sabato, Dicembre 14, 2024

Alessandro Caverni – Semplice, il videoclip girato con Lucia “Bubilda” Nanni e Domenico Parrino

Realizzato in collaborazione con la textile artist Lucia "Bubilda" Nanni e con Domenico Parrino per regia e montaggio, "Semplice" è il primo videoclip estratto da "Dirti non saprei", sorprendente primo album di Alessandro Caverni, tra combinazioni microtonali e intarsi minimalisti, sul solco di Jim O'Rourke, Sam Prekop, Archer Prewitt e David Grubbs. Caverni, Bubilda e Parrino ci raccontano il videoclip girato negli spazi del Graf S. Donato a Bologna

Dirti Non saprei” è il primo album solista di Alessandro Caverni, autore originario di Fano, ma assolutamente apolide nei suoi percorsi tra vita e lavoro, fino ad una radicata e convinta adozione parigina. La sua lunga esperienza nella scrittura di canzoni si concretizza grazie all’incontro con i bolognesi fratelli Piazza, che producono il disco a tutti gli effetti.
Ne viene fuori una sorprendente e rarissima attitudine aliena rispetto al “nostro” cantautorato, la cui struttura guarda senza alcuna paura al pop stratificato di Jim O’Rourke, Sam Prekop, il primissimo Archer Prewitt fino al cubismo del David Grubbs solista, fusi con una ricerca fonetica che affronta la lingua italiana con spinta coraggiosa, tra combinazioni microtonali e intarsi minimalisti.

“Dirti non saprei” si ascolta da questa parte su soundcloud, mentre “Semplice“, il singolo che veicola l’intero progetto è accompagnato da un videoclip totalmente fuori cornice, in un’accezione del tutto positiva, girato negli spazi del Graf S. Donato a Bologna.
Realizzato in stretta collaborazione con Lucia “Bubilda” Nanni, textile artist che disegna con la macchina da cucire e il contributo tra regia e montaggio del regista e documentarista Domenico Parrino è un lavoro che sfugge facili categorizzazioni, seguendo gesti e movimenti ancora prelinguistici di un bimbo, tra creazione “leggibile” del mondo e improvvisa illeggibilità.

Alessandro Caverni su instagram
Lucia “Bubilda” Nanni su instagram
Domenico Parrino su Humareels

Quando ho contattato Lucia “Bubilda” Nanni per chiederle se poteva interessarle una collaborazione tra di noi avevo da poco finito di registrare “Dirti non saprei” – ci ha detto Alessandro CaverniCi siamo dunque incontrati e dopo avermi detto che avrebbe accettato ed esserci scambiati subito qualche idea le ho chiesto di scegliere la canzone su cui preferiva lavorare. Deciso per “Semplice”, Bubilda mi ha immediatamente descritto “l’uomo Flebotonico”, un’idea che immagino avesse già in mente da qualche tempo per conto suo, e me lo ha così proposto come soggetto per un videoclip

No, non voglio ascoltare nulla, voglio conoscerti, poi vediamo” Risposi così ad Alessandro. Data la mia poca disposizione alle note ho preferito conoscerlo davanti ad un caffè: io mi oriento molto di più con volti e parole. Aveva una voce aggraziata e occhi grandi, nerissimi e luminosi” – ha specificato Lucia “Bubilda” NanniL’arazzo è stato steso a terra ( Filippo -3 anni-poteva camminarci sopra) e installato come fosse il tetto di una capanna: per dare al bambino tutte le possibilità spaziali del telo rispetto al suo corpo. L’arazzo ha coinvolto il lavoro del mio corpo e del corpo di un bambino, nel controllo e nello sforzo di gestire una dimensione più grande del corpo di entrambi (anche per la mia tecnica, il disegno con la macchina da cucire, controllare questa dimensione è una sfida)

“Semplice” – Making of

Abbiamo pensato che ad un’immagine così cruda e forte come quella di una mappa anatomica medievale– ha aggiunto Alessandro Cavernisarebbe stato interessante contrapporre quella che a livello ideale appare più pura e innocente, vale a dire un bambino, e di lavorare su questo contrasto. L’idea mi è molto piaciuta perché in maniera non esplicita ma in qualche modo analoga rifletteva l’immaginario alla base di “Dirti non saprei” ed il suo carattere stilistico

Se fossi corpo” ovvero l’uomo flebotomico– specifica Lucia “Bubilda” Nannievoca le prove del corpo, la prima fra tutte un tentativo di ricomposizione della dissociazione cartesiana (mente/corpo) nella sfida della cura del corpo; riferimenti alla medicina medievale (sapere pratico e teorico) dove il corpo diviene una mappa di segni e simboli che richiamano una compenetrazione di mondi allineati (quadro astrale, anatomico, fisiologico, umorale, musicale, religioso)”

Ho cercato di dare al mio lavoro l’aspetto di un insieme di fogli sparsi, di schizzi e bozzetti che dessero per quanto possibile (e comunque in un lavoro compiuto) un senso di non
finito
– ci ha detto Alessandro Caverni a proposito di “Dirti non saprei” – Appunti quindi e note a margine di un qual si voglia discorso principale e, perché no, del Discorso con la “D” maiuscola. Tra suoni distorti, spessi e a tratti saturanti, la voce stenta a stare a galla, esita al limite tra pre-linguistico e “dire” vero e proprio: dall’essere cioè pronunciata.
In un puro piacere all’immaginazione e alla fantasticheria la voce si trattiene dal farsi vero e proprio discorso per anticipare e forse scongiurare il veicolo/vincolo del segno scritto e codificato. Una sorta di balbuzie del pensiero che a tratti esplode e può sciogliersi in canto amoroso come anche in semplice gioco fonosimbolico a mo’ di filastrocca, a dispetto delle infinite possibilità combinatorie delle parole, di quelle parole e segni che hanno costruito e su cui poggiano la cosiddetta cultura ed il sapere in senso lato. Passati e potenziali
.

“Semplice” Making of

Semplice, il brano di Alessandro – aggiunge Lucia “Bubilda” Nanni – diventa l’elemento armonico, compimento di quell’ingranaggio meccanicistico medievale segnando, come la mano di Guido d’Arezzo, il punto di contatto e di allineamento – natura/uomo/universo – Lo “sfregio” (l’azione del bambino sul lavoro) segna invece un rapporto diacronico rispetto alla stratificazione del sapere, come atto procedurale dell’agire umano, dove l’esperienza e l’azione equiparano arte e scienza in una costante verifica delle forme, in cui l’istituzionalizzazione dei saperi è preceduta dalla violazione di un divieto (simbolicamente lo sfregio a cui è stato sottoposto l’arazzo – sfida e gioco -)

Mi sembra che il tappeto di Lucia racchiuda e sintetizzi con estrema efficacia questa totalità di cui parlavo – specifica Alessandro Caverni – la quale, data la sua vastità, è al limite del comprensibile. Ammesso che questo spettacolo possa suscitare spaesamento e vertigine, certo non ha questo effetto su un bambino il quale, impassibile ed incurante di tale portata simbolica calpesta, strappa e riordina a suo modo fili in cui si intreccia e districa, scarabocchia la superficie del tappeto nell’istintivo e semplice gesto ludico.

Il videoclip di “Semplice” nasce, ascoltando le melodie e le strofe di Alessandro, come racconto su un percorso non definito, molteplice e sovrapposto – ha specificato Domenico ParrinoNon un videoclip “sulla strada da seguire” ma un racconto visivo sulle varie interpretazioni che può assumere il percorso stesso. Un percorso costituito dai fili in tessuto che fanno parte dell’opera dell’Artista Lucia “Bubilda Nanni”: Uomo Flebotomico. Queste strade che compongono l’opera sono le interpretazioni che diamo ai nostri vissuti e che scorrono in altrettante e diversi cammini. Il tutto attraversato dall’anarchia dei giochi infantili, incontrollabili e imprevedibili del piccolo Filippo che diventa un inconsapevole Deus ex machina

“Semplice” Making of

Mi sono rivolto a Domenico Parrino e gli ho esposto l’idea chiedendogli di girarlo – ha aggiunto Alessandro CaverniAbbiamo così cominciato a riflettere sulla realizzazione pratica e durante la stesura dello story board pensavamo già ad un largo uso della sovrimpressione per sfruttare il più possibile i dettagli del tappeto di Lucia. Ad accoglierci sono poi stati i ragazzi del Graf a Bologna , gentilissimi ed ospitali, ed abbiamo girato il tutto in due giorni presso il centro comunale che loro gestiscono nel quartiere di S. Donato

Negli spazi del Graf San Donato è stato montato un vero e proprio set – ci ha detto Domenico ParrinoPer quanto riguarda invece il montaggio, ho scelto uno stile che facesse un largo uso delle sovraimpressioni, per raccontare al meglio le sfaccettature del videoclip e per dare ad ogni immagine il giusto flusso visivo per intrecciarla con quella successiva. Le stesse impressioni che mi ha lasciato al primo sguardo l’opera di Lucia per poi andare a scoprirne ogni dettaglio. Mentre Filippo, il bambino, è stato libero di agire sull’opera giocando con essa. Senza una sceneggiatura e senza dargli istruzioni, seguendolo e basta come a documentare una sua interpretazione.

Donatella Bonato
Donatella Bonato
Veneta, appassionata di tutti quei suoni che alterano la percezione, si è laureata in storia dell'arte nel 2010 e alterna la scrittura critico-musicale al lavoro per alcune fondazioni storiche.

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