venerdì, Ottobre 4, 2024

Before We die – Like a tree: il video in esclusiva diretto da 3112htm

[ Indie-eye REC, il portale musica di indie-eye network attivo dal 2005 sta per diventare Indie-eye DOC, il primo portale interamente dedicato ai videoclip ad affacciarsi in Italia, stay tuned e leggi le imminenti novità da questa parte]

I Before We Die debuttano su Doremillaro Recs con il primo Ep “Beginning is the best failure“. Tra pop e new wave, la musica del quartetto catanese rimane in quella dimensione eterea che ha fatto grandi alcune band degli anni novanta come quelle della Creation Records, ma con una notevole capacità combinatoria che consente loro di andare avanti e indietro, contaminando più periodi della storia rock.
Indie-eye presenta in esclusiva il video di Like a tree, estratto dall’Ep di debutto e diretto da 3112htm sigla dietro la quale si nasconde Antonio Cusimano, videomaker, grafico multimediale e videoartista palermitano. Abbiamo chiesto ad Antonio di raccontarci la collaborazione per il video dei Before We die e più in generale il suo lavoro

Before We Die In rete

3112htm in rete

Before We Die – Like A tree – Video ufficiale – dir. 3112htm

 

Come nasce l’idea del video per i “Before we die”?

Sicuramente dall’immagine immediata suggerita dal titolo. Il punto era rendere una cosa così semplice e surreale in maniera poetica e simbolica. l’immaginario che è scaturito ascoltando il brano e le sonorità malinconiche che trasmette ci hanno portato a quest’uomo in fuga da se stesso e la cui salvezza viene rappresentata proprio dalla fine della corsa, dall’immobilità che gli deriva dalla mutazione in albero, simbolo del perfetto equilibrio, con le radici che affondano nell’oscurità del terreno e le fronde che si irradiano verso la luce.

Dove è stato realizzato e con quale tipo di crew tecnica hai lavorato?

Ë stato girato nei pressi della pineta di Nicolosi (CT) e di Linguaglossa (CT), più precisamente al rifugio ragabo, con una canon 600d, una gopro e un tripod per alcune delle scene da trattare in postproduzione.

come 3112htm hai realizzato molti visual sperimentali tra motion graphics, videomaking tradizionale, cgi e via dicendo. Sul tuo sito si legge, come indicazione di massima, xperimental video searching, qual’è l’ambito o l’ambiente dove ti trovi meglio, è forse nella combinazione di tutti questi elementi?

L’ambito che più prediligo è il montaggio video, che sia di natura sperimentale o classica poco importa.
Il montaggio video offre svariate potenzialità; manipolare il tempo, rallentarlo, alterare la narrazione, così come si è svolta, in qualcosa di complicato e intrigante che ti incuriosisca ancora di più ma in cui i concetti e i fatti rimangono di base gli stessi. L’utilizzo di cgi è venuto chiaramente da se; una volta che puoi manipolare il tempo perchè non farlo anche con la realtà?
Da questi primi presupposti sono nati lavori come “Dei vermi è il mio paese” uscito nel 2011 per brusio netlabel, un ciclo di esercizi di stile audio-video sviluppato con il sound artist Luca Rinaudo, oggi fra i produttori dell’etichetta Almendra music, le video installazioni realizzate con il collettivo box36 e la serie grafica “anakronism” una rivisitazione in chiave distopica dei principali paesaggi di veduta del 700 e 800.

Il videoclip per i “Before we die” è sensibilmente diverso da altri lavori che hai realizzato, si avvicina forse a quello per GOØD FALAFEL in termini di vicinanza all’immagine filmata, ma è apparentemente meno manipolato in termini ritmici e privilegia un approccio più diretto, perchè questa scelta?

il lavoro fatto per GOØD FALAFEL è un lavoro più sinestetico, essenziale, quasi ipnotico, legato a quelli che erano i miei interessi predominanti qualche tempo fa, come l’estetica dell’errore, i glitch, le distorsioni analogiche e una continua sinestesia col brano per quanto riguarda dark light e una fotografia pulita ma con una gamma dinamica molto bassa, dai colori quasi soffocati come succede in Fake fields and beautiful lies.
Con i Before we Die abbiamo scelto invece un percorso più cinematografico, per quanto sia difficile oggi narrare una storia in pochi minuti, che strizzasse l’occhio ai film horror e di fantascienza dei primi anni 50, come il mostro della laguna nera di Jack Arnold, e che non dipendesse necessariamente dalle lyrics ma piuttosto da un’immaginario alternativo ma correlato, che abbiamo messo su dopo alcune impressioni sul brano.

In generale, tra visuals, video-arte e videoclip promozionali, credi che quest’ultimi siano un buon territorio di sperimentazione?

Dipende a monte dall’approccio e dal punto di vista del cliente, se ve ne è uno come in questo caso. Sicuramente se non vi fosse stata una sinergia tra me e i “Before” forse non vi sarebbero mai stati alberi parlanti o uomini albero. quindi anche nella misura di video promozionale, se vi è un buon margine da dedicare alla sperimentazione e lo si può fare senza restrizioni, ben venga; per me diventa sicuramente un’occasione per sperimentare, che può voler dire in questo caso provare nuove tecniche di color correction, o nuovi metodi per il tracking video o impiegare espedienti teatrali o forse addirittura “domestici” come la carta stagnola per creare un immaginario “poeticamente” credibile.

Come vedi il contesto produttivo attuale legato ai videoclip che si fanno in Italia, è confusionario? stimolante? c’è qualcosa di interessante secondo te nel magma delle piccole o medie produzioni audiovisive che proliferano nel paese?

Purtroppo le cose più interessanti rimangono sempre un po’ in penombra. I video italiani che sono alla portata della massa sono comunque legati ai nomi più popolari che spesso non incontrano il mio gusto sia in fatto di genere sia in fatto di immaginario. Se scavi qua e la invece trovi cose interessanti, poche ma valide, come ad esempio il video di “Bloody faces” degli “Ooptogram” diretto da Rino Stefano Tagliaferro, che non so chi sia ma spacca i culi! Il punto è che rimane sempre una considerazione molto soggettiva. (N.d.r. Rino Stefano Tagliaferro è in realtà un giovane videomaker, classe 1980, tra i più promettenti in circolazione, oltre al successo virale di Beauty, ha già realizzato video straordinari per brand e artisti internazionali e nazionali come Four Tet, Stumbleine, Digitalism, M+A, ORAX, Fabri Fibra, Morgan About Wayne and Optogram. E si, siamo d’accordo, spacca i culi!)

Come sono i budget per i videoclip tradizionali a cui hai collaborato, bassi, alti, inesistenti?

Purtroppo quasi inesistenti; è molto difficile trovare soldi oggi da qualsiasi parte per qualsiasi cosa, specie tra i giovani che fanno musica ma che non vivono di quello. La maggior parte dei video che realizzo diventano alla fine più una collaborazione che un lavoro con la elle maiuscola, ma rappresentano comunque un’occasione per sperimentare e crescere con band con cui c’è sempre un’affinità ideologica ed estetica.

Progetti per il futuro?
Vorrei tornare a lavorare con le installazioni. Creare un concept per un lavoro che possa includere l’audio, il video, la meccanica, l’elettronica o la programmazione ma che soprattutto richieda la partecipazione attiva del fruitore come elemento funzionale, è sempre una situazione stimolante.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker, un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana e un Critico Cinematografico iscritto a SNCCI. Si occupa da anni di formazione e content management. È un esperto di storia del videoclip e del mondo Podcast, che ha affrontato in varie forme e format. Scrive anche di musica e colonne sonore. Ha pubblicato volumi su cinema e new media.

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