venerdì, Ottobre 4, 2024

The Cure – Close to me, il video di Tim Pope

The head on The Door usciva il 26 agosto del 1985. Quattro i video per promuoverlo. Vi raccontiamo quello di Close to me diretto da Tim Pope

Quando Robert Smith invia a Tim Pope una prima versione di Close to Me per la realizzazione del video, la sezione ritmica ossessiva e il respiro del musicista inglese che accompagna tutto il cantato, gli suggeriscono subito un’ambientazione claustrofobica e la definizione di uno spazio confinato e secluso.
In qualche modo, Close To Me, prosegue quel racconto per immagini inaugurato da Let’s go to Bed, dove l’intimità quotidiana diventa il luogo principale per la manifestazione del perturbante.
Il regista inglese interpreta in modo esemplare i contrasti del brano, sospeso tra dance, ricerca sonora e incursioni Jazz, traducendoli sul piano visivo in termini squisitamente sensoriali.

Gli oggetti dell’armadio, un pettine, una melodica, Robert Smith che soffia come un gatto, due piccoli pupazzi, rappresentano le dimensioni di un mondo infantile che improvvisamente rovescia la gerarchia percettiva da piccolo a grande, nella contrazione del mondo esperito. L’annichilimento si verifica in un luogo dove è impossibile venire a capo delle proprie facoltà motorie e dove la performance stessa diventa teatrino per pupazzi. Il burattinaio ancora una volta è la sostanza psichica e interiore a cui Smith/Pope offrono una figurazione concreta e allo stesso tempo, declinata con il lessico di un gioco per bambini. Tragico e grottesco, colorato e abissale, Close to me è una bizzarra immagine della depressione che buca le convenzioni della videomusica di quegli anni, assecondandone i parametri, per poi rovesciarne segni e risultati. L’acquario televisivo, con queste immagini così vicine e così lontane, non è più rassicurante.

La testa sulla porta compare nelle liriche del brano ed è in una recente intervista che Smith ha raccontato l’origine infantile della visione, causata dal delirio febbrile di alcuni giorni con la varicella. Quest’incubo tornato ad essere ricorrente durante la registrazione dell’album, aggiunge poco al mistero interiore di un brano che trova la sua forza nel gioco continuo e stridente tra registri opposti.

Questo contrasto va di pari passo con l’andamento slapstick del video, soprattutto durante il volo libero dell’armadio da uno scoglio di Hastings, immagine senza speranza eppure inscritta nella libertà giocosa dell’ordito.

I pupazzi, che compaiono anche nella sequenza dell’annegamento danzante, assolvono quella funzione simulacrale che nei video dei Cure, come dicevamo per In Between days, è una costante.

In una delle interviste per Video Killed the Radio Star, il format televisivo che sky diffondeva a partire dal 2009, Pope racconta come il video abbia indirizzato le sonorità del brano stesso, spingendo Robert Smith a remixarlo durante la lavorazione, per ottenere un risultato ancora più claustrofobico e consegnare in fase di montaggio la versione che conosciamo. Questo testimonia uno scambio creativo fecondo e il ruolo dei video come espansione di un formato come il singolo per tutti gli anni ottanta e i novanta.

Nel 1990 Tim Pope dirige una nuova versione del video per il remix del brano contenuto in Mixed Up. La clip è un vero e proprio follow up, che si impegna a raccontare il viaggio dei nostri negli abissi marini, poco dopo il volo libero dell’armadio dagli scogli di Beachy Head. Attaccati da polipi antropomorfizzati, i Cure si divincolano tra tentacoli e indumenti fuoriusciti dall’armadio, tra cui quei calzini multicolore che esondano in versione animata dal pianoforte di In Between days, proprio all’inizio del video. Al di fuori di questa connessione, che spiega la dimensione intima di entrambi i brani nel tentativo di superare una prigione interiore, il video aggiunge ben poco e non esce dal solco di un divertissment pop.

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Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è un videomaker, un Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana e un Critico Cinematografico iscritto a SNCCI. Si occupa da anni di formazione e content management. È un esperto di storia del videoclip e del mondo Podcast, che ha affrontato in varie forme e format. Scrive anche di musica e colonne sonore. Ha pubblicato volumi su cinema e new media.

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