venerdì, Aprile 19, 2024

Lo schermo dell’arte – 2010: Jean-Michel Basquiat: The Radiant Chid di Tamra Davis (USA, 2010)

Un documentario che ripercorre la vicenda umana e creativa di uno dei più grandi artisti del ‘900: Jean-Michel Basquiat (Brooklyn 1960- New York 1988). Attraverso le testimonianze di chi ha potuto osservare da vicino l’evolversi del suo incredibile genio e le stesse parole del pittore che firmava i suoi proclami su muri New York City con lo pseudonimo di SAMO©, Tamra Davis (Guncrazy, Crossroads, Grey’s Anatomy, Ugly Betty) costruisce il suo film partendo dalla lunga intervista all’amico Jean –Michel realizzata a Beverly Hills nel 1985.

Del tutto diverso dal visionario bio-pic Basquiat di Julian Schnabel uscito nel 1996, The Radiant Child entra senza esitazioni nel mondo di una New York anni 80 eccessiva, splendida, romantica e decadente nella quale: «potevi prendere in mano una super 8 la mattina ed essere definito un regista la sera stessa» e dove «Downtown dopo una certa ora diventava un parco giochi». Dalle notte brave nei clubs, alla vita da homeless fino alle prime vendite e riconoscimenti culminati col sodalizio con Andy Warhol, la breve vita di Basquiat è indagata e raccontata dalle voci di coloro che vissero con lui la sua ascesa e il suo rapido declino. Annina Nosei, Bruno Bischofberger, Julian Schnabel, le sue compagne, i suoi amici e soci parlano della sua arte brutale e bellissima, del suo estro, del suo modo di dipingere improvvisando con metodo sulle tele, sui muri, su vecchie porte, su vetri di finestre, su cartoline. Il film è un viaggio bello e frenetico nel background artistico degli anni 80 nel quale immagini di repertorio si rincorrono con materiali girati dalla stessa Davies, allora studentessa di cinema, le opere di Basquiat sono rivelate allo sguardo con un superbo sottofondo musicale curato da J. Ralph, Adam Horovitz e Mike Diamond (Beastie Boys). Jean-Michel Basquiat: The Radiant Chid è stato presentato al pubblico della terza edizione de Lo Schermo dell’Arte da Tamra Davis e dal marito Mike Diamond. La serata si è aperta con l’intervento di Stefania Ippoliti che ha doverosamente portato l’attenzione sulla mobilitazione dei lavoratori dell’industria dello spettacolo: «Ho parlato con Cristina Scaletti, impegnata questa sera in una giunta straordinaria. Ci troviamo tutti concordi nell’affermare che l’arte non è un lusso e che non sia banale manifestare la nostra resistenza perché essa non subisca tagli.»

È stato poi il momento di Silvia Lucchesi che ha introdotto Tamra Davis e Mike Diamond.

«Questa sala è davvero bellissima» ha esordito la regista californiana «Sono felice se penso che questa sera a portarmi a Firenze è stato Jean Michel e lo ringrazio per questo.» Ha proseguito Mike D.«Credo che Jean Michel sarebbe stato davvero contento, come studente d’arte, nel sapere che questo film che parla della sua opera viene proiettato proprio in questa città.»

Alla fine della proiezione i due ospiti hanno risposto alle domande del pubblico.

D. Come si è sviluppato questo progetto dopo la prima video intervista che aveva realizzato con Basquiat?

R. (Tamra) Quando ho incontrato Jean Michel per l’ultima volta era davvero molto triste, e uno dei motivi principali della sua amarezza era il fatto che tanti dei suoi amici avessero venduto le opere che lui aveva regalato loro. Non potevo dargli torto ed è per questo che chiuso il mio materiale in un cassetto per così tanto tempo. Col passare degli anni ho potuto constatare quanta sia la gente che continua ad ammirare il suo incredibile lavoro per questo ho deciso di dar loro un film che raccontasse davvero Basquiat.

D. In quale occasione realizzò l’intervista dalla quale il film prende le mosse?

R. All’epoca frequentavo una scuola di cinema e mi capitava spesso di portare con me la mia videocamera e fu proprio Jean Michel che colse l’occasione e me lo chiese. Cominciai a filmarlo mentre lavorava e dopo realizzai l’intervista. Lui voleva qualcosa che rappresentasse realmente il suo modo di concepire l’arte.

D. Cosa l’ha guidata nelle scelte musicali per la colonna sonora?

R. (Tamra): Volevo rendere il più fedelmente possibile l’ambiente musicale che piaceva a Jean Michel e di cui faceva parte, ma di questo vorrei ne parlasse mio marito.

(Mike) Per me è stato davvero come realizzare un sogno, anche perché noi frequentavamo gli stessi clubs a New York. La scena musicale in quel periodo era esplosiva. Abbiamo creato una vera e propria Playlist della musica che ascoltavamo all’epoca, componendo così una sorta di variegato puzzle musicale che facesse da sottofondo al grande collage delle opere d’arte mostrate durante tutto il film.

D. Che rapporto c’è tra The Radiant Child e A Conversation with Jaen-Michel Basquiat uscito nel 2006?

R. (Tamra): A Conversation è un film breve che avevo realizzato qualche anno fa con l’intervista del 1986. Al Sundance Festival un produttore che aveva visto il film mi suggerì di svilupparlo attraverso un progetto più lungo. Volevo rappresentare Jean Michel e il suo contesto; ho tenuto presente soprattutto il fatto che il mio lavoro poteva venire visto ed apprezzato da degli studenti d’arte che avrebbero potuto sentir parlare di Basquiat da chi lo aveva conosciuto bene.

D. Tamra, le immagini della New York anni 80, le strade, i volti, i club, sono immagini di repertorio o materiale che hai girato tu stessa?

R. Entrambi, anche se per la maggior parte sono sequenze girate da me all’epoca con la mia Super 8 montate insieme a qualche spezzone tratto dagli archivi di vari network americani.

D. Cosa pensi di Basquiat, il film d Julian Schnabel uscito nel 1996, quali le differenze col tuo documentario?

R (Tamra) Schnabel è un regista di grandissimo talento e spessore, il film è molto bello e ho apprezzato molto l’interpretazione di Jeffrey Wright al quale mostrai anche molto del mio materiale per aiutarlo nella preparazione del ruolo; nonostante ciò l’ho sempre trovato un film autoreferenziale. In tutta onestà mi sento di affermare che Jean Michel sia più felice del ritratto che gli ho fatto io.

Redazione IE Cinema
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