giovedì, Aprile 18, 2024

Brother Dege – How to Kill a Horse: il blues acido del sud degli States

Avete presente Django? Il Django Unchained di Tarantino? Allora è probabile che il nome di Brother Dege non vi sia completamente nuovo. Originario della Lousiana, Brother Dege (Dege Legg) è un nostalgico bluesman dall’incarnato chiaro, un personaggio più accigliato che sorridente che nella sua vita ha fatto di tutto, dal meccanico al lavapiatti e sì, anche il musicista. Un uomo del profondo sud degli USA che sembrerebbe uscito da un racconto di Faulkner. Del suo talento si è accorto Tarantino che ha voluto inserire il pezzo Old To Die Young, tratto dall’album Folk Songs Of The American Longhair, nell’ost del film.

How to Kill a Horse è il suo decimo album, registrato in un magazzino vuoto a Lafayette (L.A.). Dieci tracce polverose, sospese a mezz’aria alle porte di un qualche Saloon, interpretate dalla voce roca e fumosa di Dege Legg e poco altro a corredo. Si tratti di pezzi al limite dello scarno dove fa da padrone il timbro vigoroso del Dobro mentre basso e percussioni passano in netto secondo piano.

Un sentiero tortuoso come il corso del fiume Mississippi, ispiratore di quel Delta blues che pervade senza residui l’interno album. Blues, ma anche una scarica sonora incendiaria e cruda, la stessa che percorre l’urlo infestato di The Black Sea, il midtempo in The Dark Side of me o la confessione addolorata in How to Kill a Horse. Da metà album s’incontra un boogie acido attraverso il quale Dege Legg forgia il tratto distintivo del suo psyouthern, l’unione fra la torbida gamma di percussioni metalliche di O’Dark 30 e l’andamento sghembo di Crazy Motherfucker. Dege Legg è un talento esplosivo e versatile, capace di rendere con piena espressività atmosfere ora spettrali, ora tormentate, ora addolorate. Ogni pezzo è realmente cinematografico e non mi stupirei se altri, oltre Tarantino, ne facessero ricorso in futuro.

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Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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