domenica, Settembre 8, 2024

Garbo “sulle cose che cambiano”, foto-intervista in occasione dell’uscita del cofanetto “L’altra zona”

Da qualche parte ho letto che dicevi “se fossi stato a Londra sarei diventato quattro volte più famoso di quanto non sono qua” e invece tu hai sempre scelto l’Italia, non sei mai andato via da questo paese, una scelta anche politica, se vogliamo, specie pensata oggi, momento in cui dall’Italia scappano in moltissimi

Sì, sono sempre stato qua, ho sempre voluto fortemente restare qua, è facile capire come la penso da una cosa molto evidente: ho scelto di scrivere canzoni e cantare nella mia lingua, in un tempo in cui bisognava cantare in inglese. Io mi sono sempre detto che non sarebbe stato giusto, sono italiano, canto come mangio, italiano, pur facendo una musica che non è poi così italiana, almeno per atmosfere, riferimenti…
Anche il mio nome d’arte, Garbo, è un tipico cognome italiano, veneto, da loro vuol dire “aspro” e in italiano invece tutt’altro, discreto. Il nome è tondo, mi piace.

Una cosa, quella di cantare nella tua lingua pur facendo un certo tipo di musica, che, pensando a quell’epoca, ancora una volta ti accomuna a Battiato

Sì, non per nulla lui mi ha voluto con sé in quel tour, non mi produceva lui, mi ha voluto lui con sé, mica lo avevano obbligato… É stato tutto molto naturale.

Un altro nome italiano che ha fatto cose eccezionali in quegli anni cantando in italiano è Faust’O, ora Fausto Rossi

Siamo amici, ci siamo fatti tantissime partite a ping pong insieme, l’ultima volta l’ho visto a un suo live, di recente, per l’ennesima volta ci siamo detti “perchè non facciamo qualcosa insieme?”. Ora lui sta facendo delle cose molto sperimentali però dice che non gli dispiacerebbe fare un bel disco pop. Ce lo diciamo continuamente ma a parte un tentativo non pubblicato una volta non abbiamo mai concretizzato questo comune desiderio, non so perchè, molte cose incombono e altre si accantonano. Lui è una persona geniale molto intelligente e tormentata, una persona progettuale, io sono forse più commercialmente scaltro e superficiale, mi piace la forma, l’estetica.
Sono anche più comprensibile al pubblico.

Pensando ai tuoi trent’anni di carriera viene naturale domandarsi come tu ti ponga ora, trascorso molto tempo e nati nuovi dischi tra loro diversissimi, nei confronti dei tuoi primi lavori, quelli grandiosi, legati, come si diceva, alla new wave

Devo dirti che la mia grande fortuna è stata quella di non aver mai subito pressioni da parte della discografia, ho sempre fatto, bene o male, tutto quello che volevo, che mi sentivo di fare in quel dato momento della mia vita. Ho un rapporto, tuttora, con ciò che ho fatto nel passato, del tutto sereno. Artisticamente nulla rinnego e nulla rimpiango, non rifarei A Berlino…Va bene oggi, mi sono evoluto, i temi sono altri, è cambiato il mondo ed è cambiata anche la mia prospettiva ma dal vivo rifaccio sempre volentieri quei pezzi.

 

Francesca Pontiggia
Francesca Pontiggia
Francesca Pontiggia fotografa da molti anni, oltre che per indie-eye per altre realtà della Brianza, ha partecipato a numerosi workshop, eventi ed esposizioni dedicate all'arte Fotografica

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