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INDIE-EYE CINEMA

Caravan di Zuzana Kirchnerová: recensione, Cannes 78

Ester è una donna della Repubblica Ceca che vive da sola con David, il figlio con sindrome di down e con un disturbo dello spettro autistico. Libera e indomita, intraprende un viaggio in Italia a bordo di un Caravan. Il primo lungometraggio di Zuzana Kirchnerová è un’inedita disamina dei sentimenti che attraversano quelle madri che condividono il proprio spazio identitario con quello destinato alla cura per un figlio con disabilità. Cinema sensoriale per il modo in cui sollecita una risposta di questo tipo da parte dello spettatore, anche per interpretare e comprendere le ragioni del cuore e quelle del corpo vivente. Visto a Cannes nella sezione Un Certain Regard

Militantropos di Yelizaveta Smith, Alina Gorlova e Simon Mozgovyi: recensione, Cannes 78

Militantropos è il film degli ucraini Yelizaveta Smith, Alina Gorlova e Simon Mozgovyi del collettivo Tabor. Con i mezzi del cinema del reale realizzano un esempio doloroso e brillante di cinema di poesia, decostruendo la narrazione bellica con una costante problematizzazione del punto di vista. La guerra assorbe la collettività, ma rivela nuove possibilità di coesione sociale e identitaria, intorno alle quali si stringe un’intera collettività che resiste. Visto a Cannes 2025 nella sezione Quinzaine des Cinéastes. La recensione

Love me tender di Anna Cazenave Cambet: recensione, Cannes 78

Nel cinema di Anna Cazenave Cambet si fa strada una concezione del racconto fatta di attraversamenti e spezzature, dove l’incedere apparentemente episodico degli eventi, serve a decostruire i processi identitari fino al nocciolo più duro e incomunicabile dei personaggi, quel carpe diem che nessuno ha realmente il coraggio di vivere sino in fondo. Sul secondo lungometraggio della regista francese, intitolato "Love Me Tender", visto a Cannes nella sezione "Un Certain Regard"

Nino di Pauline Loqués: recensione, Cannes 78

Nino è travolto dalla diagnosi improvvisa di un cancro alla trachea. Vagherà per una Parigi inedita, alla ricerca di identità bloccate nel passato e della pura comunicabilità del gesto. Splendido debutto di Pauline Loqués visto a Cannes 78 nella sezione della Semaine de la Critique

Amour Apocalypse (Peak Everything) di Anne Émond: recensione, Cannes 78

Cambia apparentemente registro narrativo Anne Émond, ma nel tocco leggero di una commedia situazionale che sospende l'incredulità, trova le ragioni dell'amore sul bordo del baratro, rinnovando il suo cinema acuminato e ricco di vitali antinomie. Visto a Cannes 78 nella sezione Quinzaine des cinéastes. La recensione

Des preuves d’amour di Alice Douard: recensione, Cannes 78

Due madri. Una biologica, l'altra potenzialmente adottiva, per le leggi che regolano la maternità delle coppie omosessuali sposate. Alice Douard, dopo una serie di bellissimi corti, approda al lungometraggio ed estende un precedente film breve intitolato "L'attente". Des preuves d'amour, visto alla 64/ma Semaine de la Critique a Cannes 78, è racconto morale declinato con la leggerezza della commedia, ma anche un commovente cinema dell'at-tendere.

A Useful Ghost di Ratchapoom Boonbunchachoke: recensione, Cannes 78

Il thailandese Ratchapoom Boonbunchachoke espande le premesse condensate nel suo primo cortometraggio e si conferma voce originale e inventiva nel cinema globale. Dall'animismo al fantasma come rimosso politico, il cinema queer del regista vive di contaminazioni eccentriche, eppure radicate nel rigore di un cinema dell'occhio. La recensione di "A useful ghost", visto a Cannes nella sezione Semaine De La Critique

Kika di Alexe Poukine: recensione, Cannes 78

Dopo una serie di film creativi che attraversavano i codici del cinema del reale, Alexe Poukine realizza il suo primo film di finzione con la consueta capacità di tratteggiare un ritratto femminile fuori dalle convenzioni, ma con una liberà addirittura maggiore nell'impiego di molteplici registri. La commedia trascolora nel dolore, il dolore nella dimensione del tragico. Visto a Cannes nella sezione Semaine De La Critique. La recensione

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