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Benvenuti al Nord, l’incontro con il regista e il cast

“Quando un forestiero viene al sud piange due volte, quando  arriva e quando parte”sottolineava  ironicamente Mattia uno dei protagonisti  di Benvenuti al Sud, (remake del francese Giù al nord di Dany Boon), che 2 anni fa  ha sbancato al botteghino con quasi  30 milioni di euro di incasso. E quando un forestiero va al nord? Verrebbe  da chiedersi… Squadra che vince non si cambia e così Luca Miniero torna a dirigere il sequel – Benvenuti al nord – in uscita domani in 800 sale italiane e distribuito da Medusa. Confermato il precedente cast – Claudio Bisio,Alessandro Siani,Angela Finocchiaro , Valentina Lodovini ,Giacomo Rizzo e Nunzia Schiano – cui si è aggiunta qualche new entry come Paolo Rossi e la giovane cantante Emma Morrone. Li abbiamo incontrati venerdì mattina in conferenza stampa presso l’Hotel Visconti Palace di Roma.

Attraverso le tue commedie, in questi tre anni ti sei dedicato a tratteggiare vizi e virtù degli italiani. Al termine di questo viaggio di andata e ritorno tra sud e nord che considerazioni ne hai tratte?

Luca Miniero: Questo è un copione originale che come il precedente e forse anche di più ha una forte connotazione italiana. Credo che l’aver vissuto diversi anni a Milano mi abbia aiutato a raccontare un nord più caldo e puro e forse meno di maniera, un nord secondo me più vero. Insomma smettiamola con la storia  che i nordici sono freddi e basta, c’è umanità al nord come al sud ma anche tante differenze.

Visto lo strepitoso successo del precedente, sentite  il peso della responsabilità di alte aspettative o viceversa  siete più rilassati e sicuri di voi?

Luca Miniero: Meglio venire da un successo che da un flop. Certo fare un film è sempre faticoso, sia che si tratti di un’opera prima che di un film come questo. Ovviamente il piacere di fare questo lavoro cancella presto tutte le ansie e le preoccupazioni che accompagnano l’iter di un film. Un po’ come per una  donna  quando partorisce che dimentica i dolori e  farebbe subito un altro figlio.

Claudio Bisio: Siamo sereni, perché lo abbiamo visto, è un bel film, vi abbiamo dedicato molta cura. Inoltre  stavolta, rispetto a Benvenuti al sud, si tratta di un soggetto e una sceneggiatura originali. Ringrazio inoltre il napoletano Miniero per avermi fatto riscoprire durante le riprese “ l’Isola” un quartiere che frequentavo da bambino e che ora grazie all’Expo sta diventando una specie di piccola Manhattan.

Come si evolve il  tuo  Alberto rispetto a “Benvenuti al Sud”?

Claudio Bisio:  Son passati due anni e Alberto si è finalmente trasferito a Milano come desiderava. Tutto sembrerebbe risolto e invece  no. E’ di nuovo il rapporto con la  moglie  Silvia (Angela Finocchiaro) che non riesce a collimare con il lavoro.  Gli viene infatti proposto dal suo nuovo capo Palmisan ( Paolo Rossi) un ambizioso progetto di ispirazione giapponese (il progetto E.R.P.E.S. acronimo di Efficienza,Rapidità e Puntualità) che non può rifiutare e che lo impegnerà tutti i weekend mentre contestualmente la sua dolce metà affitterà una casa in montagna dove trascorrere del tempo con lui; questo porterà inevitabilmente ad una crisi di coppia, cui si aggiunge l’inaspettato arrivo di Mattia  (Alessandro Siani), che si trasferirà a casa di Alberto invadendo  un po’ tutti i suoi spazi. Chiaramente, rispetto al primo film, il rapporto con lui si trasformerà, considerando che è l’altro stavolta a dover fare i conti con una realtà che non gli appartiene.

Alessandro, ti hanno spesso paragonato – ed in particolare in relazione al personaggio di Mattia – a Massimo Troisi. Quanto ha rappresentato per te un punto di riferimento?

Alessandro Siani: Premesso che stiamo parlando di un personaggio unico, irraggiungibile e irripetibile credo che lui sia stato un riferimento per tutta la generazione di comici, napoletani e non. Sicuramente Mattia è vicino ai sentimenti e Massimo era un comico dei sentimenti. Devo ringraziare Miniero per la libertà di improvvisazione che mi ha lasciato sul set: per esempio la scena in cui copro con le mani a conchiglia le orecchie del bambino per non fargli sentire le urla dei genitori che litigano mi è venuta spontanea. A volte improvvisare sui sentimenti può rendere ridicoli e banali, credo che siamo riusciti ad evitare questo creando piuttosto un’emozione e probabilmente quando si riescono a toccare queste corde viene spontaneo pensare a Troisi.

Angela, quali sono i difetti propri dei milanesi?

Angela Finocchiaro: Io sono andata via da Milano venti anni fa, però è una città che amo molto. Ci sono alcune persone  a Milano che rispecchiano perfettamente i pregiudizi dei nostri personaggi in Benvenuti al sud, pensano che al meridione non abbiano voglia di lavorare, che noi li manteniamo, etc. Per il resto è una città molto aperta culturalmente: i milanesi sono sempre state persone generose e spero tornino ad esserlo. Mi auguro che tornino ad aprirsi con l’esterno – visto che negli ultimi anni si sono un po’ chiusi – che tornino ad essere accoglienti, in modo che chi arriva possa fare facilmente amicizia, entrare nei gruppi e nelle famose “compagnie”.

Il tuo personaggio  è molto cambiato rispetto al primo film. Cosa le succede?

Valentina Lodovini: Maria è diventata mamma e la maternità determina diverse priorità e responsabilità. E’ lei il motore del trasferimento di Mattia a Milano. Ho fatto un lavoro intellettuale sul mio personaggio rimanendo fedele alla sceneggiatura,eccetto per un elemento: inizialmente da copione era la madre a credere nel cambiamento del figlio, invece volevo essere io, in qualità di  moglie,  ad avere e  dare fiducia  a mio marito.

Palmisan, il dirigente delle poste che interpreti, per il suo look informale sul posto di lavoro in netto contrasto con i suoi ferrei principi, ci fa pensare a Marchionne. Voleva essere una parodia?

Paolo Rossi: In realtà volevo fare Brunetta ma mi è uscito più Marchionne (che da quando è uscito il trailer ha cambiato look!). Al secondo giorno di lavoro mi sono vestito bene e sono entrato  da solo nel grattacielo della Pirelli dove c’era un manifestazione della Fiom.Sono stati i loro sguardi su di me che mi hanno aiutato a costruire il personaggio.

Emma, tu a chiosa del film re-interpreti un grande successo di Modugno, “Nel blu dipinto di blu”. Raccontaci la tua esperienza all’interno di questo progetto.

Per me è stato un viaggio “sensoriale”, mi sono sentita subito a casa grazie alla cordialità di tutti, Claudio in primis che appena arrivata sul set mi ha accolta con una battuta delle sue. Mi rendo conto di essere stata molto fortunata a condividere questa esperienza con loro. Per me, che sono agli inizi del mio percorso, posso dire che, a livello di emozione e di sentimenti, mi sento bene dentro. Ho conosciuto amici nuovi e ho avuto la possibilità di ridere di gusto. Quando torni a casa ti rendi conto che siamo delle persone fortunate. Il film fa parte dell’arte, va ammirata, gustata, e digerita. Quello che conta è quello che rimane dentro: è la cosa più importante. Quando si parla di sentimenti in maniera reale e in maniera concreta è la cosa più bella. Ah, poi voglio sfatare un altro mito: il caffè migliore al sud non è convinzione del sud ma è la realtà.

 

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