mercoledì, Aprile 24, 2024

Cursing The Sea delle September Girls: alla ricerca di una direzione

È fin troppo facile e forse scontato paragonare una band formata da sole ragazze ad altre band formate da sole ragazze, ma sulle September Girls ciò che si può dire è che sono una via di mezzo tra le Savages, lo shoegaze delle Lush (che non erano solo ragazze, lo sappiamo) e i gruppi garage-pop femminili di oltreoceano che andavano di moda pochi anni fa, tipo le Vivian Girls. Questo è ciò che evocano le autrici di Cursing The Sea fin dal primo ascolto ed è ciò che, al netto di qualche sfumatura, viene confermato anche approfondendo la questione.

Le cinque ragazze irlandesi si muovono infatti in equilibrio tra rumore e melodia, alternando brani in cui dai riverberi shoegaze emergono le chitarre grattugiate e i ritmi quadrati post-punk, di scuola Siouxsie per intenderci, ad altri, la maggioranza in realtà, in cui il piglio invece è più leggero, lo-fi e sinceramente pop. La sensazione è anche che il quintetto si trattenga un po’, che abbia timore di sfondare troppo in una direzione o nell’altra, col risultato che i pezzi new wave non diventano mai oscuri e inquietanti come dovrebbero essere, mentre quelli più lo-fi non si lasciano guidare dalla melodia, come se lo sfondo shoegaze annebbiasse sempre e comunque il tutto.

Peccato, perché la capacità di scrivere belle canzoni c’è e lo si intuisce più o meno in ogni occasione, fin dalla title-track, che apre il disco con piglio e drumming punk e voce riverberata alla Lush. Andando avanti si trovano altri buoni esempi, come Heartbeats, basata su un canovaccio tra jingle jangle e british invasion a dare un garage sbarazzino, Green Eyed, con chitarre più taglienti e un bel call and response nel ritornello, le ipnotiche Ships e Money, oppure Someone New, che parte da un gran bel riff e poi prosegue aggressiva ma con un pizzico di bubblegum nei coretti.

Un buon esordio quindi quello delle September Girls, che oltre ad ispirarci simpatia per il nome che rimanda ad Alex Chilton e ai suoi Big Star dimostrano di avere della stoffa. Ci attendiamo però in futuro più coraggio e più voglia di stupire: in tal caso ci conquisteranno definitivamente. Altrimenti resteranno una delle tante girl bands carine ma senz’anima.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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