sabato, Aprile 20, 2024

Il cinema di Sebastián Lelio

 

La Sagrada Familia, un nome che dalla sacra famiglia palestinese arriva, in un lungo viaggio, al capolavoro incompiuto di Gaudì,  è il ritratto di una tranquilla famiglia borghese che si scoprirà del tutto disfunzionale: padre architetto di successo (Sergio Hernàndez), madre casalinga (Coca Guazzini), figlio, studente universitario anche lui di architettura, Marco (Néstor Cantillana).

Sono nella casa al mare per tre giorni, a Pasqua, aspettano la prima fidanzata ufficiale di Marco, Sofia (Patricia Lopez). Il suo arrivo produrrà cambiamenti irreversibili e la tensione sessuale (la gelosia del padre verso il figlio, la dipendenza succube del figlio dal padre) si proietterà anche all’esterno, nella coppia omosessuale di amici che arriveranno allo scontro violento. La madre scompare ben presto alla vista, elemento effimero di equilibrio precario, mentre la bellezza di Sofia s’impone, manipolatrice a sua insaputa, energia vitale che subentra dove il processo di deterioramento è già troppo avanzato per non generare corruzione.
La Chiesa incombe, fondamentale nella cultura sudamericana, i suoi comandamenti plasmano pensieri e comportamenti della generazione dei padri, tessono alleanze con il potere, politico ed economico.
La trasgressione (coppie omosessuali, uso di droghe, libertà sessuale) sembra essere tutta dalla parte dei figli. In realtà, la critica al conformismo della morale cristiana è sottesa e forte e si avverte sempre vibrante nel giovane cinema cileno una componente politica, anche quando si traduce in forme simboliche come il canto o il racconto.
Questo gruppo di famiglia in un interno cileno svela ben presto la natura posticcia della sua armonia  di facciata e la costruzione,  proiettata verso il cielo con il superbo slancio verticale delle guglie di Gaudì, va rapidamente in frantumi perchè corrosa in profondità.
I personaggi di contorno, la coppia omosessuale (Mauricio Diocares e Juan Pablo Miranda), Rita (Macarena Teke) amica solitaria e silenziosa, Sofia, esuberante e sensuale, fungono da catalizzatori, e mentre i reagenti si consumano nella reazione, essi restano intatti ad accentuare il contrasto e svelare le contraddizioni.
Film d’esordio, La Sagrada Familia porta già i segni di un linguaggio che si farà sempre più riconoscibile. Nei film successivi, il potere dell’inquadratura e la sovversione del montaggio diventeranno tratto stilistico e strumento espressivo forte.
Tra Pasqua (La Sagrada Familia) e Natale (Navidad ) si sviluppa il dittico familiare all’insegna del concetto di trasgressione: l’atto sessuale  nel primo, il rifiuto, nel secondo, della festa da celebrare in famiglie disastrate, dove trovarsi insieme a Natale suona come patetico palliativo per coprire marcate disfunzionalità.
Se ne La Sagrada Familia  la dissoluzione è scatenata dall’arrivo di elementi esterni, in Navidad, con i tre ragazzi chiusi a dimenticare il Natale nella vecchia casa del padre di Aurora (Manuela Martelli) ai piedi delle Ande, il cerchio si restringe e ogni conversazione, rivelazione, sguardo, acquista singolare intensità nel legame che si stabilisce al loro interno.
Alejandro (Diego Ruiz) e Aurora, studenti di liceo, arrivano da Santiago.Il loro è un rapporto logoro, comunica disagio, sembra unirli solo la volontà comune di trovare un rifugio al proprio malessere.
Alicia (Alicia Rodríguez) più giovane, quasi una bambina, viso angelico, approda lì per caso, anche lei in fuga, ma con ferite che sembrano lontane dal cicatrizzarsi.
Il trio si coagula, prima timidamente, poi sempre più significativamente, nasce una complicità che li porta fino alla scena d’amore finale, un abbraccio collettivo che è risveglio sessuale, fuga dalla solitudine, spazio di condivisione libero da barriere frustranti. Nella magica notte di Natale si compie la loro iniziazione alla vita, poi bisognerà continuare da soli.

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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