venerdì, Aprile 19, 2024

Rototom Sunsplash 2015: l’esplosivo set di Bunny Wailer

I Pioneers hanno aperto le danze del lunedì con il proprio miglior repertorio di traditional early and roots reggae, accolti con grande calore dal variegato pubblico del festival. Calore che si è trasformato in puro delirio quando la band giamaicana, attiva dal 1962 e in questa occasione accompagnata da un bassista d’eccezione come Lloyd Parks e la sua We The People Band, ha interpretato una serie di cover indimenticabili tra cui Papa Was A Rolling Stones e Three Little Birds, per poi chiudere in bellezza con i loro best singles Time Hard e Reggae Fever.

The Pioneers
The Pioneers

Gran bella esibizione è stata quella dei Katchafire, energica band neozelandese in assoluta ascesa sulla scena internazionale che nella loro prima volta al Sunsplash si è ritrovata subito catapultata sul main stage senza tradire le attese.

katchafire

Il top moment è arrivato però quando sul palco principale si è presentato un autentico “dinosauro” del genere come Bunny Wailer. Direttamente da Kingston, Jamaica, il già percussionista dei Wailers di Marley e Tosh ha regalato un’ora di roots reggae allo stato puro, senza alcuna variazione sul tema. Proprio quello che lo zoccolo duro della platea desiderava ascoltare. Nessuna contaminazione, solo original reggae music. Quasi come se fosse un unico medley, Bunny Wailer (o Livingston, se preferite, che poi è il suo vero cognome) si è esibito a lungo senza pause tra una traccia e l’altra, se non quando ha ricordato con piacere  Legalize It dell’amico Tosh e l’occasione in cui fu incisa in Giamaica e da lì, nel giro di poche settimane, “prese la via dell’oceano per diffondersi in tutto il mondo“. Era il 1976 e anche se è passata mezza vita Bunny Wailer aka Blackheart Man ha visto bene di riproporla al grande pubblico del Sunsplash. Da qui in poi, era inevitabile, il main stage ha iniziato a infuocarsi per poi non spegnersi più, perché quando un Wailer propone a ruota, una dopo l’altra, Trench Town Rock, Simmer Down, Hypocrites e Keep On Moving non sai più cosa aspettarti, o meglio inizi a chiederti se il meglio non sia già passato.

bunnywailer-2

Poco importa, per fortuna le emozioni regalate da Bunny Livingston e la sua band rimarranno ai posteri grazie alle splendide riprese della Rototom Tv. Con l’avanzare della notte, il roots reggae fino a questo punto principe del festival ha lasciato spazio nostro malgrado alla dancehall elettronica di Major Lazer, progetto musicale messo in piedi dal dj e producer statunitense Diplo, nome attesissimo del festival in particolare dal pubblico più giovane.
La Peace Revolution del Sunsplash, nel frattempo, continua.

Martedì sera apre le danze un altro veterano del genere. Parliamo di Clinton Fearon, poliedrico musicista che dopo aver fatto parte a lungo di una band storica come i Gladiators ha intrapreso ormai da qualche anno la via solista, sempre accompagnato da una propria band. Dall’Africa arrivano poi i Sierra Leone’s Refugee All Stars, che lasceranno spazio all’iberico Morodo mentre la chiusura di stasera sarà tutta nelle mani di “un certo”, si fa per dire, Barrington Levy con il suo raggamuffin style. Big ups, big tunes, here is Sunsplash!

Alessandro Orru
Alessandro Orru
Alessandro Orru è un giornalista. Vive e lavora ad Orbetello, si occupa di musica e tra le sue specializzazioni c'è la musica Reggae

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