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Writers Guild Italia contesta SIAE: negare i diritti agli artisti russi è un precedente pericoloso

Il sindacato degli sceneggiatori si oppone alla decisione di SIAE di sospendere il pagamento dei diritti a favore di autori russi. Un precedente pericoloso, veicolo di possibili e future discriminazioni, dichiara la Writers Guild Italia

Il mondo dell’arte e della cultura sta rispondendo all’invasione russa in Ucraina con forme più o meno radicali di boicottaggio. Tra le posizioni più equilibrate, sicuramente quella della Biennale Arte, che ha deciso di recidere i ponti con il governo russo, ma senza precludere per questo la presenza di artisti locali in aperta opposizione con le scelte del regime.
Non è stata così sottile SIAE che ha deciso di sospendere il pagamento dei diritti d’autore agli editori, gli autori e gli artisti russi, un’azione, secondo il presidente Giulio Rapetti, intrapresa per manifestare la contrarietà a qualsiasi tipo di guerra.

Si oppone Writers Guild Italia, sindcato degli sceneggiatori italiani, che con un comunicato invita SIAE e Rapetti a ripensare la recente disposizione contro i creativi russi: “Da autori riteniamo che l’unico modo per manifestare la contrarietà alla guerra è sostenere le voci della pace, della creatività e della condivisione delle culture e dunque le vite stesse degli artisti legate al diritto d’autore. Togliere questo sostegno equivale non solo ad aprire un fuoco indiscriminato, ma probabilmente a mettere in difficoltà proprio le voci del dissenso contro il regime di Putin. Conosciamo tutti i nomi degli scrittori, dei registi e in generale tutti gli artisti che in questi anni – anche a rischio della loro stessa vita – non hanno mai taciuto e hanno continuato con le loro opere a raccontare cosa avviene in Russia e a parlare, in forma metaforica o concreta, contro il regime instaurato dall’inamovibile presidente Putin. Basti pensare alla persecuzione del gruppo punk rock Pussy Riot e all’omicidio della giornalista e scrittrice Anna Politkovskaja, per citare solo gli esempi più noti di cosa vuol dire esprimere le proprie idee in quel Paese.”

Il terremoto scatenato dalla rete in seguito alla sospensione del corso di Paolo Nori su Dostoevskij ha costretto l’università milanese Bicocca a ripensare le proprie decisioni in 24 ore. Il contesto gestito da SIAE è sicuramente più vasto, complesso e difficilmente verificabile. Proprio per questo, una decisione che colpisce in modo indiscriminato, crediamo sia sbagliata a prescindere.

[Foto dell’articolo – di Andrea Piacquadio dall’archivio libero Pexels ]

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