sabato, Aprile 20, 2024

The man from London di Béla Tarr

Tratto da un romanzo di Simenon, puntuale arriva il colpo di scena, ma tutto succede entro la prima mezz’ora, poi nulla sarà più da scoprire, saltano gli ingredienti del noir e del thriller, ne resta quella che si potrebbe definire l’aura, ma nessun dubbio sull’imprinting inconfondibile di Bela Tarr. La fusione fra gli stilemi del noir classico anni ’40 e il respiro lento di un cinema che esplora ogni angolo dello spazio, muove la camera con virtuosismo impareggiabile, mette a nudo una visione del mondo fin dal primo fotogramma, è evidentemente singolare.
Presentato in concorso al Festival 2007 di Cannes, prodotto con notevoli difficoltà dopo il  suicidio del produttore Humbert Balsan, non ottenne riconoscimenti, anzi fu accolto con freddezza da molta critica e il problema della lingua (girato in ungherese, fu poi rielaborato da Tarr in francese e in inglese) gli fu addebitato come limite piuttosto che come opzione in più (il normale plurilinguismo di una zona portuale che diventa anche la non-lingua di un mondo incapace di comunicazione). Eppure The man from London è grande cinema che aggiunge una tappa ricca di nuove connotazioni a quel discorso sull’uomo che Bela Tarr ha condotto per quarant’anni, coerente fino alla fine, coadiuvato da un team collaudato di collaboratori alla regia e al montaggio (Ágnes Hranitzky), alla fotografia (Fred Kelemen, suo eccellente allievo, il cui virtuosismo ha fatto fare il nome di John Alton, il grande specialista del noir), alla musica (Mihály Vig, con un sound che aggiunge alla visione effetti sensoriali straordinari, potenzia la funzione comunicativa delle immagini anche quando tace, producendo effetti di alterazione cognitivo-percettiva spettrali e disorientanti) e infine un cast di nomi che spesso tornano e riconosciamo, o volti presi dalla strada e pienamente integrati nella parte.
Tilda Swinton è la star di rilevanza internazionale, ha una piccola parte, ma l’occhio di Tarr si posa sul suo viso scavato e sui suoi gesti con un’acuminata capacità di trasformarla in icona di un certo modo di essere donna, moglie e madre, bastano un minimo gesto delle mani, il mento che le trema dopo l’ennesimo alterco col marito, il suo accasciarsi sulla sedia incapace di capire, di essere più di quel che è diventata in una vita di frustrazioni.
L’inchiesta dell’ispettore Morrison, uomo di Londra anche lui (un claudicante István Lénárt che interpreta alla perfezione una delle migliori maschere create dal noir, il detective dall’aria sorniona a cui nulla sfugge, che perfora con lo sguardo anche mentre  dice cose qualsiasi, miscela perfetta di diffidenza e conoscenza dell’ agire umano, capace alla fine anche di generosa umanità) è un’indagine risolta in partenza, eppure la normale tensione del noir c’è tutta, la fuga repentina di Brown (János Derzsi), il suo ritorno minaccioso per cercare il malloppo, il clima di sospetto, il margine di mistero e di ambiguità che impregna l’aria, l’incubo in cui si avvolge Maloin, incapace del cinismo necessario per portare fino in fondo la sua azione.
A visione conclusa del film resta soprattutto quel che sempre lasciano le immagini di Bela Tarr, il senso straniante di un limite verso cui l’uomo si spinge alla ricerca di un varco, quell’esserne ricacciati inesorabilmente indietro, l’aspirazione ad un Eden perduto per sempre, l’infinita pietà verso l’innocenza che non ha colpe ma neanche speranza, qui si tratta della figlia di Maloin e della  moglie di Brown, deboli che la storia travolge come i colpevoli, senza distinzioni.
Forse The man from London non è il miglior film di Bela Tarr, certo le vette toccate da Sátántangó sono difficili da eguagliare, ma ogni opera di questo cineasta è un’esperienza dello sguardo e della mente, un cinema che s’incunea  negli intricati meccanismi dell’agire umano con empatia profonda, ne ritrae conflitti e confusione, non racconta storie ma riflette, come in uno specchio, la complessità di un deserto.

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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