sabato, Aprile 20, 2024

Aucan – Black Rainbow (Tannen – La Tempesta Dischi – Africantape, 2011)

Benchè fatalista, poco pragmatico e (ahimè!) spesso tenacemente sensibile alle sirene edulcorate della stampa specializzata, soprattutto quando queste profondano la “next big thing” come fosse il quotidiano lanciato con forza sul tuo zerbino, direi che l’approccio a Black Rainbow degli Aucan (N.D.R.  il primo album degli Aucan recensito qui su IE-REC) non era stato proprio di quelli che si dice “azzeccati”. Forse per via di quell’incipit (Blurred) così scuro ed azzardato in cui il falsetto sussurrato (troppo gibbonsiano) della Kinczly mi riportava direttamente, e senza passare dal via, a quella Bristol lì, quella famosa insomma. O ancora perché non sentivo proprio forte il bisogno dell’ennesimo disco di dubstep, trip hop, generi in via di estinzione al pari della foca monaca. Eppure, ciò nonostante, sono qui a rallegrarmi del fatto che l’invidia non sia esantematica come il morbillo. Mi dorrebbe molto andar in giro pieno di puntini rossi tentando di evitare che qualcuno possa accorgersi che non sono stato io a scrivere un disco così bello. Perché a dir “cazzuti” ci vuole poco mentre è piuttosto difficile esserlo davvero. E gli Aucan lo sono davvero, diamine se lo sono. Così, già al primo giro, vien da rielaborare il tutto, reciderne le estremità callose ed individuarne più accuratamente i reflussi. Illuminare il cielo con colori altri, nuove miscele, inedite combinazioni che trasfigurino l’arcobaleno nell’era post-atomica. Esperimento in guisa di ciò che i Vex’d hanno fatto nel fango. Tanto naturale mi è intravedere in tracce come Embarque ed Underwater music le loro sincopi che avviluppano tutto ciò che c’è intorno in una grigia caligine orientale, centellinando deliziosi esotismi come pozioni salvifiche. Od ancora gli stop and go sfibranti degli Yellow Swans in Away! e Heartless, l’ IDM setacciata alla ricerca dell’ingrediente segreto di Apparat e Aphex Twin in Heartless e Red Minoga, i guitar textures con tanta carica da poter far andare giù a picco la Groenlandia (Sound pressure level, Storm, Save yourself), in cui Burial sembra amoreggiare con i Telefon Tel Aviv ed i capezzoli che ti si inturgidiscono pensando all’aura ambient di Tim Hecker ed il pugno in faccia di Fennesz. Voci lontane e paranoiche, urlate nel semibuio dell’aurora boreale che si amalgamano come burro sulle paure recondite di ognuno di noi. Black Rainbow corrisponde, più o meno, alla colonna sonora del senso caduco delle cose. Deflagrante ed ipnotico, estatico ed epico, totale. Superbo. Cazzuti ed italiani (urlato per questa volta! Grazie al cielo!)

Aucan su myspace

Francesco Cipriano
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Francesco Cipriano classe 1975, suona da molto tempo e scrive di musica.

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