Lo sguardo di Perkins si sofferma sugli oggetti di arredamento, le stanze svuotate da qualsiasi presenza umana, gli elementi di una casa nel tempo dove i gesti sono sconnessi dall'energia motoria che li ha generati. Inabissati in un orizzonte temporale compresente, dove senso esterno dello spazio e intuizione interiore vengono incorporati nei geroglifici dell'inanimato. L'approfondimento su "I Am the Pretty Thing That Lives in the House", il secondo lungometraggio di Osgood Perkins
Il tempo del sogno, del desiderio e della memoria caratterizzano quello di Oz Perkins come un cinema di fantasmi. In The Blackcoat's Daughter il patrimonio acquisito del lessico horror viene cannibalizzato per diventare traccia e apparizione, dove apparente è la cornice stessa.