martedì, Aprile 23, 2024

Jim Sullivan – U.F.O. (Light in the attic, 2010)

Questo disco di Jim Sullivan si trascina una storia che farebbe invidia agli investigatori dell’ignoto. Prima dell’ analisi accurata di questo album è doverosa una prefazione che inquadri un po’ il tutto. Una storia che nasce nel 1969, quando viene alla luce appunto U.F.O, un album straordinariamente ben riuscito e incline alle più azzeccate visioni del folk cantautoriale del centro America. Ma andiamo con ordine, Jim Sullivan era il classico ragazzo che nutriva sogni tre volte più grandi di lui, frequentava attori e musicisti della scena West Coast, strizzava l’occhio al grande cinema (lo troviamo in Easy Rider in un piccolissimo cameo) e adorava gingillare fra i volti noti del periodo. Uno su tutti era l’attore Al Dobbs, che in quel periodo decise d’investire un po’ del suo denaro nella discografia dando vita ad un etichetta, la Monnie Records, ingaggiando appunto l’amico di sempre Jim. Il disco di Sullivan in realtà non venne mai distribuito, rimase come sospeso in una realtà distorta e poco leggibile. Per suggellare questo scenario mistico ci pensa il fato quando, nel Marzo del 1975 in New Mexico, viene ritrovata l’auto del musicista abbandonata nei pressi di Santa Rosa. Di Jim Sullivan nessuna traccia, scomparso misteriosamente. Le fonti più vicine al cantante si sbizzarrivano con le ipotesi più disparate, chi puntava il dito a faide e loschi banditi del posto, chi asseriva che si fosse semplicemente perso nel deserto. Ma c’era un sospetto che aveva in sé qualcosa di fondato o meglio, qualcosa che rendesse il tutto ancora più arcano: il nostro caro amico è stato rapito dagli alieni! Ecco, io francamente non sono un fautore degli omini verdi o di dischi che svolazzano qua e la, però è vero anche che tutto il quadro “probatorio” ( ricordiamoci che il suo unico ed ultimo album ha un titolo che sa di presagio!) suggerisce un aspetto quanto meno enigmatico. Come sempre non sapremo mai la verità, nessuno risponderà ai mille quesiti che ci siamo potuti formulare negli anni. Ci rimane di concreto questo album, ripescato e distribuito dalla Light in the attic come a voler chiudere un capitolo aperto da oltre quarant’anni. Come dicevo è un lavoro pienamente folk, scritto ed eseguito con una cura certosina ( anche qui, sembra poco un esordio, sembra si volesse “lasciare” qualcosa di più sostanzioso e duraturo.). Ci sono aspetti e atteggiamenti blues in Sandman, che ricordano Willie Dixon e caratteri decisamente più funky in Plain as your eyes, dove emerge un cantato davvero coinvolgente e sopraffino, per non parlare degli accenti di chitarra che ci aggiunge Sullivan a ricordarci la sua principale natura di chitarrista. Intima e oscura invece Rosey , avvolta in un drappo di archi così insistenti da risultar ipnotici. Roll back the time era il brano, che ai tempi, fu scelto come il più indicativo, ad oggi mi trovo concorde, è una sintesi delle caratteristiche vocali e musicali del pacchetto Sulliviano. Un folk galoppante ed energico, melodico e invitante, forte di un finger picking incessante e decorato. La title track è un pezzo che leggermente si scosta dall’intero atteggiamento fin qui visto, l’aggiunta di fiati serrati in un sottofondo di archi dona all’intero scenario un sound da colonna sonora, tipico degli anni sessanta, mi viene da pensare a Goldfinger di Shirley Bassey del 1964. Questo disco è un eco che dura da tempo ormai, una realtà che rimase, come ho detto, sospesa immotivatamente. Serviva cristallizzarlo, rendergli la giusta dimensione. Una scelta provvidenziale e azzeccata da parte di questa etichetta di Seattle di dar luce e merito ad un album che, oggi, suona fresco e dinamico, quasi a voler smentire i suoi quarantuno anni.

Da questa parte puoi vedere il video che light in the attic ha diffuso in rete per promuovere l’album di Jim Sullivan, un’interessante cut-up storico tra foto di repertorio, musica, documenti, testimonianze…

Paolo Pavone
Paolo Pavone
Paolo Pavone Vive, nasce, e cresce fra le risaie del nord italia, salvo una lunga parentesi nel regno unito. Torna per occuparsi, di giorno dell' arte e del design e di notte di musica e scrittura.

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