giovedì, Aprile 25, 2024

Primati – Degenerate Party: la recensione

Dodici pezzi in mezz’ora, ossia il perfetto minutaggio punk o, meglio ancora, rock’n’roll. Questo primo indizio non viene poi disatteso alla prova dei fatti: i Primati suonano infatti rock’n’roll con attitudine punk e di strada, e lo fanno molto bene (questo non lo diceva l’indizio, lo diciamo noi).
La band romana, che vede nelle sue fila elementi di Assalti Frontali, assoluta garanzia di street credibility quindi, e Brutopop, gente che girava con i Fugazi per capirci, punta all’essenzialità e registra una dozzina di canzoni probabilmente in presa diretta (non abbiamo informazioni a riguardo ma l’impressione è quella), eliminando ogni possibile orpello e andando dritto al sodo, cioè a melodia e rumore, un bel suono grezzo di chitarra, una batteria abbastanza pestona ma sicuramente efficace e una voce che non brilla per potenza ma che fa comunque il suo sporco lavoro declamando versi che parlano proprio di rock’n’roll e di tutto ciò che ci gira intorno, dalle ragazze (70 Girl) alla vocazione che si deve avere per farlo e viverlo (Gotta Do It).
Il risultato è una sorta di via di mezzo tra le minuterie hardcore evolute dei Minutemen e la grezzezza rock’n’roll degli Oblivians, se riuscite ad immaginarla.
Oltre a questo la band dimostra anche la cosa più importante, cioè una buona capacità di scrivere canzoni: per esempio la già citata 70 Girl, che viaggia spedita come una versione lo-fi dei migliori Queens Of The Stone Age, oppure Pac-Town, con un bel lavorio della sezione ritmica che sfocia in un ritornello impreziosito da handclaps (sono rock’n’roll? sì), o Togliazzi, l’episodio migliore dell’album grazie al suo tiro spettacolare.
Non male poi anche le due cover poste in chiusura: Guilty di Randy Newman, con un sound elettrico molto più adatto al testo rispetto a quello dell’autore, e Bomber dei Motörhead, che abbassa i volumi e i ritmi, e non potrebbe essere altrimenti, rispetto all’originale, diventando quasi un ballabile anni Cinquanta.
Non resta dunque che invitarvi tutti quanti al Degenerate Party, un bicchiere di whisky è già lì che vi aspetta.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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