giovedì, Aprile 18, 2024

Baron Bane – LPTO (Stupid Dream Records/Despotz Records, 2011)

A dispetto della copertina raffigurante classici solidi ombreggiati a carboncino, non vi sono molti angoli né facce illuminate o oscurate in questo LPTO. I Baron Bane si ispirano alla geometria solida nel momento in cui seguono uno stereotipo di costruzione delle canzoni che non subisce mutamenti alcuni. Potremmo considerare la traccia d’apertura Reconstruction come un falso assaggio del disco, strumentale in progressione. Da Love.Cure.All in poi vediamo la riproposizione dello schema di cui sopra: un rock che oscilla tra la potenza della batteria e l’incedere sognante della chitarra acustica e dei synth (l’ascolto di questi ultimi non è il più variegato possibile, anzi). Si tratta di azzeccare la melodia, la sequenza di accordi che si possa amalgamare con un ritornello che non annoi già al secondo ascolto. Succede in Orchids, And the Flare Will Spark, e My Slow World, dall’atmosfera da pubblicità di elettrodomestici di ultima generazione. Tutti i riferimenti del gruppo sono lontanissimi da loro. I Radiohead di Kid A semmai fossero intrappolati nel pop più melenso, Fever Ray, ma pure le intuizioni stra-pop dei Paramore. Mi auguro il loro successo commerciale, la meta più vicina a cui possono ambire.

Baron Bane su myspace

Elia Billero
Elia Billero
Elia Billero vive vicino Pisa, è laureato in Scienze Politiche (indirizzo Comunicazione Media e Giornalismo), scrive di dischi e concerti per Indie-eye e gestisce altri siti.

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