Potente, inquietante e indecifrabile, con una straordinaria cura tecnica e formale, il nuovo video della coppia di artisti russi Myznikova e Provorov (insieme si firmano Provmyza) è un nuovo capitolo nella loro creazione una dimensione primitiva o apocalittica, in cui l’umanità e i suoi rituali sembrano tornare visibili per la prima volta, e Uomo e Natura celebrano il rituale della loro riunione.

Manoel de Oliveira, Painéis de Säo Vicente de Fora, Visäo Poética (The Panels of Säo Vicente de For a, A Poetic Vision (Portogallo)

Cortometraggio dedicato ai pannelli del Monastero di São Vicente de Fora di Lisbona, opera attribuita al pittore portoghese del IV secolo Nuno Gonçalves che ritrae le principali figure della società portoghese dell’epoca (clero, nobiltà e popolo) e considerata la vetta più alta dell’arte portoghese antica.

David OReilly, The External World ( Germania )

Esilarante, folle e scorretta commedia sperimentale realizzata in animazione digitale, nello stile già diventato celebre del giovanissimo grafico e regista David OReilly, qui al suo film più ambizioso. Tutto inzia con un impacciato bimbo alle prese con uno spietato insegnante di pianoforte, poi il film in pochi minuti minuti attraversa freneticamente dozzine di situazioni e contesti, in cui fenomenali personaggi (uomini, animali, pupazzi, mostri e quant’altro) si affollano in un universo dove regnano l’assurdo e il surreale. Il film è ispirato a una riflessione sulla violenza nel mondo dei cartoni animati, di cui diventa l’ennesimo e terminale capitolo.

Laila Pakalnina, Pa Rubika Celu (On Rubiks’ Road) (Lettonia)

La strada di Rubik è una pista ciclabile che collega le città di Riga e Jūrmala, in Lettonia. La regista si sofferma a filmare le persone che passano per questa strada, corridori, ciclisti, gente a passeggio, ma anche cani, uccelli, treni che passano lì vicino e aerei che attraversano il cielo.

Rafael Palacio Illingworth, Man in a Room ( Usa )

Fulminea, spietata e ironica cronaca della giornata di un uomo chiuso in una stanza, alle prese con appetiti, dubbi e presenze impreviste, adattamento per lo schermo di un breve fumetto dell’artista e illustratore scozzese David Shrigley. Uno dei più corrosivi ritrattisti dell’alienazione contemporanea, Shrigley ha pubblicato oltre 20 libri, diretto nel 2005 il film d’animazione di culto Who I Am and What A Want, contribuito con i suoi disegni alle pagine di The Guardian e ai videoclip di artisti come Blur, ed è stato celebrato da mostre monografiche in musei come il Museum Ludwig di Colonia, Malmö Konsthall e UCLA Hammer Museum di Los Angeles.

Arnaud des Pallières, Diane Wellington (Francia)

Jean-Gabriel Périot, Les Barbares (The Barbarians) (Francia)

Il nuovo video di Périot condivide la scottante attualità delle news televisive, ma è il prodotto di un sguardo radicalmente altro sulla cronaca delle tensioni sociali ed economiche recenti. Composto esclusivamente di immagini fotografiche prese dalla rete, è un apologo politico sulla fine delle oligarchie e l’urgenza del cambiamento.

Sasha Pirker, The Future will not be capitalist ( Austria )

Ritratto elegante e ironico della sede del Partito comunista francese disegnata (all’epoca gratuitamente per i compagni) dal grande architetto brasiliano Oscar Niemeyer. Le riprese del palazzo, degli spazi e delle poche persone che oggi li frequentano (il partito ha finito i soldi) vengono commentate da un’intervista con il gestore del palazzo. Saggio sull’architettura, la storia e la politica, film moderno sulla capacità ad interrogare il reale per conoscerne la storia.

Luiz Pretti, O mundo é belo (Brasile)

Una riflessione sulla vita e sulla sua sfuggevolezza, ma anche un’opera che indaga su quel sentimento misterioso che tiene aggrappati alla vita. Un sentimento che forse si chiama amore, o che forse non ha un nome, e che ha la propria origine nel primo, innocente contatto che ogni individuo ha con la bellezza, in qualunque sua forma.

Nicolas Provost, Stardust (Belgio)

Che sta succedendo stasera a Las Vegas? Cosa controlla il croupier del casino? Cosa guarda il passante che incrocia John Voigt, Dennis Hopper et Jack Nicholson? Segni di una catastrofe imminente incombono tra le luci multicolori della capitale del gioco d’azzardo.

SJ Ramir, Cold Clay… Emptiness (Nuova Zelanda)

Un beat elettronico si trasforma in un battito umano che è della terra e di un uomo che cammina. L’erba è sghemba, il suo colore è acceso, l’immagine frigge. Una figura raggiunge una casa isolata e poi vi fa ritorno. Condotti sul limite dell’occhio, tutto si fa imperscrutabile.

Emily Richardson, The Futurist (Regno Unito)

Girato all’interno di un cinema costruito negli anni ’20, e oggi come tanti altri a rischio di chiusura e trasformazione, The Futurist è il primo di una serie di film con i quali l’artista inglese Emily Richardson si propone di celebrare lo spazio e l’esperienza della sala cinematografica tradizionale. Un semplice (ma ingannatore) sguardo circolare esplora lo spazio del cinema, in un lavoro che trova proprio nel momento della proiezione sul grande schermo il suo senso compiuto, trasformando lo spettatore in performer, rispecchiando e sfondando lo spazio della visione.

Roee Rosen, Tse (Out) (Israele)

Politica e pratiche S&M: il film incendiario e inclassificabile di Rosen unisce due temi solo apparentemente senza nulla in comune, culminando in un rituale ideato dall’artista per liberare una giovane dallo spirito di Avigdor Lieberman, discusso politico ultra-conservatore, ministro degli esteri del governo israeliano, fondatore e leader del partito Yisrael Beiteinu, paragonato dalla stampa internazionale a Jeorg Heider e a Jean Marie Le Pen. Rosen rielabora la figura dell’esorcismo presente nella letteratura ebraica (il rituale del Dybbuk) come nel cinema horror, mentre il piacere erotico estremo e violento, diventa il più impensabile strumento di lotta politica contro razzismo e nazionalismo. Con un imprevedibile e commovente finale musicale.

Josh e Ben Safdie, John’s Gone (Usa)

Dal suo appartamento disastrato, John da la caccia a scarafaggi, espelle ladri maldestri, commercia on-line le sue proprietà, litiga con la fidanzata e cerca rapporti poco plausibili con perfetti sconosciuti. Una tragicommedia di cliché newyorkesi, raccontata da un punto di vista off, come se fosse un sogno malinconico. Filmate con una vecchia telecamera del padre dei due registi-produttori, dettaglio che sottolinea ulteriormente la dimensione emotiva e personale del progetto, le riprese di John’s Gone sono state successivamente trasferite in pellicola e gonfiate, per ottenere il singolare effetto visivo retrò evidente fin dalle prime inquadrature, che contribuisce alla stratificata dimensione temporale che caratterizza il lavoro, in cui e-commerce e computer appaiono in un film di atmosfere prettamente newyorkesi che vanno dalla No Wave anni ’80 indietro fino agli esordi di Cassavetes.

SEMICONDUCTOR, Indefatigable (Ecuador)

Realizzato grazie al “Gulbenkian Galapagos Artists’ Residency Programme” che ospita artisti nelle isole Galapagos, il film mostra un team di lavoro che sta sezionando ciò che appare come un comune arbusto. Le immagini si soffermano sui metodi e le tecniche utilizzate durante tale processo. A metà tra il documentario scientifico e il lavoro di fiction, questo film parla dei metodi creati dall’uomo per leggere e interpretare il mondo che lo circonda.

Sun Xun, 21 ke ( 21 G ) (Cina)

21 G è la storia di un mago, l’unica professione al mondo per la quale raccontare bugie non solo è lecito, ma fa parte del “gioco”. Quest’audace allegoria politica (l’animazione sotto i 60’ non deve passare la censura di Pechino) è anche un film sull’esistenza. Un uomo alla ricerca di un valore e di un significato nella vita e di sistemi di riferimento che gli permettano di comprenderla. Ansioso di conoscere la verità, ne “sente” la presenza, ma non riesce mai a raggiungerla, perdendosi in un moto circolare, continuo e senza fine.

Elina Talvensaari, Miten marjoja poimitaan (How to Pick Berries) (Finlandia)

Visitatori provenienti da un posto lontano giungono nelle terre della Finlandia del Nord. Come comunicare con queste persone che raccolgono bacche? E perché queste persone si trovano qua? Il film è uno studio sulla mentalità finnica e sulle assurdità dell’economia globale.

Oleg Tcherny, La linea generale (Francia)

Un inedito profilo architettonico della città di Venezia, progressivamente elaborato e destrutturato in digitale per assumere una consistenza puramente plastica e pittorica, fa da sfondo alla lettura di un visionario testo di Galileo Galiei, letto dalla voce del filosofo Giorgio Agamben. Due tesori storici della cultura italiana, il paesaggio di Venezia e le parole di Galileo, si sposano grazie ad un uso inedito delle più moderne tecnologie di elaborazione dell’immagine.

Peter Tscherkassky, Coming Attractions ( Austria )

Il nuovo attesissimo film di uno dei protagonisti del cinema sperimentale contemporaneo guarda indietro nella storia del cinema, fino alle sue origini, a cui si ispira per affrontare il “riciclaggio” e la manipolazione delle pellicole archiviate da una casa di produzione di film pubblicitari, che Tcherkassky ha salvato dal macero. Chiuso per mesi nella sua camera oscura, lavorando esclusivamente con attrezzature ed effetti ottici, senza alcun uso del digitale, il maestro austriaco del found footage ha ribaltato il senso e l’effetto delle immagini originali, trasformando attori, modelli e prodotti negli inconsapevoli protagonisti di un nuovo racconto puramente visivo. Con una commovente sorpresa nel capitoletto finale, pensata e inserita proprio in vista della prima mondiale del film a Venezia.

Hannes Vartiainen, Pekka Veikkolainen, Erään Hyönteisen tuho (The Death of an Insect) (Finlandia)

In un paesaggio senza vita dove il tempo stesso ha fermato il suo lento strisciare, nei vuoti isolati di architetture urbane, tra i resti deformati di altri insetti, inizia un balletto folle. E una farfalla appena uscita dal bozzolo sta per morire .

Atsushi Wada, Haru no shikumi (Mechanic of Spring) (Giappone)

Gli animali ci guardano. Vero o disegnato, il mondo animale si fa certo metafora di quello umano, ma sopratutto presenza che turba e inquieta, con un’ironia a volte crudele ma anche, spesso, divertente. Topolini che ci somigliano fin troppo nei comportamenti, insetti che sembrano sapere che ci sopravvivranno, orsacchiotti e conigli dei cartoni animati… tutti diventano, nelle mani degli artisti, figure del “troppo umano”. Un haiku surreale e poetico, in cui apparentemente infantili disegni a mano su carta diventano un esempio del cinema d’animazione nipponico più originale.

Olivier Zabat, Fading (Francia)

Un istituto dove circolano due giovani guardiani notturni e un uomo, di quelli che s’usa definire « erranti ». Davanti ai nostri occhi come nel cuore dei personaggi, si presentano la paura, le visioni notturne, con l’aggiunta d’emozione e indignazione davanti a tutte le esclusioni.

Ishtiaque Zico, 720 Degrees (Bangladesh)

Georgios Zois, Casus Belli (Grecia)

Il crash economico greco, il passaggio dal sereno consumismo alla crisi, prendono la forma di una strana performance collettiva e raffinato esercizio formale, con protagonista principale un simbolico carrello della spesa colmo di ogni primizia, lanciato a tutta velocità contro le nostre vecchie abitudini.

I film di Orizzonti Fuori Concorso

Douglas Gordon, K.364 A Journey by Train (Regno Unito)

K.364 è un esercizio di ritrattistica, in questo senso seguito ideale di Zidane: A 21st Century Portrait, realizzato in collaborazione tra Gordon e l’artista francese Philippe Parreno. Questa volta oggetto del ritratto non sono un calciatore e un evento sportivo, ma un brano e una performance musicali. Il film segue il viaggio di ritorno di Avri Levitan and Roi Shiloach – musicisti di origine ebrea-polacca – verso la terra da cui i loro genitori fuggirono nel 1939. Accompagniamo i musicisti mentre lasciano Berlino a bordo di un treno, e attraversano la città di Poznan, dove la vecchia sinagoga è diventata una piscina. Il viaggio termina a Varsavia, per l’esecuzione della “Sinfonia concertante K. 364” di Mozart, eseguita da Levitan e Shiloach insieme alla Polish National Chamber Orchestra.

Ken Jacobs, A Loft (Stati Uniti)

Uno squarcio in 3-D del grande loft di un artista nella downtown di New York, da cui stanno per essere ricavati altri più piccoli “loft per artisti”. Cosa bizzara dato che ad abitarli saranno probabilmente dentisti e piccoli burocrati della finanza. Altrettanto insolita è l’assoluta mancanza totale di tecnologia 3D.

Isaac Julien , The Leopard (Regno Unito)

Julien alle prese con Tomasi di Lampedusa? No: i “gattopardi” sono qui gli immigrati clandestini dalla Libia che attraversano la Sicilia , l’Italia, l’Europa. Sono “angeli nuovi” della storia presente che ci permettono di vedere gli snodi dove le speranze e i sogni della modernità si sono infranti. La continuazione in cinema di un lavoro di video-installazioni che esploravano l’impatto di luoghi e paesaggi a confronto e in opposizione.

Carlo Liberatore, Matteo Di Bernardino, Antonio Iacobone, Stefano Ianni, Marco Castellani e altri, Un anno dopo – Progetto Memory Hunters 1 (Italia)

Sembra un giorno qualunque, ma è quello del primo anniversario del terremoto che il 6 Aprile 2009 ha colpito la città de L’Aquila e i suoi dintorni. Un anno dopo è la prima tappa, supervisionata da Gianfranco Rosi e Stephen Natanson, del progetto Memory Hunters (Cacciatori di memoria) che si propone di seguire negli anni, grazie agli studenti dell’Accademia dell’Immagine e ai loro docenti, la ricostruzione dell’Aquila e della sua identità. I giovani cineasti scelgono le immagini giuste per recuperare la memoria della vita precedente della città e dei suoi abitanti attraverso testimonianze, silenzi e sguardi di una quotidianità sospesa e inesplorata. Sono tante piccole storie di giovani e vecchi, individui e famiglie, micro-analisi di come la vita comunitaria prova a ricomporsi.

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