martedì, Marzo 19, 2024

Punk, grunge e psichedelia: l’intervista ai Go!Zilla

Grabbing a Crocodile è il vostro album d’esordio, nonostante l’EP e il 7” degli anni passati. Cosa c’è di nuovo in questo lavoro?

Grabbing a Crocodile è un album che raccoglie le ispirazioni e le scelte che, a livello sonoro, sono cresciute con la band dall’inizio sino a oggi. È un lavoro più maturo a livello di composizione, meno garage, più grunge e psichedelico.

Fra il 2012 e il 2013 avete calcato molti palchi nazionali e internazionali, questo avendo all’attivo un EP e un 7”, quindi una discografia abbastanza compressa. Cosa o chi ha agevolato una tale mole di concerti?

La nostra volontà di essere musicisti e di farsi vedere in giro e accrescere la lista dei contatti fino a entrare in Zuma Bookings, uno dei migliori booking europei per band del nostro genere. Per fortuna nel resto d’Europa non esiste la legge che in Italia colpisce chi non ha almeno un album all’attivo, impedendogli di suonare o farsi notare come si deve.

Siete passati da Santa Valvola a Surfin Ki Records e ora a Black Candy Records. Un cambio per ogni uscita, potete dirmi qualcosa di questa scelta?

Santa Valvola è l’etichetta che ci ha dato una mano agli inizi, una realtà locale gestita da un ragazzo, Daniele, con una grande passione. Surfin Ki records invece è un’etichetta che stampa prevalentemente 7” anche per band straniere più affermate. Black Candy infine è l’approdo migliore per chi, come noi, aveva bisogno di farsi notare di più in Italia e, soprattutto, di incidere un LP.

 I Want Her è una rivisitazione di un brano originale (I Want Him) di una band rock femminile di nome The Pandoras, quali sono le ragioni che vi hanno spinto a rivisitare un loro pezzo?

Luc Waegaman, un promoter di Gent, nonché musicista, ci è stato di molta ispirazione: è un personaggio tuttora importante nella nostra vita ed è stato lui a proporci questa canzone come cover per l’album. Io e Fabio (eravamo solo noi due al momento) abbiamo accettato subito con entusiasmo.

Un mio amico sostiene spesso, fra il serio e il faceto, che le donne non sono fatte per suonare, specialmente quanto si cimentano con materiale punk rock. Suggerimenti su cosa rispondergli le prossime volte?

Beh, dipende… io personalmente non ammiro molto le voci femminili, a volte troppo impostate e precise… è nell’imprecisione che si nota la bellezza. The Pandoras invece, come altre, sono band fatte da musiciste non da studentesse da scuola di canto, quindi funzionano.

Da poco è uscita la conferma della line up ufficiale del Primavera Sound. Voi che siete stati l’anno scorso all’edizione di Barcellona cosa potete dire del festival?

Un festival enorme, un enorme showcase di band in voga in quel momento. È stata anche la prima volta che abbiamo visto i Thee oh Sees prima di finirci a suonare assieme. In generale adoriamo i festival e parteciperemo a diverse di queste rassegne anche quest’estate.

Organizzare un festival di così grandi dimensioni, credo, sia anche funzionale per creare del networking fra le band ospiti. Credo sia inevitabile che ci si incroci nel backstage o negli spazi del festival. In termini di conoscenze e possibili “collaborazioni” cosa avete guadagnato da quella esperienza?

Il momento che ricordiamo con più piacere è quello in cui ci siamo ritrovati io e Fabio, dopo che ci eravamo persi di vista per ore! Eravamo dentro al backstage con Mac de Marco che ci ha offerto da bere tutta la sera per poi tornare in albergo a mezzogiorno: il festival ha chiuso mentre noi stavamo passando i cancelli. Duri a morire!

 Ascoltando Grabbing a Crocodile si capisce che il vostro orientamento muove verso un rock-punk fra l’aggressivo e il caotico. In questo il fuzz presente è davvero potente. Non siete i soli che si cimentano con questo genere, ad esempio penso ai Mojomatics. Avete qualche gruppo attuale che seguite e apprezzate?

Attualmente i già citati Thee oh Sees ma anche Night Beats, Ty Segall, Fuzz, ecc. ecc. Ci sono un sacco di gruppi americani che qui purtroppo sono pressoché sconosciuti. Peccato perché servirebbero a ridare cultura all’ascoltatore medio italiano!

Cosa ne pensi se ti dico che brani come Roswell e NM mi fanno pensare un po’ ai Black Keys?

Non sono del tutto d’accordo sai, nel senso che il loro sound, seppur apprezzato dal sottoscritto, non credo c’entri con i brani dell’album né tantomeno con la mia idea di Go!Zilla. I Black Keys sono una band blues rock con una voce soul, noi siamo una band punk psych con influenze grunge e garage, Roswell per l’appunto è un brano punk con un riff surf in chiusura.

Alcuni passaggi del vostro disco guardano ai suoni punk-rock anni ’90. Volevate ottenere questa suggestione con la vostra ricerca sonora?

Più che al punk-rock (che per il lettore medio italiano corrisponde ai Blink 182) potremmo dire che il modo di suonare la batteria di Fabio, come talvolta la voce, è di ispirazione grunge: ci siamo passati tutti da quegli ascolti!

Da poco la formazione è passata dall’essere un duo ad un trio, con l’acquisizione di Mattia Biagiotti, Potete dirmi qualcosa circa questo cambio di line up?

Sentivamo il bisogno di avere un terzo elemento. Mattia suonava in una band blues italiana, era un talento sprecato, ora suona la chitarra con noi con un ampli col quale riproduce un sound quasi da basso. Ne abbiamo guadagnato a livello di impatto e a livello compositivo. E finalmente siamo in due a guidare durante i tour!

Con tutte le esibizioni live che avete all’attivo, immagino ve ne saranno successe parecchie. Cosa pensate quando vi capita di salire su palchi sgangherati o postriboli al limite del vivibile? Meglio quello purché si suoni o meglio evitare?

Anche in questo caso, dipende. In Italia siamo stanchi di situazioni al limite dell’assurdo, dove la gente non ti ascolta, ti guarda immobile e sembra forzata a non divertirsi. Appena varcati i confini troviamo locali di qualsiasi genere, dai più grandi con capacità di 300/400 persone sino a locali sporchi e pericolosi, ma l’accoglienza è sempre buona e il pubblico è sempre così interessato e coinvolto che alla fine non pensi alla tipologia di locale ma ti soffermi all’atmosfera.

Attualmente la musica è per voi un’attività a tempo pieno? Riuscite a vivere di quello o avete altre occupazioni?

Ci possiamo definire musicisti ma ovviamente ognuno di noi svolge anche attività freelance. Io per esempio organizzo concerti e tour per band internazionali. Fabio invece suona in un’altra band e all’occorrenza lavora come service per grossi artisti e Mattia è un web designer!  

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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