mercoledì, Aprile 24, 2024

Black 47 di Lance Daly – Berlinale 68, Fuori concorso: la recensione

Lance Daly racconta una pagina oscura della storia irlandese

Tra il 1845 e il 1852 l’Irlanda, colonia inglese dal 1607 e tra i paesi più poveri al mondo, fu colpita da quella che sarebbe passata alla storia come An Gorta Mór (the Great Hunger, la grande carestia irlandese). Per diversi anni di seguito, interi raccolti di patate andarono persi a causa della peronospora (Phytophthora infestans), un agente parassitario ai tempi ancora sconosciuto, che trovò un ambiente ideale nella patata Lumper, una qualità ad alta produttività ormai indebolita dalla coltivazione a monocoltura intensiva.

Considerando che la patata costituiva l’alimento principale degli irlandesi, l’impatto della carestia sulla popolazione, già impoverita dal giogo inglese, fu devastante. Molti agricoltori, non più in grado di corrispondere l’affitto ai proprietari terrieri, vennero sfrattati; il costo delle derrate alimentari divenne esorbitante.

Alla fine, il numero di vittime si aggirò intorno al milione; in molti morirono di fame, altri per via di febbri ricorrenti. Tra i sopravvissuti, furono in tanti coloro che furono costretti migrare, cercando salvezza nelle Americhe. In totale, si calcola che la popolazione irlandese si ridusse quasi del 25%.

È in questo desolante scenario che Lance Daly, regista irlandese noto per Kisses (2008), The Good Doctor (2011) e Life’s a Breeze (2013), ambienta il suo nuovo film intitolato: Black 47.

La storia è semplice. Feeney, valente militare irlandese impiegato come ranger in Afghanistan, diserta per tornare in patria ed emigrare in America con la sua famiglia. Giunto a casa, scopre che i familiari sono tutti morti, per colpa della carestia e del malgoverno inglese. Feeney decide di vendicarsi, uccidendo tutti coloro che hanno anche indirettamente contribuito alla morte dei suoi cari. Il commissario Hannah, veterano suo ex-commilitone, viene incaricato di fermarlo.

Su un piano stilistico, Black 47 combina elementi linguistici del cinema western del periodo classico con quelli del film di genere alla Rambo. La fotografia, caratterizzata da colori freddi e desaturati, è povera di contrasti. Il blu e il grigiore della nebbia dominano sul paesaggio e sugli uomini. La colonna sonora, anch’essa in stile, è lì unicamente a sottolineare la drammaturgia della storia.

Su un piano contenutistico, l’intreccio si sviluppa in modo prevedibile, alimentato dai temi portanti della vendetta e dell’amicizia virile tra gli ex-commilitoni Hannah e Feeney, rispettivamente impersonati dal bravo Hugo Weaving – noto ai più nei panni di Agent Smith per la trilogia The Matrix – e dal giovane James Frecheville, troppo irrigidito nel suo ruolo di implacabile vendicatore.

Nonostante queste debolezze, a onore del film bisogna evidenziare come finora nessun regista, irlandese e non, abbia raccontato questa triste pagina della storia irlandese, una pagina che nel film di Lance Daly assume i tratti di un’Apocalisse.

Christian Del Monte
Christian Del Monte
Christian Del Monte (Matera, 1975) è scrittore e fotografo. Sue passioni: cinema, linguaggi visivi, storiografia, caos

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