giovedì, Marzo 28, 2024

Berlinale 2013 – Concorso – Elle s’en va di Emmanuelle Bercot

Autrice discontinua ma assolutamente sincera Emmanuelle Bercot non smette mai di interrogarsi sulle possibili origini del desiderio attraverso controversi racconti di formazione declinati al negativo. Forse l’elemento più evidente che rimane sulla superficie del suo cinema è lo scambio non convenzionale, spesso pericoloso e sul confine di una moralità condivisa, tra l’adolescenza e l’età adulta. Non è solo Clement, il lungometraggio di debutto della regista Francese, ma anche Backstage e la sceneggiatura scritta per Polisse film che insieme al più recente Mes chères études (Student Services) osservano in contesti diversi il sistema relazionale (intimo,nucleare, politico, famigliare, identitario) sul limine irrisolto tra ossessione ed abuso. Il cinema della Bercot, come avevamo avuto modo di dire, si avvicina e si allontana con forza dall’universo immaginale di Catherine Breillat, preferendo un gesto politico meno teorico e più anarchico, basta pensare al modo in cui i suoi personaggi più controversi (Laura di Mes Cheres etudes, Clement del film omonimo, la Isild le Besco di Backstage) si pongono nei confronti dei media e dei mezzi audiovisivi, così da rovesciarne con uno strappo il punto di vista autoritario che li voleva costretti in un ruolo, semplicemente sottraendosi dal quadro o distruggendolo. Il gesto improvvisamente anarchico è quello che in effetti rimane, più di tutta la superficie di cui si parlava, in questo nuovo  Elle s’en va, film ondivago  ritagliato perfettamente su una Deneuve di settantanni che mette in scena per certi versi se stessa senza alcun diaframma legato alla sua storia interpretativa; la Bercot abbandona le forme più evidenti del trauma per disseminare il suo nuovo lavoro di piccoli strappi legati alla percezione del quotidiano. Bettie, proprietaria di un ristorante in Bretagna, affronta un viaggio senza meta e senza un motivo apparente; sullo sfondo, l’attuale amante che l’ha mollata per una donna più giovane, ma la Bercot, pur cogliendo questo dolore nel volto segnato della Deneuve preferisce lavorare su un deturnamento leggero come quello del bisogno di sigarette; Bettie non riesce a trovare un tabaccaio aperto e intraprenderà un viaggio sulle tracce della sua capacità di desiderare. In questo racconto lieve dedicato a Claude Miller, la Bercot sfiora nuovamente alcuni degli  aspetti che più la interessano, come la rottura di ogni convenzione e il diritto ad inventarsi la propria dimensione del desiderio; non sono semplicemente gli eventi, come la notte passata con un ragazzo giovanissimo dopo la sbronza presa in un locale, la lunga strada fatta con il nipote verso la casa del nonno paterno senza più un soldo e sempre senza sigarette, l’improvvisa penetrazione in un mondo famigliare allargato dove sia possibile stabilire nuove connessioni transgenerazionali, non è solo la forma degli eventi quanto la loro sostanza impalpabile, il modo in cui la Bercot entra ed esce da questi mondi lavorando a stretto contatto con il volto e il corpo della Deneuve in un percorso che diventa una scoperta dello sguardo.

 

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker e un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana. È un critico cinematografico regolarmente iscritto al SNCCI. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e new media. Produce audiovisivi

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