martedì, Aprile 16, 2024

La Piramide di Sangue – Tebe (Boring Machines / Sound Of Cobra – 2012)

Volete rigenerarvi dal logorio della vita moderna, magari esponendovi a brezze selvagge, non prive di graffianti granelli di sabbia? Ci si sono messi in sette per farvi felici. Tanti sono i componenti dei Piramide di Sangue, progetto di Stefano Isaia, cantante dei Movie Star Junkies, spalleggiato per l’occasione da altri sei musicisti, provenienti anche da King Suffy Generator e Love Boat. Quest’allegra brigata viene a ingrossare le nobili fila dei (numerosi, quantomai validi) gruppi dediti alla psichedelia operanti sull’italico suolo negli ultimi decenni. Tebe suona come un gruppo di krautrockers dei più spiritati, intento a svolgere un acid test – dalla Bay Area di San Francisco alle sponde del Nilo, sola andata – per stilare, in un colorato atto di etnomusicologia deviata, un reportage sonico dall’antico Egitto. L’immaginazione al potere, alla corte del Faraone. Sotto la maestosa ombra disegnata dalle piramidi, si agitano due chitarre, due bassi, un clarinetto, un synth, una batteria, effetti e percussioni di varia fatta. Aggiungeteci Sun Ra – nato su Saturno, ma egiziano per adozione (da parte di Ra, s’intende) – come nume tutelare, cosmicherie e visioni lisergiche assortite, No Wave in esotica gita di piacere lontano dalla Grande Mela. Così, Sangue schiera sinuosi fiati braxtoniani, strumenti grattugiati, percussioni metalliche. Tu getti sale sulle mie ferite insaporisce la pietanza con qualche spezia, volgendosi ancor più verso Est. In bici sulla strada della perdizione ci troviamo gli Amon Düül a pedalare. Io sono la tigre è il momento della danza invasata, con maggiori coloriture ritmiche e chitarre massacrate; affine Sandalo, ma quest’ultima approda in zona Agitation Free. Complotti a Tebe aggiunge un pizzico di tensione (sennò, che complotti sarebbero?), per poi espandersi in una fluida cavalcata freak alla Can. L’invasione delle locuste è anch’essa satura di elettricità, fra scudisciate soniche e reiterato impressionismo visionario da Bazaar. Jazzisti dediti al Free, vecchi hippies e adepti No Wave dagli occhiali scuri stanno già contrattando selvaggiamente. Vi conviene entrare, pare si facciano affari d’oro sotto le feste.

Jacopo Golisano
Jacopo Golisano
Jacopo Golisano, classe 1986. Studia Filosofia e consegue la laurea triennale con una tesi su Alexis de Tocqueville. Diventa pubblicista. Appassionato di cinema, musica, letteratura, sempre alla ricerca di nuovi stimoli.

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