Home alcinema Enzo Avitabile, music life di Jonathan Demme

Enzo Avitabile, music life di Jonathan Demme

 

L’incontro tra Jonathan Demme e la musica di Enzo Avitabile lo si deve all’interesse di Davide Azzolini; il direttore del Napoli Film Festival dopo aver ospitato il regista americano durante l’edizione del 2010 organizza un incontro con il musicista Napoletano di cui Demme è da tempo un ammiratore incondizionato. La proposta di realizzare il documentario nasce così durante una cena e si concretizza un anno dopo a Napoli in occasione di una Jam session colossale messa su dallo stesso Avitabile insieme a musicisti del calibro di Trilok Gurtu, Djivan Gasparyan, Eliades Ochoa, Daby Tourè, Luigi Lai, solo per citarne alcuni, tutti confluiti nello spazio del salone Margherita per un’improvvisazione collettiva sul repertorio del musicista Napoletano, sempre in equilibrio complesso tra scrittura, sperimentazione, musica delle radici e il linguaggio libero di un sincretismo tra i più ricchi della musica contemporanea. Demme si reca sul posto e con la stessa aderenza sensoriale di Avitabile al suono e ad alcuni strumenti della tradizione, si serve del formato digitale con quella complessità che scompone i piani del visibile in uno dei suoi film più recenti, il bellissimo Rachel Gettig Married. E’ l’incedere performativo che costruisce la “music life” di Avitabile, l’unico documento possibile per Demme, un tentativo di rielaborare le tracce materiali di un percorso artistico attraverso le pulsazioni vive di una Jam. Quando le videocamere di Demme penetrano lo spazio popolare di Marianella, il luogo dove Avitabile è cresciuto e ha sviluppato la sua passione per la musica, il musicista Napoletano suona il suo Sax per le strade inabissandosi nel vecchio scantinato dove da adolescente era solito esercitarsi; Demme e i suoi operatori non lo mollano e diventano parte di quello stesso racconto musicale, in una concezione documentale che non solo è vicina al modo in cui il regista americano negli anni ha filmato la musica ma anche a quella posizione ambigua incarnata dall’occhio soggettivo nel suo cinema di finzione. Oltre al numero musicale, alle qualità apolidi della musica di Avitabile, filmate nel modo migliore possibile attraverso l’interazione con musicisti di culture eterogenee, Demme cattura il senso della Storia attraverso la testimonianza diretta di tradizioni ancora vive, basta osservare il volto di Luigi Lai, performer Sardo dalle capacità straordinarie amato anche dai Cluster, come ci hanno rivelato in un’intervista esclusiva pubblicata qui su indie-eye.it, nello sforzo di suonare le sue Launeddas, per rimanere accecati dalla rivelazione di un mondo arcaico che si muove tra le viscere della terra.

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